C’era una volta il modem: storie da un tempo senza banda larga
So bene che vi avevo promesso una trilogia, parlando delle cose che date più per scontate nella vostra “stanza del divertimento” e che esistevano ben prima del PC e delle console: un monitor, una tastiera con mouse e un joystick. Ce ne era però una quarta che davo così per scontata da essermene dimenticato. Un oggetto senza il quale questa stessa rubrica non avrebbe alcuna ragione di esistere, anzi non potrebbe esistere.
Un oggetto il cui uso in passato era del tutto diverso dall’uso attuale e che ha creato abitudini che molti di voi lettori ricordano, ma per i lettori più giovani sono riti strani come l’adorazione di una “Venere Primitiva” o altre bizzarre ritualità di tempi arcaici e lontani.
Parliamo di tempi in cui il modem annunciava la connessione con dei suoni, strani e distorti, proiettati apposta da un piccolo altoparlante piazzato apposta sul modem per farteli sentire e che aspettavi con ansia ed anticipazione. Tempi in cui la connessione ti lasciava la linea occupata, la linea cadeva solo sollevando la cornetta e povero te se eri un minorenne e non pagavi la bolletta personalmente perché ogni arrivo di bolletta era un evento, e non gradevole.
Prima del modem: le notizie via cavo e le telescriventi
Abbiamo già visto come metà del desktop moderno derivi dalla telescrivente: un oggetto composto da una tastiera elettromeccanica e molta, molta carta (più tardi da una tastiera elettromeccanica ed un monitor per evitare di annientare una cartiera ad ogni utilizzo) il cui scopo era trasmettere parole in buon alfabeto occidentale e non codici Morse attraverso le linee del telegrafo.
Quello che scrivevi su una telescrivente, veniva ribattuto da una telescrivente distante chilometri, sulla linea telegrafica.
Negli anni ’20 si decise che una telescrivente potesse usare non solo la linea del telegrafo, ma la più comune linea telefonica. Comune naturalmente in senso lato: il telefono non era l’oggetto onnipresente che conosciamo, ma le linee telefoniche cominciavano a diffondersi, un terzo delle abitazioni americane erano connesse e se eri un ricco imprenditore probabilmente avere uno strumento affidabile per ricevere informazioni per iscritto direttamente in casa era una lussuosa tentazione.
Ebbene sì: in pratica l’umile telescrivente ci ha dato o ha ispirato tutto quello che un computer moderno abbisogna per esistere.
Senza la telescrivente non avremmo i monitor, non avremmo le tastiere (e quindi il concetto stesso di input accessibile direttamente dall’utente, quindi mouse e controller), non avremmo neppure i modem e quindi internet stessa.
Va da sé che una telescrivente non è ancora un modem, ma usa lo stesso concetto di multiplazione che ne è alla base: quello che scrivi sull’oggetto A finisce dritto dritto sull’oggetto B connesso ad una rete. Non “la Rete”, ma una rete lo stesso, nondimeno.
Arrivano i modem propriamente detti
Già nel 1940 a dire il vero l’esperienza maturata con le telescriventi il matematico George Stibitz era riuscito a far comunicare una telescrivente situata nel New Hampshire con un computer ubicato a New York mediante l’utilizzo della rete telefonica.
Un anno dopo il sistema SIGSALY introdusse un altro concetto integrale nella storia del modem: il “Calabrone Verde” (dal ronzio in cui trasformava ogni voce e dal serial televisivo “Green Hornet“, dedicato alle avventure di un eroe mascherato che combatteva il crimine infiltrandosi tra le gang), un computer assai potente per gli standard dell’epoca che trasformava il segnale analogico della voce umana in un segnale criptato digitale, lo spediva attraverso enormi distanze ad un suo simile che lo riconvertiva nella voce originaria.
Prima di arrivare al concetto stesso di Modem però, acronimo di “Modulatore-Demodulatore” (ne vedremo il senso) ci vorrà un altro po’ di tempo.
