Ci arriva una nuova segnalazione tratta dal portale Italiano Sveglia, relativa a presunti disordini Catanesi arricchiti da una foto:
Immigrati ospiti di un ostello sul lungomare Catanese, protestano a causa della lenta connessione Wi-Fi che da giorni l’ostello stesso gli fornisce. Il proprietario, che mai aveva avuto modo di gestire un numero così ingente di connessioni alla rete del locale, inizialmente, pur tagliando qualche spesa, era riuscito ad accontentare tutti; ma il numero degli ospiti aumenta, gli accessi ad internet con lui. Due giorni di connessione lenta bastano a scatenare una vera e propria protesta lungo le strade del lungomare tanto da costringere le Forze dell’Ordine ad intervenire. «Il ddl Manconi parla chiaro sull’uso della violenza da parte delle Forze dell’Ordine, dunque tutto ciò che abbiamo fatto è chiamare un tecnico che potenziasse ulteriormente l’impianto a spese della città». Queste le parole del maresciallo, che, grazie all’ausilio dei suoi uomini, ha successivamente sgomberato la zona, e fatto sì che tutto tornasse alla normalità.
Molto simile la vicenda avvenuta circa un anno fa in quel di Livorno:
I più acuti tra voi avranno notato una bizzarra mescolanza tra l’oggettivamente malfatto Photoshop del cartello retto dal “presunto profugo” ed i cartelli in inglese, uniti alle indicazioni inglesi sui caschi e sulle divise della polizia.
Infatti la foto è tratta da un reportage sulle Proteste di Baltimora, ed il cartello originale è in realtà questo:
Freddie non è morto invano! Diritti civili oggi!
Recita il cartello tradotto, anche se il nostro anonimo bufalaro ha invece deciso di desumere dalla morte di Freddie Grey non già un’occasione per aprire il dibattito sui diritti civili, ma un meme pronto all’uso per gettare al popolo della rete una vera e propria polpetta avvelenata di likes e condivisioni.
Il resto dell’articolo fa riferimento ad una serie di simili notizie che, a dire dell’autore sarebbero avvenute in Toscana, a San Rossore ed a Campiglia.
Notizie reali, ma di cui ci siamo già occupati qui in una nota di precisazioni del 9 maggio 2015.
Siamo alla nuova frontiera delle bufale: una notizia già affrontata e della quale si è già evidenziata la verità (rimandiamo all’articolo per comprendere cosa davvero sia accaduto l’anno scorso) viene usata come Cavallo di Troia per consentire ad una bufala bella e buona di essere sdoganata.
Un verificatore distratto pertanto cercherà tracce su Internet dell’evento reale, senza peraltro soffermarsi più di tanto a leggere smentite e precisazioni inevitabilmente intervenute nei lunghi mesi dalla pubblicazione al replay e prenderà per buona anche la bufala ad esse congiunta.
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