Ci siamo già interessati, ed anche in tempo recente, di una vecchia bufala che impazza per la rete. Vi rimandiamo per la disamina al brano originario del nostro collaboratore, ricalcandovi solo per darvi le “coordinate” del discorso al testo più volte sbufalato:
Quella che risulta essere la principale minaccia per la nostra salute è anche naturalmente quella che più viene tenuta nascosta dai media. Un giro economico più che miliardario, legato ai settori in piena crescita della telefonia e della tecnologia wireless in genere, monopolizza infatti l’informazione, impedendo che si sappia a livello di massa un’inquietante verità: l’esposizione alle radiazioni di microonde a basso livello (Wi-Fi) è causa conclamata di irreversibili danni cerebrali, cancro, malformazioni, aborti spontanei, alterazioni della crescita ossea. E la fascia di popolazione più a rischio è rappresentata in assoluto dai bambini e dalle donne.
Ci asterremo dal fare facile ironia sul fatto che, verosimilmente, molti di coloro che hanno vergato questo appello hanno ricondiviso la notizia da cellulari tenuti nelle loro tasche, e li hanno letti su PC collegati ad Internet proprio per mezzo del vituperato Wi-Fi, ma arricchiremo la notizia degli ulteriori risvolti atti a provare la natura di bufala della stessa.
In primo luogo, l’elenco completo dei testi dell’OMS, interpellata realmente al riguardo a seguito del rumore mediatico dato alla notizia (che si ricorda, si trascina ormai da una decade, da quando cioè router e cellulari sono diventati ubiquitari), che asseverano alcune importanti questioni:
Nell’ottobre del 2005, l’OMS ha riunito un gruppo di esperti scientifici, per valutare tutti i rischi sanitari che possono derivare dall’esposizione a campi elettrici e magnetici ELF, nell’intervallo di frequenze tra 0 e 100.000 Hz (100 kHz). Mentre la IARC ha esaminato nel 2002 i dati che riguardavano il cancro, questo gruppo di lavoro ha analizzato i dati relativi anumerosi effetti sanitari ed ha aggiornato le valutazioni relative al cancro. Le conclusioni e le raccomandazioni del gruppo di lavoro sono presentati in una monografia della serie Environmental Health Criteria (EHC) dell’OMS (WHO, 2007).
Al termine di una procedura ben consolidata per la valutazione dei rischi sanitari, il gruppo di lavoro ha concluso che non esistono sostanziali problemi legati ai campi elettrici ELF, ai livelli generalmente incontrati dal pubblico.
Pertanto, il resto di questo promemoria riguarda in modo predominante gli effetti dell’esposizione ai campi magnetici ELF.
Nonché, con particolare attenzione a router e cellulari:
Una preoccupazione diffusa riguardo alle stazioni radio base ed alle antenne delle reti locali wireless, è che l’esposizione del corpo intero ai segnali a radiofrequenza emessi da queste antenne possa produrre effetti a lungo termine sulla salute. Ad oggi, l’unico effetto sanitario acuto dei campi a radiofrequenza identificato nelle rassegne critiche della letteratura scientifica è quello legato agli aumenti della temperatura (> 1°C) susseguenti ad esposizioni a campi molto intensi, che possono riscontrarsi soltanto in alcuni ambienti industriali, ad esempio in presenza di riscaldatori a radiofrequenza. I livelli di esposizione della popolazione imputabili a stazioni radio base e reti wireless sono talmente bassi che gli aumenti di temperatura sono insignificanti e senza conseguenze per la salute umana.
L’intensità dei campi a radiofrequenza è massima in corrispondenza della sorgente e diminuisce rapidamente con la distanza. L’accesso intorno alle stazioni radio base è vietato laddove i segnali a radiofrequenza possano superare i limiti di esposizione. Recenti indagini hanno indicato che le esposizioni ai campi a radiofrequenza prodotti da stazioni radio base e altre tecnologie wireless in aree accessibili al pubblico (tra cui scuole e ospedali) sono normalmente migliaia di volte inferiori ai limiti internazionali.