O almeno, la fine del Secondo Conflitto Mondiale e l’inizio della Guerra Fredda contro il blocco Sovietico, vero e proprio “grande motivatore” grazie al quale, tra sistemi di difesa e “corsa allo spazio”, abbiamo bruciato le tappe della tecnologia passando in un “secolo breve”, anzi brevissimo, dalle macchine da scrivere a ChatGPT senza fermarci un attimo.
Parliamo del sistema SAGE, “Semi-Automatic Ground Environment”, ovvero un sistema semiautomatico di rilevamento da terra di aerei sovetici.
Nel momento in cui il SAGE arrivò alla piena operatività, la Guerra Fredda a onor del vero si era già spostata dalla minaccia dell’invasione aerea alla minaccia del lancio di missili, ma il SAGE ci lasciò un dono prezioso che avremmo imparato ad usare.
In primo luogo contribuì a cementare IBM come uno dei principali attori del settore dell’informatizzazione grazie alla nascita del computer AN/FSQ-7 Combat Direction Central, costruito in 52 esemplari composti da 55 000 valvole termoioniche e più di 2000 metri quadrati di spazio.
In secondo luogo i vari computer dei vari uffici del sistema SAGE dovevano comunicare tra loro: e qui entra in scena il primo vero modem della storia, il Bell modello 101, dalla stravagante velocità di ben 110 bit al secondo.
Per capirci, il pacchetto di Fibra Ottica medio venduto attualmente raggiunge un miliardo di bit al secondo.
Per spiegarvelo con un linguaggio semplice, Netflix col Bell 101 ve lo scordate.
Dal Bell 101 alla connessione dial-up, passando per Wargames
Il Bell 101 entrò nel commercio civile come il primo strumento informatico commerciale ad usare la codifica ASCII, quella per intenderci che consente la visualizzazione dei caratteri di questo articolo.
Fu presto sostituito dal Bell 103, che prometteva la velocità tripla di ben 300 bit al secondo (da non confondersi col Baud, unità di misura che vedremo usata in modo parallelo, e che useremo anche noi, per esprimere non il bit al secondo, ma il “simbolo” al secondo, ovvero un insieme di bit), settando uno standard usato per compatibilità anche da modem successivi.
Per un breve periodo Bell (ora AT&T) consentì l’uso solo dei suoi modem sulle proprie linee, cedendo per evitare accuse di monopolio.
Il Modem abbiamo detto è un “Modulatore-Demodulatore”, e lo è tutt’ora. Prende i dati che un computer invia e, risparmiandovi il tecnicismo, li trasforma in una forma in grado di attraversare i cavi del telefono, indistinguibile dalla voce umana. Arrivato ad un altro modem, il segnale viene “demodulato” e ritrasformato in dati per essere letto dal computer ricevente e così via in un reciproco scambio.
Almeno fino agli anni ’80 inoltrati la situazione di monopolio di Bell creò una situazione in cui sì, si erano aperte le porte alla concorrenza ma la forma prediletta per i modem era “l’accoppiatore acustico”.
Esemplari come il Novation CAT (venduto con i computer ATARI), il Pennywhistle e simili erano sostanzialmente composti da un modem, un microfono e un piccolo altoparlante congegnati per essere usati poggiandoli su una cornetta.
Siccome non potevi collegare direttamente un dispositivo non-Bell alla rete Bell, nulla impediva di attaccare il proprio “accoppiatore acustico” ad un telefono.
A quei tempi non esisteva neppure il concetto di “Mi collego al Provider” e neppure lo stesso World Wide Web (arrivato negli anni ’90). “Collegarsi” significava comporre il numero del computer che si voleva raggiungere, poggiare la cornetta e lasciare che i due computer si “parlassero a vicenda”.
Negli anni ’70 col Bell 212A Bell portò la velocità di connessione a ben 1200 bit al secondo e diede al suo modem la capacità di collegarsi e scollegarsi “da solo”, di fatto componendosi il numero da solo.
La vera rivoluzione scaturita da quel concetto arrivò con la serie di Smarmodem della Hayes.
Il primo Smartmodem era di fatto solo un 300baud, non più veloce del Bell 103. Quello che lo rendeva unico era il fatto di essere munito di un set di istruzioni controllabili dal computer.
