Ci segnalano un articolo pubblicato l’1 aprile 2018 su Oggi Treviso:
Il Veneto è uno Stato indipendente! Il blitz è avvenuto nella notte, grazie a una legge lampo, approvata con l’astensione del Pd in Parlamento.
Approfittando infatti dell’assenza di un governo esecutivo con pieni poteri, l’ala più estremista del centro destra ha dato vita ad un vero e proprio colpo di mano: facendo leva su un cavillo dell’articolo 116 della Costituzione, le compagini venetiste sono riuscite “ad uscire dall’Italia”. La clausola sull’indipendenza è stata inserita all’interno di un gruppo di leggi di routine, votato regolarmente dal Parlamento. Le voci su un possibile asse tra i secessionisti e il resto del centro destra serpeggiavano da settimane, ma nessuno credeva che avrebbe portato a un colpo di scena in così poco tempo.
Da Roma è stato tentato in tutti i modi di non far trapelare la notizia: anzi, un comunicato ufficiale firmato dal neopresidente della Camera Roberto Fico ha addirittura imposto il silenzio stampa sui fatti accaduti nella notte. Ci è sembrato doveroso però dare comunicazione dei fatti, contravvenendo al divieto imposto agli organi di stampa.
Esultano i secessionisti e i venetisti, che in un comunicato congiunto hanno definito quello della notte di Pasqua 2018 un “atto eroico, la liberazione dall’oppressione dello Stato centrale e la rivendicazione dei diritti dei Veneti”.
Le prime bandiere con il leone di San Marco sono state esposte già alle prime luci dell’alba nella sedi dei movimenti pro-secessione. Zaia si è riservato invece di tenere una conferenza stampa nel pomeriggio, mentre nella serata è previsto l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il blitz si spiega – questa la versione dei venetisti – con l’annessione coatta del Veneto da parte della nascente Italia: incorporazione che sarebbe avvenuta in modo altrettanto improvviso e “piratesco”. Secondo i sostenitori del secessionismo, quindi, solo una rottura come quella della scorsa notte poteva scacciare il fantasma di questa annessione ingiustificata. “Ora il Governo centrale non può più legiferare sul Veneto, che è a tutti gli effetti uno Stato autonomo, con leggi e statuti propri” sentenziano i venetisti.
E’ già arrivato intanto l’invito a sospendere il pagamento delle tasse al Governo italiano, mentre si apre la questione della permanenza del Veneto all’interno dell’Unione Europea. Il nuovo stato rimarrà all’interno dell’Ue o ci sarà un nuovo strappo? Tutti dubbi che potranno essere sciolti quando verrà spiegata nel dettaglio la legge che ha sancito l’indipendenza del Veneto. I benefici maggiori – questo invece è sicuro – arriveranno per i dipendenti pubblici, visto che per loro scatterà il trattamento riservato ai lavoratori statali che operano all’estero: stipendi pronti al rialzo, maggiori permessi e giorni di “riposo” garantiti.
Zaia, attraverso il referendum, aveva tentato le vie della legalità, che però devono essere sembrate troppo lunghe e tortuose. La legge lampo si colloca infatti in un anfratto difficilmente interpretabile della Costituzione: tra il colpo di Stato e l’azione di forza, in un terreno che però lascia spazio a visioni estremamente indipendentiste del potere. E che quindi potrebbe giustificare in qualche modo la presa di posizione dei leghisti.
Visto quanto successo in Catalogna, lo Stato potrebbe adesso volersi riprendere il Veneto: ma l’effettivo vuoto di potere lasciato dal Rosatellum potrebbe giocare a favore di Zaia e compagni.
La situazione è a dir poco grottesca e caotica, visto che non c’è nessuno – oltre probabilmente al presidente della Repubblica – in grado di arginare il movimento secessionistico, che ora potrebbe contagiare a macchia d’olio anche altre regioni. Lombardia in primis.
Un annuncio shock, in una data che potrebbe – se non si trattasse di una questione così importante – far sembrare tutto uno scherzo.
L’assenza di riscontri sulle testate ufficiali e sui canali istituzionali non implicano una censura di quelli che vengono definiti “organi di stampa di regime”, che da Roma impongono il silenzio anche dalla persona di Roberto Fico. La pubblicazione della notizia nel giorno di Pasqua, che quest’anno ricorreva il Primo Aprile, data degli scherzi per antonomasia, è già una risposta tradita dalla chiusura dell’articolo:
Un annuncio shock, in una data che potrebbe – se non si trattasse di una questione così importante – far sembrare tutto uno scherzo.
Excusatio non petita, accusatio manifesta, dicevano i latini. Difatti la non-presenza di riscontri su una pubblicazione dal contenuto di tale importanza non è dovuta alla censura, bensì al fatto che siamo di fronte a una bufala. Avremmo volentieri fatto uso del tag Pesce d’Aprile, ma dopo più di due giorni dalla sua pubblicazione, il pesce può sprigionare cattivo odore di bufala.
Lo conferma anche Ilaria Brunelli – ex consigliere di maggioranza del Comune di Bassano del Grappa e autrice di un blog personale – in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook ufficiale:
Lo scherzo degno di un pesce d’aprile è dunque ancora in condivisione tra alcuni utenti che non hanno colto la beffa, seppur in assenza di riscontri ufficiali. Oggi, 5 aprile, dobbiamo dunque parlare di bufala.
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