Censurata la preghiera degli alpini per non offendere gli immigrati
Censurata la preghiera degli alpini per non offendere gli immigrati è quel genere di notizia che continua a tornare incessamente.
La prova che bisognerebbe limitare gli effetti della funzione accadde ieri di Facebook.
Siamo nel 2015 infatti, e il Popolo della Rete, compatto come la folla Manzoniana, insorge come un solo uomo per vendicare l’ennesimo “grave oltraggio”.
Qualcuno ha osato censurare la Preghiera degli Alpini, rimuovendo da essa una frase
“Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana“.
Di qui le varie illazioni da campagna elettorale.
Sarà stata rimossa per non offendere i buonisti? Si chiedono i cattivisti da tastiera di tutto il mondo.
Sarà stata rimossa per lasciare la civiltà Occidentale disarmata di fronte al Piano Kalergi ed alle invasioni etniche? si chiedono i cattivisti e complottisti.
Niente di tutto questo
Non esiste alcuna censura
In realtà, il testo della Preghiera dell’Alpino è stato aggiornato più volte negli ultimi cent’anni.
Non vi è alcuna meraviglia: periodicamente anche i testi religiosi vengono aggiornati.
Si aggiorna tutto: testi scolastici, religiosi.
Facciamo una doverosa premessa: il testo originale della preghiera, datato 1935, è di fatto una reliquia di età fascista. Ispirato in alcuni versi, improponibile nel finale.
La versione originale recitava infatti così:
Fra pascoli e pinete, sulla nuda roccia, sui ghiacciai perenni della grande cerchia delle Alpi, che la bontà Divina ci ha dato per culla e cresta e baluardo sicuro delle nostre contrade; nel torrido estate come nel gelido inverno, l’anima nostra, purificata dal dovere pericolosamente compiuto, è rivolta a Te, o Signore, che proteggi le nostre madri, le nostre spose, i nostri figli lontani e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri Avi. Salvaci, o Signore, dalla furia della tormenta, dall’impeto della valanga e fa che il nostro piede passi sicuro sulle creste vertiginose, sulle diritte pareti, sui crepacci insidiosi. Fa che le nostre armi siano infallibili contro chiunque osi offendere la nostra Patria, i nostri diritti, la nostra bandiera gloriosa. Proteggi, Signore, l’amato Sovrano, il nostro Duce, concedi sempre, alle nostre armi, il giusto premio della Vittoria.
Compare un riferimento alle armi, ma col ben poco ecumenico scopo di difendere Patria, Sovrano e Duce: un anacronismo per quanto riguarda la monarchia, un affronto vero e proprio con la richiesta alla divinità, sostanzialmente, di difendere la dittatura fascista.
Arriviamo così al 1949, nell’immediato dopoguerra
Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la Provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l’animo a Te, o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani, e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi. Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall’impeto della valanga, fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi, rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana. E tu, Madre di Dio, candida più della neve, tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli alpini caduti, tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli alpini vivi ed in armi, tu benedici e sorridi ai nostri battaglioni e ai nostri gruppi. Così sia.
Dove spariscono i riferimenti al fascismo ed alla monarchia, ma si parla di patria e bandiera.
Arrivano però gli anni di piombo, il 1972
In una società che sogna ormai la fine delle ostilità e del terrorismo anche interno, sotterrata nei terrori della Guerra Fredda, l’idea stessa di pregare Dio per avere armi più forti sembra quasi un affronto.
Si chide, sostanzialmente alla divinità di darci forza e dirittura morale per porre fine a tutto questo.
Il controsenso è tutto qui: in quel caso nel 2015 si diede la lettura della forma pubblica della Preghiera dell’Alpino, destinata ad un pubblico di civili e non al pubblico militare che riconosce il valore storico e vintage della formulazione originale.
Regalandoci, come ricorda Giornalettismo, lo spettacolo del Popolo della Rete in festa che decide di insegnare ai Vescovi il loro mestiere.
Cosa che accade, in una sorta di rito pagano, interrottamente dal 2015.
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