Ad esempio la tipica connessione dell’epoca iniziava dal comando
ATDT123456789
Traducibile con:
Attenzione! (AT), devi collegarti, quindi comporre (DT, per Dial) il numero 12345679
Se dall’altra parte rispondeva un computer, essi si scambiavano un “handshake”, una stretta di mano o dei “convenevoli”, rendendosi consapevoli l’un l’altro della velocità raggiunta dalla linea e dalla possibilità di collegarsi.
Traducendo quei suoni in linguaggio umano, avremmo uno scambio tipo:
“Attenzione! Sei tu umano o computer?”
“Sono un computer anche io!”
“Benissimo! Io dispongo di un modem da 600 bit al secondo, tu?”
“Ah, mi spiace, il mio umano me ne ha preso uno da 300, che si fa?”
“Tranquillo, trasmetterò ad una velocità che tu possa leggere”
“Ottimo! Iniziamo la comunicazione?”
“Certo, pronto quando lo sei tu!”
“Sempre pronto io!”
Laddove Bell aveva fatto di tutto per difendere un monopolio, Hayes decise che il vero denaro era nel concedere i propri protocolli su licenza. Presto i principali home computer degli anni ’80, compresi Apple II, VIC20/Commodore 64 e i computer Tandy ebbero il loro bravo modem, cominciando l’era dei Wargames e dell’hacking.
Arrivano i Wargames
Quando pensate agli hacker vi viene in mente un tizio col cappuccio e la mascherina da imbecill… da Guy Fawkes nella versione cinematografica di V for Vendetta che batte le dita su una tastiera mentre caratteri scorrono sullo schermo e nel mondo esplodono computer.
I primi hacker della storia erano parenti dei Phreaker, di cui abbiamo parlato ai tempi della morte di Mitnick. Ragazzini curiosi che, venuti in possesso di un modem per divertirsi (vedremo come prima del World Wide Web), si rendevano conto che semplicemente le telefonate costavano soldi e non sapevano esattamente a chi telefonare.
Esattamente come nel celebre film Wargames, capitava che un ragazzino si procurasse uno di quei programmi, e all’epoca c’erano, per impostare il suo computer per “telefonare” a tutti i numeri di una determinata zona.
Possibilmente di notte, lasciando acceso il computer e spento il monitor, così avrebbero usufruito di eventuali agevolazioni di tariffa notturne: bastava lasciar accesa la stampante o il lettore floppy (rigorosamente esterno) e il mattino dopo controllare il risultato (possibilmente limitandosi al proprio prefisso per non svenarsi economicamente).
Cambiano le tecnologie, abbiamo dimostrato, ma l’umanità è sempre la stessa: il wardriving non a caso è un termine ancora usato. Oggi torme di ragazzini non ancora muniti di abbonamenti al 5G con “Giga illimitati” lasciano il Wi-Fi acceso alla ricerca di hotspot privi di password o salvandosi le password di bar ed esercizi commerciali per scroccare un video su YouTube, una partita a Pokemon Go o qualche video su Telegram.
Ieri torme di ragazzini spulciavano ansiosamente il resoconto della loro pesca miracolosa alla ricerca di altri computer connessi.
Il segreto era tutto nella magia dei comandi Hayes: a furia di “ATDT” il computer telefonava a tutti. Lo faceva di notte: telefonare in una casa dove la linea era usata solo da esseri umani significava non ricevere risposta oppure ricevere una cornetta sbattuta con forza sul telefono o una raffica di insulti e bestemmie: il computer non riconosceva un suo simile e passava oltre.
Qualora il computer invece trovava risposta, annotava il numero che veniva salvato e stampato.
Alla fine della fiera, se vivevi in Wargames avevi contattato un potentissimo computer che voleva giocare a “Guerra Termonucleare Globale”, ma nella vita reale speravi di beccare il computer della tua scuola o qualche altra amministrazione per curiosare o scoprire qualche nuova BBS interessante.
