Vi abbiamo parlato più volte del concetto di “Disinformazione/Bufala del Giorno della Marmotta”: un evento, vero o immaginario, privato di ogni riferimento spaziotemporale e rivenduto al momento giusto.
Per cui, quando ci è stata segnalata la continua riproposizione del seguente articolo, sapevamo di essere di fronte ad un Giorno della Marmotta destinato a sfociare nell’aperto grottesco.
Grottesco, ma assistito, a seguire il counter nel testo, da oltre 104k condivisioni Facebook ed un’orda di commenti indignati (che potrebbero essere parte della beffa essi stessi)
Ho riflettuto, e ho deciso che ci sono almeno 6 motivi per cui voterò sì al referendum. Ho provato a elencarli.
1. Perché non ne posso più di un Paese che sa dire solo no. Siamo un popolo conservatore fino allo spasimo, che a parole chiede riforme ma che al dunque trova sempre modo di affossarle, perché in fondo è complice dello status quo. Dire no è sempre più facile, spesso anche più fico; abbiamo paura di sembrare ingenui o peggio entusiasti. Meglio tenerci il nostro cinismo e il nostro scetticismo, contro tutto e tutti. Così imparano, tiè.
2. Perché chi vota no, nella maggioranza dei casi, non sta votando contro una riforma costituzionale, ma contro Renzi. Privando così il Paese di un tentativo di riforma, pur di danneggiare politicamente il Governo. E ricordando così quel tale che se lo taglia per fare dispetto alla moglie.
3. Perché questa riforma non è (ovviamente) perfetta, ma è comunque qualcosa. Oltre alla trasformazione del Senato introduce anche nuovi meccanismi volti a snellire i lavori parlamentari. Si poteva fare meglio? Sicuramente. Ma da qualche parte si deve pur cominciare. Il meglio è nemico del bene, e l’alternativa è tenerci un sistema che già sappiamo non funzionare. I contrari, in caso di vittoria dei no, promettono riforme alternative, che sappiamo benissimo non si faranno mai.
4. Perché chi critica i compromessi che la riforma ha dovuto accogliere, dimentica che questi sono dovuti all’inevitabile e faticosa ricerca di un consenso parlamentare che andasse oltre la maggioranza. Com’era giusto che fosse, trattandosi di riforma costituzionale. La politica – si dovrebbe ricordare – è l’arte del possibile, e il compromesso ne fa parte integrante. Il paradosso è che coloro che hanno obbligato al compromesso adesso sono contro la riforma. Troppi compromessi, dicono.
5. Perché si fa intenzionalmente melina, confondendo la riforma costituzionale con la legge elettorale. Quest’ultima è stata già approvata ed è legge dello Stato, e non è oggetto di Referendum. Non è perfetta (a me non piacciono per esempio i capolista bloccati) ma è comunque mille volte meglio del Porcellum. È vero che rientra in un più ampio ragionamento sul l’equilibrio dei poteri, ma il rimetterla in discussione – e rendere le due cose indissolubili – mi sembra il classico modo per affossare tutto.
6. Grullini e Salvini voteranno NO perché sono una legione d’imbecilli.
7. E***** M******* ha le corna lunghe
Sostanzialmente il Giorno della Marmotta si spinge sino al convincere il “Popolo della Rete” che il noto scrittore e semiologo Umberto Eco, morto il 19 febbraio del 2016, sia improvvisamente risorto per fare campagna elettorale in favore del Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre, meritando per questo dileggio e condanna.
E usando, come “parole di un morto”, un articolo di Fabio Gasparrini per l’Unità, dimezzato perché, evidentemente, l’indignato da tastiera si era già fermato ben prima il punto sei dello stesso.
Uno scherzo quindi, espressamente descritto come tale
Riflesso che esclude il raziocinio e la riflessione necessaria al “Io Verifico”: il punto 7 era, letteralmente, la self insertion dell’autore della beffa nel testo, che nessuno dei condivisori più livorosi ha notato.
Votate chi volete, ma almeno informatevi prima di scattare come molle esigendo i Dieci minuti di odio decantati da Orwell in 1984.
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