LoSai? pubblica un articolo d’opinione prendendo spunto da un libro di testo per bambini, la cui prima edizione risale al 1999. L’argomento sono le Scie Chimiche. Il post si divide in due parti, nella prima viene fatta una disquisizione “filosofica” dove ci si lamenta del fatto che gli sciachimisti vengano derisi, nella seconda si parla del libro, dove dei coraggiosi insegnanti insegnerebbero la tesi delle scie chimiche. In realtà il passaggio riguarda una tecnica ben nota, quella della pioggia artificiale.
«Oggi, per ottenere la pioggia, i piloti del servizio meteorologico volano sopra le nuvole e spargono speciali sostanze chimiche che fanno gelare le minuscole gocce d’acqua delle nuvole e le trasformano in pezzetti di ghiaccio così pesanti che cadono. Quando i pezzetti di ghiaccio, cadendo, passano attraverso l’aria calda, si sciolgono in grosse gocce d’acqua: ecco dunque la pioggia!».
La pioggia artificiale fu inventata nel 1955 dal fisico Edward George Bowen, data importante, perché i sostenitori della teoria delle scie chimiche affermano che le contrail (scie di condensazione) sarebbero un fenomeno cominciato solo negli anni ’90, mentre proprio dagli anni ’50 sono state studiate e spiegate rigorosamente, a partire da H. Appleman, come spiegato nella nostra Guida Utile.
I primi a teorizzare la possibilità di far piovere artificialmente provocando la formazione di cristalli di ghiaccio nelle nuvole furono Langmur e Schaefer nel 1946. Bowen fu invece il primo a sperimentarne la fattibilità, in Australia. Il fisico riscontrò subito le prime difficoltà dovute al fatto che poche nuvole potevano essere trattate ed erano richieste grandi quantità di ghiaccio secco o acqua. Questa limitazione è stata superata con la scoperta, da parte di ricercatori Americani, della possibilità di utilizzare piccole quantità di ioduro d’argento.
I primi esperimenti con questo metodo sono stati effettuati nel 1955 sulle Snowy Mountains, nel sud-est dell’Australia. Nei primi due anni Bowen ottenne un incremento delle precipitazioni del 25%. Il problema è che nel tempo tutti quelli che provarono a impiegare questa tecnica mostrato un progressivo decadimento dei risultati. Insomma, per quanto Bowen fosse entusiasta dovette consatare le difficoltà insite nell’estendere in grandi aree la possibilità di provocare la pioggia. Immaginatevi quindi quanto le difficoltà possano aumentare – e le relative spese – per un progetto di avvelenamento globale, finalizzato addirittura ad influenzare il clima.
Qui diventa fondamentale la differenza sostanziale tra tempo atmosferico e clima. Per “tempo” in meteorologia intendiamo l’insieme dei fenomeni fisici che si presentano nell’atmosfera in un dato momento e in una determinata zona circoscritta; il “clima” invece indica un andamento stabile riscontrabile negli anni, secondo la variabilità stagionale, dei vari fenomeni fisici riscontrabili e più o meno “prevedibili” nell’atmosfera, in una data zona.
Un conto è far piovere o non piovere in tal giorno ed in una ristretta area, un altro è modificare l’intero clima di un paese. Non solo ad oggi è impossibile, ma anche se lo fosse avrebbe costi davvero proibitivi. Nessuno nega, quindi, che si possano creare artificialmente delle scie di condensa, tant’è vero che le contrail sono artificiali a tutti gli effetti. Ciò che si contesta ai teorici del complotto è che queste possano modificare il clima o avvelenarci dall’alto più di quanto non facciamo già noi a terra.
Ed è inevitabile essere derisi se si continuano ad affermare cose non dimostrate, tanto più che non sarebbe difficile farlo: Basta affittare un aereo da turismo e attrezzarlo per prelevare dei campioni di contrail in quota (che in questo caso verrebbe pure misurata con certezza). I campioni poi si possono far analizzare in un laboratorio chimico. Non ha alcuna rilevanza l’analisi pubblicata in questo noto sito sciachimista, tanto per cominciare perché è fatta dentro l’aereo, mentre a noi interessano dall’esterno, per ovvi motivi. Si deve analizzare la composizione chimica della scia, non il funzionamento dell’aria condizionata; infine gli elementi riscontrati sono gli stessi di cui è fatto l’aereo, il che disturba alquanto l’attendibilità delle analisi.
C’è chi ha pensato di fare una raccolta fondi, ma ha dovuto imbattersi contro l’ostracismo di altri sostenitori delle tesi sciachimiste: è il caso del sito Facciamo i test.
«Abbiamo così deciso di fare quella che per noi è la cosa più naturale e logica, ossia un prelievo di sospette chemtrail e le successive analisi ma questa nostra iniziativa ci ha messo subito nel mirino di quei personaggi che sono soliti ad usare la denigrazione e l’infamia qualora si sentano minacciati nei loro interessi. Veniamo accusati di essere “disinformatori”, proprio noi che vogliamo capire per poter informare. Probabilmente il vedere i cosiddetti disinformatori dialogare civilmente sul nostro blog con chi invece crede al fenomeno scie ha dato fastidio a più d’uno. Forse da noi qualcuno si aspettava quello stesso comportamento stupido, fatto di insulti e ban che oramai caratterizza gran parte del panorama informativo delle chemtrail. Noi non siamo così e neanche vogliamo esserlo, noi ci sentiamo parte di una comunità dove chiunque è libero di esprimere (seppur in un contesto civile ed educato) le proprie convinzioni senza per questo essere escluso o peggio infamato».
Come vedete non è impossibile trovare dei sostenitori di questa tesi interessati a fornire delle prove reali, il problema è che ancora nessuno ha fatto questo tipo di analisi. Non ci sembra proprio il caso di deridere chi ne comprende l’importanza. Ciò che può sembrare buffo è l’atteggiamento di chi sostiene di avere ragione perché è sufficiente guardare senza approfondire, con tutti i crismi, prima di allarmare la gente, soprattutto se si tratta di bambini.
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