BUFALA – Si stava meglio con la Lira – bufale.net
Cavallo di battaglia del complottismo da tastiera è una nefanda combinazione delle teorie “anti-euro” più becere e del malcelato vagheggiare di un’età dell’oro, precedente all’ingresso nell’Euro, in cui l’Italia era un paese florido e privo di problemi, i beni comuni costavano pochissimo e gli stipendi erano corposi.
Ciò è evidentemente un tendenzioso falso teso ad occultare non solo alcuni momenti nel nostro passato altrettanto critici, se non resi peggiori dall’impossibilità di far fronte alle emergenze proprio grazie al supporto della vituperata Europa ed ai progressi della tecnologia.
Vi lamentate ad esempio dei rincari della benzina e del gas ritenendoli troppo onerosi anche a fronte dei conflitti che riducono l’approvigionamento? Pensate al 1973, o meglio, chiedete ai vostri genitori e nonni della “Austerity” targata Rumor, dove il conflitto nello Yom Kippur portò alle seguenti conseguenze:
A generare quello che è stato il momento più critico nella storia della motorizzazione nel nostro Paese fu, nell’ottobre 1973, la guerra arabo-israeliana dello Yom Kippur (6-25 ottobre) portò all’embargo decretato dall’OPEC.
Le ‘domeniche a piedi’, insieme con gli altri provvedimenti presi dal Governo Rumor in tema di circolazione, come il rincaro dei carburanti e l’abbassamento a 120 km/h della velocità consentita in autostrada furono la reazione alla crisi dei carburanti e portarono ad una progressiva disaffezione degli italiani nei confronti delle quattro ruote, determinando una situazione di crisi del mercato automobilistico superata solo da quella attuale. Dal consuntivo di quell’anno con 1,449 milioni di immatricolazioni (in linea con il 1971 e il 1972 e, incredibilmente, sopra al totale mercato del 2012) si scese a 1,281 milioni nel 1974 e a 1,051 nel 1975.
I fatti che misero in crisi il settore delle auto e i trasporti occidentali si concentrarono, a breve distanza dallo scoppio della guerra in cinque giorni. Tra il 16 e il 20 ottobre Arabia Saudita, Iran, Iraq, Abu Dhabi, Kuwait e Qatar, assieme alla Libia decisero, come risposta alle forniture militari Usa agli israeliani durante la guerra arabo-israeliana dello Yom Kippur, un aumento unilaterale del 70% del prezzo del barile di petrolio seguito dal taglio della produzione e dall’embargo contro gli Stati Uniti e le nazioni alleate che sostenevano Israele.
Questa decisione ebbe l’effetto di far salire il costo del petrolio da 3 a 12 dollari per barile, costringendo i Paesi consumatori – comprese Europa e Giappone – a varare misure drastiche di riduzione dei consumi, inclusi quelli per la produzione di energia elettrica.
In Italia, a novembre del 1973, il Governo Rumor varò un decreto sull’austerity, che imponeva assieme ai rincari per i carburanti e per il gasolio da riscaldamento, anche un vero e proprio ‘coprifuoco’ per limitare i consumi di energia (taglio dell’illuminazione pubblica, riduzione degli orari dei negozi, chiusura anticipata per cinema, bar e ristoranti, sospensione alle 23 dei programmi televisivi). Ed il 2 dicembre del 1973 arrivò la prima domenica di stop alle auto private e agli altri veicoli a motore non autorizzati (misura che in seguito sarebbe stata usata anche per limitare lo smog), con un risparmio per ogni giornata ‘a piedi’ (ma più frequentemente in bicicletta) di 50 milioni di litri di carburanti.
Se avere le vostre TV spente alle 23, essere incapaci di guidare la propria automobile nei weekend, vivere sotto coprifuoco negandovi una serata al cinema ed al ristorante vi sembra tollerabile, perché “In fondo era solo una situazione di emergenza”, parametrate gli stipendi medi col costo dei beni di consumo.
Il pane, il più primordiale ed ubiquitario degli alimenti, costava 450 lire al chilo nel 1975, con uno stipendio medio di Lire 154.000. Oggi invece un chilo di pane costa dai due ai tre euro di media, e l’impiegato medio gode di uno stipendio medio, per quanto sottodimensionato rispetto al resto d’Europa, di € 1.500,00 circa , allineato a quello di un operaio metalmeccanico del quarto livello.
Parimenti, un chilo di carne costava circa 4.500 lire, contro i circa dieci euro di adesso. Quindi, ipotizzando di “traslare” uno stipendio in beni alimentari, avremmo che un operaio del 1975, ove pagato in cibarie, avrebbe potuto scegliere tra 342 chili di pane ovvero 34 chili di carne di buona scelta: un italiano moderno potrebbe scegliere tra 500 chili ovvero 150 chili di carne.
Pertanto, quantomeno per i beni alimentari, sembrerebbe che la nostra capacità di acquisto non solo sia rimasta inalterata, ma cresciuta, come anche, laddove in passato uno “scherzetto” come il conflitto ucraino ci sarebbe costato rinunce draconiane, oggi ne usciamo con un incremento in bolletta sul quale forse i nostri nonni avrebbero messo la firma pur di potersi liberare dal giogo di autentico coprifuoco.
Ma andiamo avanti.
Una console videoludica portatile pre-Euro, il Sega Game Gear, partì con un prezzo di lancio di Lire 249.000, quando, a “soli” 160 Euro (quindi ben lontani dalla trita topica di “L’Euro raddoppia i prezzi) è ora possibile reperire il top di gamma della intendo, il celebre 3DS XL. Di contro, troverete i giochi per il 3DS a costi dai 29 ai 50 euro, quando le cartucce del Game Gear, negli anni ’90, oscillavano sulle 100.000 fisse.
Una pizza? Sempre intorno al 1975, dalle 1.500 alle 2.200 lire, contro l’attuale ammontare tra i 3 ed i 5 euro, comprensibile se posto, ricordate in proporzione con lo stipendio medio.
Il costo di… questo articolo per voi? Con 30-40 euro mensili, fonte Fastweb potrete abbonarvi ad un servizio Internet ventiquattro ore su ventiquattro. Lo scrivente ricorda ancora quando, negli anni ’90, la connessione costava dalle 60.000 alle 90.000 lire al mese, con la possibilità di collegarsi mediante un numero telefonico senza scatti alla risposta, quindi con un’occhio all’orologio perché non ti arrivasse uno sberlone di bolletta.
E non parliamo della nota pubblicità del “Mi ami, ma quanto mi ami?”, tesa ad evidenziare i costi delle chiamate interurbane prima degli ubiquitari cellulari.
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