Categorie: BufalaEuropa

BUFALA Truffa e abuso di ufficio: la Corte Europea condanna Romano Prodi – bufale.net

Vi abbiamo parlato spesso delle bufale herpes, quelle particolari bufale che hanno il brutto vizio di riproporsi a distanza di anni, ed anche di quel nefasto concetto per cui un viralizzatore, una volta posto davanti ad una notizia facilmente viralizzabile ed una smentita che la renderebbe vana e ne ridurrebbe la vita utile, decide di nascondere la mentita confidando nel fatto che i lettori indignati clicchino condividi con abbastanza idrofobia da non fermarsi a cercare la smentita perduta.

Arriviamo così a WebNews24, il quale riesuma dalle nebbie di internet una notizia del 2011:

Romano Prodi è stato condannato dalla Corte di Giustizia Europea per azioni compiute quando era Presidente della Commissione(Truffa e abuso d’ufficio) e nessuno dei media importanti nazionali, sia della carta stampata che soprattutto della TV, sempre pronti a guardare nel letto dei politici, ne ha fatto cenno? Queste le motivazioni di condanna espresse dalla Corte a carico del Prof. Prodi: 1 – aver fornito al Parlamento Europeo notizie false e non documentate; 2 – aver emesso comunicati che mettevano in dubbio l’onorabilità di alti dirigenti che non si erano sottomessi alle sue imposizioni; 3 – aver tentato di ostacolare la giustizia. I fatti che hanno portato alla condanna risalgono al 2002-2003 e si riferiscono a una contorta vicenda relativa all’Eurostat, innescata dalla lettera di una funzionaria che si riteneva discriminata. L’inchiesta è iniziata per capire se tali irregolarità fossero state effettuate su iniziativa di dirigenti o addirittura dallo stesso responsabile della Commissione, Prodi.
È cominciato così il rimbalzo delle responsabilità, nonché la “fughe di notizie” – questo afferma la sentenza – depistate verso giornali amici. Proprio per la paura di rivangare anche questioni irrisolte del passato (gli scheletri nell’armadio: Iri, Nomisma), Prodi ha pensato bene, da far suo, di chiudere con un colpo di mano gli Istituti, ma, non avendo elementi per mandare a spasso un migliaio di persone li ha destituiti tutti dai loro incarichi, tenendoli a non fare nulla fino alla pensione!
In Italia questi si sarebbero trovati un secondo lavoro, e comunque tutti a ringraziare il benefattore che paga senza far fare niente; ma all’estero, qualcuno dal senso civico sviluppato e con un sano amor proprio, si sente discriminato e sottostimato… e si lamenta.
Col suo modo di fare credeva di passarla franca, padroncino anche all’estero, ma, fortunatamente, da quelle parti sanno bacchettare le mani come agli studentelli presi con le mani nella marmellata, anche se si tratta di Professoroni.

Non sarà di certo il linguaggio duro confidenziale e da captatio benevolentiae dell'”onesto cittadino contro i Professoroni” ed un meme con insulto incorporato a rendere la notizia virale vera.

La fonte che Webnews24 ha omesso è infatti il portale Nocensura.com (che a sua volta citava come fonte il portale Italia chiama Italia), che di seguito ha rimosso questa notizia e, nell’ordine:

Il sedici Aprile 2011 ha aggiunto in calce all’articolo la smentita riportata qui di seguito

AGGIORNAMENTO 16/04/2011

A seguito di un susseguirsi di email e commenti riguardanti la questione, abbiamo approfondito la questione: in realtà, non è stato condannato PRODI ma la Commissione Europea, da lui presieduta (1999 – 2004)
la sentenza che condanna la C.E. si trova qui -> http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:62005A0048:IT:HTMLdobbiamo però rilevare come il nome di Romano Prodi non sia citato mai nel documento.

Il giorno dopo, il 17 Aprile, ha rimosso l’articolo pubblicando una vera e propria nota di smentita, provvedendo, come tutti i portali e le testate rispettabili fanno, a rimuovere la falsa notizia lesiva dell’onorabilità della persona trattata, sostituendola con un brano, tutt’ora visibile, dal titolo “Prodi condannato: le cose non stanno così”

Nei giorni scorsi abbiamo riportato la notizia, diffusa da numerosi blog (l’avevamo ripresa da un testo di Roberto Pepe di “Italia chiama Italia”) che Romano Prodi sarebbe stato condannato dalla Corte di Giustizia Europea:

A seguito di un susseguirsi di email e commenti discordanti tra loro, riguardanti la questione, abbiamo approfondito la vicenda: in realtà, non è stato condannato PRODI ma la Commissione Europea, da lui presieduta (1999 – 2004)
la sentenza che condanna la C.E. si trova qui:

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:62005A0048:IT:HTML

dobbiamo rilevare come il nome di Romano Prodi non sia mai citato nel documento.

Il portale il Mattarello, di sicuro non tenero con le sinistre, riportò nel 2012 un commento caustico in cui, sostanzialmente, rifiutava di profittare di una menzogna anche se contro una parte politica invisa

La Commissione Europea presideduta da Romano Prodi (1999-2004) si trovo’ effettivamente al centro di uno scandalo legato a Eurostat, che pero’ non ha nulla a che fare con questioni di discrimininazioni ai dipendenti. Si trattava di un buco di 3 milioni e rotti di euro. Direttore di Eurostat era Yves Franchet, che era famoso per fare il bello e il cattivo tempo. Gli ammanchi non cominciarono con l’era Prodi, ma ben prima. Fu tuttavia sotto la Commissione presideduta da Prodi che lo scandalo fu portato alla luce; si noti che esiste un ufficio antifrode europeo (OLAF) che è incaricato proprio di fare luce su casi come questi, ma pare ce avessero dormito sulla questione.
Prodi ammise la gravità dei fatti, ma si rifiutò di dimissionare senza un’indagine approfondita i tre Commissari NON direttamente coivolti (i soldi non erano finiti in tasca loro) ma responsabili politicamente, in quanto si trovavano alla guida dei dicasteri per le riforme (Kinnock), budget (Schreyer) e monetary affairs (Solbes).
Naturalmente Prodi riferì sulla questione in Parlamento.

Sostanzialmente, alcuni funzionari della Commissione Europea, come riporta anche la BBC, alcuni Commissari, perlopiù negli anni ’90, commisero una serie di irregolarità, scoperte solo in seguito quando, ancora in carica, si trovarono nella commissione presieduta da Prodi.

Prodi si limitò a non anticipare i provvedimenti che in seguito prese l’autorità, e gli effettivi responsabili, e solo loro, furono sanzionati per le loro mancanze.

Difatti, non solo nessuna condanna pende su Prodi, ma il provvedimento citato non lo vede citato in alcun modo, né come parte processuale, né come componente della motivazione.

La notizia è, quindi, una bufala smentita anni fa e che si cerca di riesumare.

 

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