I nostri contatti più fedeli, i nostri lettori più accorti, condividono i nostri appelli, e tutti gli altri arrivano sulle nostre pagine lamentandosi, dicendo di aver sbagliato, che non lo rifaranno più, che sono pentiti… e poi, come tossicodipendenti che tra le lacrime giurano ch non si faranno mai più una dose e, non appena volgete lo sguardo, sono lì con l’ago nella vena ad aspettare che “salga la botta”, ci ricascano.
Un nostro contatto riferisce di aver ricevuto questa screen:
Se vi arriva una busta così non aprite. Contiene un veleno che provoca arresto cardiaco. Fate girare
E questa orrenda, disgustosa, diffamante bufala altro non è che la versione Facebook di una catena di S. Antonio che circolava già a Gennaio su WhatsApp.
Catena di S. Antonio che abbiamo già affrontato, quando era “localizzata” in un determinato comune, arrivando ad una serie di conclusioni che riportiamo.
Innanzitutto non esiste alcun veleno. Non è mai esistito. Si tratta di una bufala antichissima, quella dei profumi degli arabi, reinventata in seguito come campioncini misteriosi a Bari.
Secondo queste bufale infatti non meglio precisati “arabi”, o “terroristi”, o “terroristi arabi” non avrebbero di meglio da fare che distribuire campioncini di profumo (in realtà semplici foto di campioni omaggio realmente esistenti) contenti sostanze in grado di provocare magicamente infarti istantanei.
Sostanze inesistenti in natura, e che nelle prime versioni americane della bufala (antica quasi più di Internet stessa) invece provocavano forti attacchi di diarrea.
La cosa turpe è avvenuta quando una anonima, vile e crudele mano ha deciso di legare questa bufala ad una campagna di beneficienza della Lega del Filo d’Oro, che usa come tema per le sue campagne di donazioni proprio la storia del bruco e della farfalla.
Già all’epoca abbiamo provveduto a contattare la Lega del Filo d’oro per renderli edotti della grave diffamazione in corso. Abbiamo ottenuto replica e conferma. Questa è una lettera inviata dalla Lega del Filo d’Oro. Non vi è alcun veleno.
Naturalmente, non potremo esimerci dal contattarli anche adesso per renderli edotti del fatto che, a distanza di mesi, non solo qualcuno non ha smesso di condividere questa bufala, ma ci segnalano che è apparsa anche su Facebook.
Per favore, smettetela. Con le buone o le cattive, smettetela. State diffamando e cagionando gravi danni ad una ONLUS che si occupa di bambini sordociechi.
Se non volete avere un po’ di astuzia, abbiate almeno vergogna per le conseguenze di un azione così grave.
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