Per la nostra rubrica di bufale di annata la nostra direzione (ovvero voi lettori, che decidete attivamente i nostri contenuti interagendo per mezzo delle nostre pagine social) ci ha segnalato una bufala particolarmente cruda. Una mano insanguinata, costellata di orribili tagli e squarci che, a dire di chi l’ha esibita, raffigurerebbe una tortura tipica dei paesi arabi, destinata a chi legge la Bibbia e che evoca sia la Legge del Taglione che l’immagine del crudele Islamico torturatore di cui le bufale si nutrono in una artificiale contrapposizione “noi contro loro”.
Il problema evidente è questa immagine è un falso: vi risparmiamo la pubblicazione in integrale ed alta risoluzione in quanto il contenuto grafico è inadatto ai lettori più impressionabili, ma la medesima foto viene mostrata come primo risultato su una ricerca Google con le parole d’ordine “hand in paper shredder”.
La presunta “mutilazione in danno dei Cristiani” è pertanto la foto di un incidente di ufficio purtroppo possibile quando si usano vecchi tagliacarte automatici (“Paper Shredder”, appunto) privi di meccanismi di sicurezza , come l’imboccatura “ad imbuto” o i blocchi automatici in caso di ostruzione.
L’acchiappaclic di turno ha semplicemente trovato l’immagine più sanguinolenta, l’ha arricchita di un commento dal sapore xenofobo, atto a capitalizzare sulla paura del diverso, ed ha ottenuto centinaia di condivisioni basate sul concetto del “microshock”, quel fenomeno mentale per cui un’immagine spaventosa e che fa appello alle nostre paure più ancestrali, come la mutilazione e la guerra, sospende la nostra facoltà di giudizio rendendoci vulnerabili alle suggestioni.
Altro esempio di bufala è dato dall’immagine di una ragazza cosparsa di una sostanza che sembra sangue e con un crocefisso apparentemente conficcato in gola, presentata come (Attenzione: anche qui immagini impressionanti) la “vittima di 20 musulmani stupratori che l’hanno uccisa in nome della Sharia”.
Tanti paroloni per esprimere solo razzismo e menzogne: scopriamo da una mera ricerca su Google Immagini infatti che:
The original is the work of Canadian special effects artist Remy Couture, who in 2012 was tried (and acquitted) of violating that country’s obscenity laws.
L'[immagine] originale è opera dell’artista esperto in effetti speciali Remy Couture, Canadese, che nel 2012 fu processato (ed assolto) per violazione della normativa locale sul buoncostume.
Insomma, la foto della ragazza, a tutt’oggi viva ed in ottima salute era parte di una serie di scatti e filmati di modelle, tutte giovani ed attraenti, ritratte nei panni di vittime di un malvagio e perverso serial killer, assemblate in un sito web/mostra che prende le sembianze dell’album fotografico di questo personaggio immaginario.
Il riferimento alla scena della ragazza e del Crocefisso è esplicito nel commento ai filmati contenuti nella galleria virtuale (di cui su Snopes è possibile vedere un estratto):
The films, titled Inner Depravity I and II, feature Couture in the role of a serial killer who hacks off limbs and performs sex acts on his victims. Couture says the films are meant to depict the life of a serial killer, assisted by a 10-year-old boy, whose tendencies lead him to also have sex with his dead female victims. One sequence shows a woman bleeding after a crucifix was shoved down her throat.
I film, con titolo “Depravazione Interiore I e II”, raffigurano Couture nel ruolo di un serial killer che mutila le sue vittime e compie atti sessuali su di loro. Couture dichiara che i film sono la rappresentazione della vita di un serial killer, assistito da un bambino decenne, le cui tendenze lo portano ad avere rapporti sessuali con le sue vittime ormai morte. In una sequenza si vede una donna che sanguina dopo che un crocefisso le è stato conficcato in gola.
Il serial killer efferato e perverso interpretato e ritratto da Couture è un personaggio immaginario, reale tanto quanto i “venti arabi stupratori”, ma portato alla vita per creare arte (per quanto molto discussa), e non per suscitare livore xenofobo.
Dicevamo, l’occhio umano si fa facilmente accecare dal “microshock”, ma non quello di Google Immagini.
Ogni volta che vedete un’immagine sospetta pertanto, rivolgetevi a Google Immagini, ed allo strumento chiamato “Ricerca inversa delle immagini”.
Grazie a tale strumento, e seguendo le istruzioni fornite, potrete scegliere se:
Nei casi 2 e 3 vi consigliamo di usare un programma di editing immagini, come ad esempio Paint (o GIMP e Photoshop per i più abili), per “rimuovere” eventuali cornicette con didascalia aggiunte dall’acchiappaclic all’immagine originale.
I vostri occhi umani sono sensibili al microshock, l’occhio elettronico di Google no.
Siamo abituati ai titoli clickbait da parte di giornali poco reputabili, per questo tende a darci un certo fastidio vedere…
Crea discussioni, soprattutto sui social, una discussione andata in scena su Sportitalia tra Pavan e Palmeri, giornalisti che, per motivi…
Una delle frasi ripetute fino al parossistico belato dai fanboy del regime fascista è il mitologico "quando c'era Lui i…
Ci segnalano i nostri contatti una bufala nata dalla completa ignoranza storica e linguistica: il Papa aprirà la Porta per…
Ci segnalano i nostri contatti un post secondo cui la misteriosa malattia nel Congo è stata creata da Bill Gates…
Una delle narrazioni moderne più note è quella per cui solo due persone al mondo conoscono la ricetta della Coca…