Dicevamo, il primo “hacking” della storia nasceva proprio per questo: per farsi una lista di computer connessi interessanti oppure per scroccare chiamate telefoniche (e quindi connessioni) facendo cadere la linea ad arte in alcuni modi che probabilmente esamineremo in un futuro articolo e di cui abbiamo parlato brevemente in questo articolo linkato: ad esempio cercando di telefonata in telefonata numeri a cui addebitare le chiamate o usare particolari codici sonori (“Blue Box”) per simulare telefonate a numeri verdi.
Il che ci porta alle BBS ed a Usenet
Cosa erano le BBS?
Prima del World Wide Web, prima del Web 2.0, grazie alla magia dei modem Hayes compatibili, in un crescendo di velocità ti collegavi non “a Internet”, non “su Facebook” ma sulle BBS.
Bullettin Board System.
Sostanzialmente telefonavi ad un computer sempre acceso (o quantomeno che si peritava, alla prima connessione, di indicarti gli orari in cui l’avesti trovato. Perlopiù quelli in cui l’essere umano dietro la scrivania poteva permettersi di lasciare il telefono occupato). Questo computer aveva le sue memorie di massa (se l’utente medio del Commodore 64 si accontentava del Datassette e del floppy drive 1541, il floppy 1581 dalla capienza superiore e i primi Hard Disk modello CMD Thunderdrive erano perfetti per lo scopo) e offriva agli altri computer collegati una serie di servizi.
Messaggi in una “bacheca virtuale” (traduzione di Bullettin Board), comunicazioni private antenate della posta elettronica, notizie offerte dal gestore della BBS e programmi da scaricare, non tutti legali (anzi).
Il problema delle BBS era la loro natura “insulare”: astrattamente ogni BBS era una comunità distinta e separata.
Anticipando concetti modernissimi come il “Fediverso” negli anni ’80 un sistema chiamato FidoNET consentì di “federare” diverse BBS in una struttura gerarchica che consentiva ai messaggi di passare di nodo in nodo.
Sistema basato su un certo “onore tra gli utenti”: se in FidoNet (o sistemi simili) si creava l’illusione di una comunità più grande è perché Coordinatori di Rete (legati ad un singolo nodo), Coordinatori Regionali (di giurisdizione non più grande di un singolo paese) e Coordinatori di Zona (legati alle sei macro-aree geografiche) si occupavano di far funzionare l’inoltro dei messaggi da nodo a nodo facendo giurin giurello di non sbirciare.
La possibilità di condividere contenuti di ogni tipo fu una delle cause del declino (ma non della fine, che non è mai arrivata davvero) di Fidonet. Negli anni ’90 in Italia ad esempio avvenne un “crackdown”, un sequestro massiccio di BBS (ovvero, dal punto di vista fisico, direttamente di computer e dischi rigidi) i cui gestori si ritrovarono accusati della condivisione del materiale illegale transitato di nodo in nodo e passato dai vari utenti.
Naturalmente ciò non accadde solo in Italia ma un po’ ovunque: l’omologo dell’Italian Crackdown fu l’Operazione Sundevil in USA, basata sulle stesse identiche premesse, sommate all’ipotesi degli inquirenti che sulle BBS si condividessero i citati strumenti per collegarsi gratis omettendo il pagamento delle tariffe telefoniche.
L’Operazione Sundevil impattò inoltre la nota ditta di giochi da tavolo Steve Jackson Games, che vide sequestrati i computer di dipendenti contenenti i dati di numerosi giochi di prossima uscita, dando origine alla leggenda metropolitana dei Giochi Steve Jackson temuti dai poteri forti.
In ogni caso l’esito fu lo stesso: nonostante i modem divennero sempre più popolari, le BBS cominciarono a ridursi di numero, insidiate dall’arrivo del World Wide Web.
Ridursi ma non sparire: esistono ancora BBS e ne nascono di nuove, anche se il “numero da contattare” è stato sostituito da un indirizzo IP. In una di queste, Retrocampus, ci siamo anche noi.
