Ci segnalano un articolo pubblicato il 10 Aprile 2017 sul sito ilfattodalweb.com (archive.is):
ASSURDO, VIOLENZA SU BIMBO PER UN EURO, ROM LO MASSACRA PERCHÉ LA MAMMA NON HA DATO LA MONETA DEL CARRELLO ALLO ZINGARO
ROMA: Zona Aurelio, proprio sulla via Aurelia al centro commerciale, una giovane mamma con il proprio bimbo va a fare compere.* All’uscita solita storia, pieno zeppo di zingari che vogliono elemosinare qualcosa, o magari rubare la spesa o qualche portfolio. Ma oggi abbiamo passato il limite in questa situazione di degrado.I FATTI
La giovane donna A. M. di 29 anni all’uscita dal centro commerciale, va verso la sua vettura, con il bimbo sul carrello. Deposita quanto acquistato nella sua vettura e quindi procede verso l’apposito spazio per depositare il carrello e quindi recuperare la moneta utilizzata per estrarlo. Prende il bimbo in braccio, deposita il carrello e uno ZINGARO si avvicina chiedendo la moneta. La donna lo ignora, fa finta di niente. A questo punto l’uomo comincia a urlare frasi offensive “brutta putt…. ” “Bastar…. ” e altre ingiurie. la donna non distoglie l’attenzione dal proprio figlio e prosegue in direzione della sua vettura. L’uomo, definirlo uomo ci pesa davvero tanto, si avvicina e comincia a strattonarla, la donna non reagisce, il ROM: ” Dammi soldi o ti mazzo!” e a quel punto butta la donna a terra, la colpisce con un calcio e sferra dei colpi anche al bambino.Fortunatamente dei clienti del supermercato che hanno visto la scena intervengono e lo zingaro si da alla fuga. Immediato l’intervento del 118 e la denuncia alle autorità.
Ora si spera di risalire all’identità de ROM mediante i filmati delle telecamere di videosorveglianza poste all’interno dell’area parcheggio. La prognosi è di 15 giorni sia per mamma che per il figlio.
IL SITO SI DISSOCIA DA OGNI RESPONSABILITA’ NON SAPENDO SE LA FONTE SIA ATTENDIBILE
CHIUNQUE AFFERMI IL CONTRARIO NE RISPONDERA’ DI CIO’ CHE AFFERMA
La fonte citata è l’inattendibile Gazzetta della Sera in un articolo pubblicato il 30 Ottobre 2015, e di cui ci eravamo già occupati in passato. Nel riportare la notizia entrambi i siti si macchiano di due leggerezze, imperdonabili quando si fanno maldestri tentativi di informazione malriuscita, specie in questo caso in cui ci troviamo di fronte a una bufala riciclata e già maleodorante:
– “Si rifiuta di dare una moneta a Rom e gli massacrano il figlioletto”. Si fa uso di un pronome personale complemento maschile quando il soggetto è una donna. Forse era troppo il livore necessario per scatenarne altrettanto sfruttando l’indignazione compulsiva, tant’è che la cura del dettaglio grammaticale si è rivelata opzionale;
– “All’uscita solita storia, pieno zeppo di zingari che vogliono elemosinare qualcosa, o magari rubare la spesa o qualche portfolio“. Ci teniamo a ricordare e sottolineare che il significato di portfolio è riportato da Treccani:
1. Nel linguaggio comm., pubblicazione o inserto (in un quotidiano o periodico) di materiale espositivo, illustrativo e promozionale, elaborati allo scopo di lanciare un nuovo prodotto, di presentare una campagna pubblicitaria o, in genere, una nuova attività. 2. In fotografia e nelle arti grafiche in generale, il gruppo selezionato di opere che viene presentato al possibile committente da un professionista come esemplificazione del proprio stile e delle proprie capacità tecniche.
Forse gli autori degli articoli intendevano dare una parvenza di aulicismo al loro incipit, cadendo nella confusione tra la parola incriminata e la più comune portafoglio. Oppure – anche se viene facile dubitare – si intendeva offrire uno spaccato quotidiano in cui vengono descritte persone che escono dal centro commerciale con opere sottobraccio e/o inserti pubblicitari, con zingari pronti a far strage di portfolio (sì, al plurale la parola resta invariata).
Agli autori consigliamo un ripasso di ciò che dovrebbe essere l’ABC per chiunque, specialmente per coloro che creano contenuti web. Lo facciamo con questo schema consultabile sul sito OilProject:
La notizia è una bufala, come da noi precisato in precedenza. Non vi sono fonti ad attestare la sua veridicità, solo refusi oltremodo gravi a dimostrare l’inattendibilità e la presunzione.
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