Ci segnalano i nostri contatti il seguente articolo. La narrazione ha tutti gli elementi adatti a consegnarla alla viralità, come meglio vedremo esaminandone il testo:
È scattata la denuncia per tentato omicidio nei confronti di un Romano di 30 anni, Alessio B. incensurato, che avrebbe reagito in malo modo al tentativo ripetuto di un lavavetri all’altezza di un semaforo sulla Tuscolana. A pagarne le conseguenze del suo comportamento è stato Islama Zostoca 29enne originario del Pakistan, che è stato trasportato d’urgenza all’ospedale San Giovanni.
Secondo le ricostruzioni di alcuni testimoni il lavavetri avrebbe inseguito la macchina del romano continuando a lavargli il vetro insistentemente nonostante l’uomo avesse detto di no, al che preso dalla collera sarebbe uscito immediatamente dalla macchina munito di cric e dopo averlo spintonato gli avrebbe dato un violento colpo al volto brandendolo casualmente carico di un odio medievale.
Le manette sono scattate immediatamente per il romano che rischia dai 5 ai 10 anni per tentato omicidio.
Come sempre bisognerebbe fare in questi casi, abbiamo immediatamente cercato riscontro nella stampa locale. Senza successo alcuno.
Abbiamo cercato quindi traccia dell’immagine. Ovviamente “di repertorio”, ovvero presa da un articolo del 2013 relativo alla discussione interna al Comune di Genova sull’opportunità di vietare la pratica del lavaggio vetri ai semafori.
Ormai praticamente certi che non avremmo trovato riscontro alcuno, abbiamo effettuato una ricerca internet con le parole chiave legate ai nomi dei personaggi della vicenda: “Alessio B” e “Islama Zostoca”.
Ancora una volta nessun risultato di rilievo. Anzi solo tre pagine in tutta la rete censita dal colosso di Mountain View contengono riferimento alla notizia: una è la pagina segnalataci, l’altra riporta una copia integrale del testo, immagine compresa, e la terza è una pagina di debunking gestita da un nostro caro collaboratore, ora freelance autonomo, David Puente, che continua a prestare la sua eccellente opera.
Possiamo pertanto ritenerla una bufala: evidentemente l’onere della prova ricade su chi esibisce il fatto controverso, e tale onere non è stato assolto in alcun modo.
Restiamo comunque disponibili, qualora e nella denegata ipotesi in cui siano prodotte prove dell’esistenza del fatto controverso, a darne aggiornamento ed informazione.
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