Vantaggio delle BBS è la possibilità di usare anche computer assai datati: abbiamo già avuto modo di vedere come basti avere un Apple II o un Commodore 64 (naturalmente con un modem in grado di supportare le moderne linee digitali) per essere perfettamente in grado di leggere i nostri articoli come si sarebbe fatto negli anni ’80.
Cosa era Usenet?
Usenet, che esiste ancora adesso, era uno dei più diffusi sistemi di comunicazione. Era declinato su thread di discussione in solo testo, ramificato, su diversi gruppi anche essi facenti capo ad una rete interconnessa.
Nato negli anni ’80 e diffuso fino agli anni ’90 inoltrati, Usenet offriva diversi gruppi in diverse “gerarchie”, ad esempio comp.* per i temi informatici, humanities.* (in Italia “Arti”) per la cultura, misc.* per temi vari, news.* per l’amministrazione tecnica, rec.* per l’intrattenimento, sci.* per la scienza, soc.* per la società, talk.* per le discussioni generali e alt.* per gruppi più anarchici.
Gruppi come “it.arti.cartoni” e “it.arti.fumetto” hanno fatto in Italia parte della storia delle comunità “nerd”, la gerarchia it.comp.* ha riunito apppassionati di informatica prima che esistesse il concetto stesso di gruppi online e Usenet divenne presto un macrocosmo di aggregazioni dal quale nacque il concetto di Settembre Eterno.
Un tempo ogni gestore offriva un server per Usenet: oggi per dieci euro annui potete abbonarvi a News.Individual.Net.
Il Settembre Eterno: quando essere pochi era meglio
Il concetto di Settembre Eterno nasce dal fatto che la Rete era un posto più “regolamentato” quando era involontariamente elitario. I modem erano ancora pochi e poco costosi. L’utente medio di Usenet spesso neppure lo aveva il modem: fino agli anni ’90 inoltrati disponeva di una copia di Forté Agent (programma usato per comporre i messaggi) a casa su cui “ponzare” le risposte da dedicare al gruppo, copiarle su floppy, portarle in facoltà o a scuola e scroccare quei minuti di connessione per spedirla.
L’idea stessa di pascolare davanti al monitor aspettando la risposta per scrivere immediatamente era impossibile (a meno che di essere ricco come Creso, avere un piano tariffario vantaggioso o essere figlio di un professionista che doveva rimanere connesso) e spesso vietata dall’etichetta della Rete e vista come un segno di debolezza.
Non che le discussioni sulle BBS e su Usenet non potessero essere accese: lo scenario descritto in “Young Sheldon” in cui il giovane Sheldon Cooper passava il suo tempo a discutere assai animatamente di scienza su BBS tematiche compiacendosi di aver sopraffatto un avversario particolarmente astuto non era così lontano dal vero.
Le “regole di ingaggio”, descritte in modo umoristico dalla “Retichetta di Emily Postnews”, una figura virtuale che ti insegnava “cosa non andava fatto” erano comunque considerate una cosa seria e degna di rispetto.
Fino agli anni ’90 inoltrati c’era quindi la teoria per cui ogni singolo Settembre, all’inizio di ogni anno scolastico, orde di ragazzini senza una corretta cultura informatica ottenessero accesso ai modem di facoltà, scuole e luoghi di lavoro, inondando quindi i gruppi Usenet di contenuti non accettati.
Con la massificazione di Internet il Settembre divenne “Eterno”: dal 1993 secondo PC Mag cominciò il declino.
Il numero di “nabbi”, utenti privi dell’infarinatura di regole necessaria a vivere nella società virtuale superò il numero di utenti che avrebbero dovuto fornire loro quelle regole, rendendo i gruppi posti peggiori.
Questo, unito all’ascesa del Web 1.0 e 2.0, all’attrattiva di forum prima e social dopo, ha portato al lento declino di Usenet, che come le BBS esiste ancora, ma come il fantasma di tempi che furono.
Il Videotel italiano e i suoi fratelli più fortunati
Negli anni ’80 con appositi terminali muniti di modem, più in avanti con un modem e il proprio computer (famosissimo fu “l’adattatore telematico SIP per Commodore 64”, un kit con un modem da 1200 baud e il software relativo) potevi usufruire del servizio Videotel.