Di fatto, a livelli di esposizione confrontabili, il corpo assorbe i segnali alle frequenze tipiche della radio FM e della televisione in misura circa 5 voilte maggiore, a causa della loro frequenza più bassa. Ciò è dovuto al fatto che le frequenze usate dalle radio FM (attorno ai 100Mhz) e dai trasmettitori televisivi (attorno ai 300-400 MHz) sono più basse di quelle usate nella telefonia mobile (900 e 1800 MHz) e al fatto che il corpo umano è un’antenna ricevente la cui efficienza dipende dall’altezza. Inoltre, gli impianti trasmittenti della radio e della televisione funzionano da 50 anni o più, senza che ne siano state accertate conseguenze negative per la salute.
Aggiunge inoltre che
Gli studi a lungo termine su animali non hanno accertato aumenti nel rischio di cancro dovuti all’esposizione a campi a radiofrequenza, nemmeno a livelli molto più alti di quelli prodotti dalle stazioni radio base e dalle reti wireless.
Riassumendo, possiamo rilevare che gli “studi” dettagliati nel precedente articolo di questo portale, attribuiti ad un melange di esperti, alcuni realmente esistenti, altri meno, diventano oltremodo tendenziosi, descrivendo situazioni inesistenti, o quantomeno irreali.
Per avere anche solo la possibilità degli effetti nocivi descritti nei vari brani in condivisione sui social, il soggetto leso dovrebbe riuscire nell’impresa di avere sempre a contatto col proprio corpo un intero ripetitore, non certo un apparato ricevente come un cellulare o un router Wi-Fi!
Nondimeno, se bastassero un cellulare o un router ad avere tali effetti nocivi, probabilmente saremmo già tutti morti, colpiti dalle radiazioni, ben più penetranti, di radio e televisione!
Nondimeno, la bufala è tornata recentemente in auge, grazie ad un imprevisto elemento di supporto: il progetto scolastico di cinque studentesse Danesi che sarebbero riuscite ad impedire, a dir loro, la germinazione di alcune sementi circondandole con dei portatili connessi ad Internet mediante Wi-fi.
Questo elemento mescola insieme tutti gli elementi di “microshock” tipici del complottismo ed idonei a sospendere l’incredulità: l’ammirazione per cinque giovinette e la loro capacità di otttenere grandi risultati scolastici e ricerche rilevanti con strumenti semplici, un bias di conferma verso una bufala già smentita ma che si vorrebbe riportare in auge e risultati “visibili”.
Gli stessi giornalisti Norvegesi però, chiamati ad investigare sulla vicenda, hanno scoperto una autentica bufala nella bufala. La ricerca delle studentesse si presenta infatti gravemente viziata nel metodo e nei risultati, arbitraria e scorretta.
L’articolo è lungo e complesso, e per questo ve ne forniremo una sinossi con gli elementi più importanti.
Ad esempio è reso evidente dall’articolo:
La conclusione dell’articolo non lascia adito a molte interpretazioni:
It’s quite clear that based on this experiment, you can’t draw any conclusion on the non-thermic effects of WiFi routers on germination. It’s a pity that the girls had this obviously biased teacher as a supervisor and that their work is now being used by pseudo-scientists as ‘evidence’ that EM-fields are very dangerous, while there is consensus that if there is a risk at all, it’s very low. The faults made can’t be blamed on the girls and let’s hope that this experience doesn’t affect their interest in research. It could even be a very good learning experience, if they are willing to have look at what went wrong, because it has so many aspects of bad science
È abbastanza chiaro, basandosi sull’esperimento, che non si possono trarre conclusioni di nessun tipo sugli effetti non termici del WiFi sulla germinazione. È un peccato che le ragazze abbiano avuto come supervisore un insegnante prevenuto e che il loro lavoro sia finito in mano di pseudo-scienziati come “prova” che i campi elettromagnetici sono pericolosi, quando in realtà il consenso della comunità scientifica dichiara che se rischio vi è, questo è molto basso. Non possiamo attribuire alcuna colpa alle ragazze e speriamo che quest’esperienza non danneggi il loro interesse per la ricerca. Potrebbe anzi essere un’ottima esperienza formativa, se avranno volontà di capire dove hanno sbagliato, perché molti sono gli esempi di cattivo uso della scienza.
Possiamo pertanto concludere, col giornalista interpellato, che nessun rischio proviene dall’uso quotidiano del wi-fi e dei cellulari.
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