C’era una volta il report di Amnesty sull’Ucraina del 4 Agosto, usato da molti quotidiani e qualche utente social più o meno esistente come pistola fumante di presunte violazioni e “crimini ucraini”.
C’era una volta diciamo perché adesso non c’è più. Esiste ora un documento con cui si desidera
ribadire che Amnesty International condanna risolutamente la guerra e il crimine di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Il Consiglio internazionale di Amnesty, il Segretariato internazionale e il più ampio movimento di Amnesty si uniscono per esprimere con forza la nostra solidarietà al popolo ucraino. A nome del Consiglio internazionale, mi scuso profondamente per l’angoscia e la rabbia che il comunicato stampa del 4 agosto ha causato.
Invero, la storia travagliata del rapporto era già stata contestata a suo tempo.
L’idea, già presente in una analisi indipendente citata dal New York Times è che Amnesty International potesse chiedersi legittimamente se ci fossero in Ucraina civili sulla linea di fuoco, ma il famigerato rapporto inferendo che ciò fosse da ascrivere a condotte deliberate Ucraine anziché il fatto di essere una nazione invasa, si presentava “scritto in un linguaggio ambiguo, impreciso e per certi aspetti giuridicamente discutibile”, implicando – anche se questa non era l’intenzione di A.I. – che, a livello sistemico o generale, le forze ucraine fossero principalmente o ugualmente responsabili della morte di civili derivante dagli attacchi della Russia.
Sostanzialmente il gruppo di revisori indipendenti che ha riesaminato il rapporto non accusa Amnesty di falsità o incompetenza, bensì di “ambiguità linguistiche” che ne inficiavano il senso, il significato e il messaggio, ad esempio inferendo “molte o la maggior parte delle vittime civili della guerra sono morte a causa della decisione dell’Ucraina di dislocare le sue forze in prossimità di civili”, in contrapposizione alla “volontà della Russia di colpire civili o oggetti civili deliberatamente o indiscriminatamente”.
Ambiguità che hanno portato la dirigente Oksana Pokalchuk a rinunciare alle sue cariche presso Amnesty e recentemente, l’organizzazione a scusarsi per il disagio provocato promettendo di usare le revisioni indipendenti come mezzo per rivedere le proprie procedure in futuro.
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