Il fratello povero di Minitel francese e Videotex inglese Videotel prometteva servizi per professionisti e non solo a cui noi siamo abituati da molto tempo.
Al prezzo di un modico (ma non troppo) abbonamento annuale, tariffa al minuto ed eventuale noleggio del terminale (se non avevate un computer a cui comprare il modem in proprio) avevi a disposizione le ultime notizie di economia e finanza, seguite poi dalla stampa generalista, banche dati professionali, pagine gialle e pagine bianche online, cataloghi Postalmarket e Vestro, biglietti aerei e qualche timida chat erotica, nonché i primi servizi “aumentati” delle emittenti, ricorderete la possibilità di mandare richieste per “Mai dire TV” proprio mediante Videotel.
È assai ironico ricordare la levata di scudi degli organi di stampa all’epoca del Videotel e come alle parole
“la stampa scritta non intende rinunciare ad occupare lo spazio che le compete nello scenario che viene a delinearsi per il futuro. Ma si tratta di esaminare quali ruoli e quali spazi intenderà occupare. Quindi è necessario un rapporto corretto con le autorità politiche perché non si ripetano dannose confusioni in materia normativa ed è altrettanto urgente definire subito come andrà trattata la partita pubblicitaria”
Oggi corrisponda, nel mondo del Web 2.0, una massiccia presenza online dei quotidiani, troppo spesso con titoli clickbait il cui testo è celato da un “paywall”: pagare per leggere.
Ironia a parte, Videotel non ebbe mai quel successo che sperava: piccoli incidenti di percorso come una tariffazione “per password” che consentiva di “scippare” abbonamenti, le resistenze del pubblico di riferimento che preferiva affidarsi alle care vecchie Pagine Gialle offline, alle agenzie di viaggio e alle citate BBS e Usenet portarono Videotel a diventare una piccola meteora e sparire silenziosamente nelle pieghe della storia, diventando però uno dei mezzi con cui era possibile ottenere un “Adattatore Telematico” in ogni negozio o centro di telefonia SIP.
Il World Wide Web e quel bisogno di velocità
Il mondo prima del Web abbiamo visto si accontentava di poco. Con 300 Bit al secondo potevi già mandare messaggi, con 1200 ti sentivi sulla cresta dell’onda, con 14,4 kilobit al secondo non sapevi che fartene per davvero.
Ma negli anni ’90 col declino delle BBS arrivò l’ascesa del World Wide Web. In tutte le riviste trovavi il “floppy col dialer” per provare i primi provider dell’epoca, e di provider ce ne erano tanti.
Al costo di una chiamata urbana o se se eri tanto sfortunato interurbana, ti schiudevano le porte di un mondo virtuale e interconnesso. Email, siti web, le comunità “Geocities” (un gestore che ti offriva la possibilità di creare gratuitamente un tuo sito internet in una sorta di grande mondo globale): presto quel mondo di caratteri colorati si riempì di musica e video.
Un “Gestore di servizio” faceva in modo che quella telefonata diventasse la porta verso il World Wide Web, aperto e sconfinato.
2400 bit al secondo non bastavano più, e il nome da conoscere non fu più Hayes ma US Robotics, che portò nelle case la velocità dei 33,6 kilobit al secondo e del 56Kb.
Il rassicurante “sferragliare” del modem non ti portava più nel mondo delle BBS e di Usenet, ma sui primi forum, dove potevi scambiare assieme a parole anche immagini, testi e contenuti.
Coi modem a 56Kb ormai ubiquitari, tallonati dai 33,6 ancora in circolazione, fare comunità significava creare nuovi linguaggi sui forum, luoghi dove personalità come Lord Phobos El Bandido potevano creare parole così potenti che se le usi oggi puoi anche andare in galera (e parliamo della parola “bimbominkia” oggetto recente di una querela e artefatto dell’era dei Forum).
