BUFALA Vi presento il PM di Agrigento in una foto di tanti anni fa’ (sic!) – bufale.net
L’odio di una rissosa e vociante parte della veraggente è pari solo alla grottesca capacità di rendersi ridicoli in quella che, vedremo oggi, è una vera e propria inception di bufale che supera la prosopagnosia (l’incapacità di riconoscere volti e persone) e sfocia nel grottesco. Il bersagio di oggi è Luigi Patronaggio, Pubblico Ministero, ribattezzatto dalla Folla 2.0 “Il PM di Agrigento”.
Forse questo battesimo è dovuto al bisogno di disumanizzare il nemico, fissazione di una certa parte della folla 2.0, o forse all’atavica ignoranza che come vedremo, ha partorito un mostro peggiore del solito, ma il risultato non si fa attendere.
Vi presento il PM di Agrigento in una foto di tanti anni fa’ (sic!)
Vorremmo preliminarmente insegnare al nostro astuto bufalaro che il fa avverbio non richiede l’apostrofo, e questo ci ricorda come spesso brutti concetti siano accompagnati dal plateale disprezzo della lingua italiana, ma questo sarebbe il problema minore dell’esposizione.
Infatti il fantomatico PM di Agrigento, stranamente non somiglia neppure un po’ al vero Luigi Patronaggio, classe 1958, in prima linea nella sua battaglia contro la Mafia.
Si tratta infatti di una reale foto di Said Chaibi, estrapolata da uno scatto (naturalmente coperto da diritto d’autore e sfruttamento di immagine, motivo per cui ci toccherà avvisare gli interessati) di Giancarlo Rado, artista e fotografo di pregio, scattata per commemorare la triste ricorrenza, nel 2011, di una brutale aggressione a sfondo xenofobo da questi patita. Citiamo testualmente
Said Chaibi, 19 anni, studente, presidente dell’Associazione di migranti di seconda generazione “La Nostra Generazione”.
Said ha subito nei giorni scorsi un’aggressione, è stato chiamato “sporco marocchino” da alcuni coetanei e malmenato
Picchiato da un gruppo di studenti di destra. «Siccome hai fatto l’infame stamattina, adesso l’infamata la facciamo noi»: con queste parole cinque ventenni hanno aggredito Said Chaibi, studente trevigiano di origini marocchine, membro della Federazione di Sinistra, e un suo amico. Erano le sette di sera di martedì, giorno in cui si era tenuto il corteo degli studenti per le vie di Treviso come protesta contro la riforma universitaria. Durante il corteo un gruppo di appartenenti alla Destra Universitaria era stato allontanato dagli altri manifestanti di opposto “credo” politico. Said stava tornando a casa in bici in compagnia di un amico, quando è stato fermato in viale IV Novembre da un conoscente. Lì è scattata la trappola, poi l’agguato. «Un mio ex compagno di classe mi ha chiamato da un marciapiede – racconta il ragazzo – chiedendo di potermi parlare. Dopo essermi allontanato di qualche metro in sua compagnia, mi sono visto circondato da altre quattro persone, in parte con il volto coperto da sciarpe, che mi hanno colpito con calci e pugni, picchiando anche il mio amico». All’ospedale i medici hanno riscontrato a tutti e due ferite guaribili fra i tre e i cinque giorni. Le vittime sono riuscite poi a trovare rifugio dentro la videoteca Blockbuster, e da lì hanno chiamato la polizia. Gli aggressori sono scappati a bordo di una Fiat Punto urlando: «Salutaci Tomaselli», riferendosi a Fabio Tomaselli, un giovane vicino ai centri sociali che in mattinata aveva contribuito al loro allontanamento dal corteo. «Io e il mio amico – dice ancora Said – ci costituiremo parte civile nel processo penale e inoltre, come membro della Federazione di Sinistra, proporrò la creazione di un comitato contro questo genere di aggressioni di matrice politica, molto frequenti». Ora la Digos di Treviso sta indagando sull’aggressione. Secondo alcuni testimoni, il gruppetto di studenti di destra si era unito al corteo – composto da un centinaio di ragazzi – poco dopo le otto di mattina: ne era nata una colluttazione, e gli studenti vicini a Forza Nuova – anche se il gruppo politico smentisce l’appartenenza – erano stati allontanati.
Nessuno avrebbe potuto prevedere che, per uno scherzo del destino, la foto, ribattezzata “foto del PM di Agrigento”, sarebbe stata usata per un nuovo tipo di aggressione, che ai calci e pugni ha sostituito la clacca virtuale e il manganello immaginario della calunnia e della folla da fomentare.
Ci chiediamo inoltre, e ci riserviamo di illustrare il nostro dubbio al fotografo Giancarlo Rado, come il nostro viralizzatore sia entrato in possesso dello scatto del “PM di Agrigento”, quando Rado, sul suo account flicker, aveva disabilitato la possibilità di download
Sarebbe decisamente ironico scoprire che un paladino dell’Onestà 2.0, fomentato dal suo bisogno di verità degno del miglior Detective Conan, abbia deciso coscientemente di violare ogni regola del Diritto d’Autore impossessandosi di uno scatto che l’autore non voleva utilizzato senza il suo consenso, non trovate?
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