Ma anche, sul finire degli anni ’90, far notte non più per gestire una BBS, ma per la prima, “eroica” pirateria. L’emozione insomma di sperare che nessuna zia telefonasse a casa per sentire fratelli, sorelle e cognati dopo l’ora di cena perché se tu avessi lasciato il computer acceso tutta la notte, se nessuno ti avesse visto in casa e se nessuno avesse recriminato sulla bolletta, in due-tre notti avresti potuto vedere un episodio tutto intero di Neon Genesis Evangelion. Forse.
Lo sferragliare del modem era un amico, un compagno, un piccolo lusso.
Il bisogno del mondo connesso, sempre connesso e l’era moderna
Ma tutte le cose alla fine finiscono. Poi si trasformano, e ricominciano daccapo.
Abbiamo già visto come sin dagli anni ’80 gli utenti sognavano il “cloud”, la connessione permanente. Prima dei modem, abbiamo visto in un altro capitolo il NABU, computer connesso al Televideo Canadese da cui traeva programmi e informazioni.
Nintendo giocava col Satellaview, con le connessioni satellitari, SEGA aveva già un modem all’epoca del Saturn e del Dreamcast, ma i proibitivi costi di una connessione H24 li impedivano.
Gli uffici avevano ISDN, per trasmettere assieme voce e dati. Averla in casa? Praticamente impossibile.
La rivoluzione arrivò con l’ADSL (termine che in Italia usiamo sia per l’ADSL propriamente detta che per la VDSL, la tecnologia successiva e migliorata).
Addio il nostalgico suono dell’handshake, addio al “dial-up”, bastava uno “splitter” (o in taluni casi una scheda satellitare) per godere di computer sempre connessi a velocità impensabili per un modem analogico.
Il modem digitale divenne anche router, venendo accoppiato permanentemente al dispositivo che avrebbe dovuto instradare la connessione ai diversi computer di casa.
Se un tempo il modem doveva trasformare “il dato in voce” e poi la voce di nuovo in dato, grazie ai moderni modem-router digitali avviene il contrario.
Se ci meravigliamo di mezzi come lo Starlink di Elon Musk, anche all’epoca dell’arrivo dell’ADSL l’iniziale scarsità di linee telefoniche adatte portò nel 2000 alla vendita di modem collegabili alla parabola satellitare, oggetto del desiderio a causa della diffusione anche in Italia delle emittenti satellitari, come TELE+, confluita poi in Sky.
Ma siamo ormai lontani anni luce dall’era della connessione a consumo.
Tutto è dato, e si muove il più rapidamente possibile.
Persino la voce umana viene trasformata in dato e poi di nuovo in voce da cornetta a cornetta passando per il modem ADSL o Fibra, in una inversione rispetto ad un passato ormai lontano anni luce.
Un tempo noi “componevamo il numero” per il nostro computer, oggi un modem spesso sofisticato e potente come un computer dell’epoca ci ricambia quel favore.
Un tempo SIGSALY convertiva le voci umane in un segnale digitale per renderle incomprensibili ad orecchie da spione. Oggi il vostro modem-router lo fa perché è il modo più pratico perché voci e dati attraversino le stesse nuove autostrade digitali.
Viviamo ora nel mondo moderno, il mondo dei social.
Il resto ora lo conoscete: l’ADSL fu sostituita, dove possibile (resiste ancora in diverse sacche) dalla Fibra Ottica, i vecchi cavi di rame ora sono stati sostituiti da sottilissimi cavi ottici e le nostre connessioni si involano a un Gigabit al secondo e oltre.
Molti di noi usano Alexa e simili per controllare una casa sempre più domotica: se un tempo dovevamo misurare i secondi passati connessi, oggi una vita senza Internet diventa inconcepibile.
Senza una connessione attiva le nostre console da gioco spesso rifiutano di funzionare, il nostro tempo in Rete è scandito dai social, il 5G ci regala sui cellulari connessioni veloci quanto VDSL e Fibra e uno Smartphone senza Telegram, Whatsapp, Facebook e X ci sembrerebbe solo uno scarno mattone.
Eppure, è nato tutto da un gorgogliante suono meccanico, perché in America Bell voleva computer in grado di avvisarti se i Russi ci avessero bombardato.
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