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BUFALA Robert Faurisson dimostrò che la Shoah è una menzogna? NO! – Bufale.net

Secondo un blogger che titola il suo spazio web con l’altisonante Notiziario Occulto Mondiale (copia cache) lo scrittore francese Robert Faurisson avrebbe dimostrato definitivamente che le Camere a Gas sono un’invenzione storica e che la Shoah, se avvenne davvero, uccise al massimo 500mila persone, non per via di un piano di sterminio, bensì a causa del conflitto in corso. Analizziamo quanto si afferma nel post, punto per punto.

«Non sarebbe mai esistito un piano preordinato di sterminio fisico degli ebrei, bensì un progetto per una loro emigrazione fuori dell’Europa (ad es. Madagascar o Uganda) e, in tempo di guerra, un piano di evacuazione verso i territori dell’Est appena occupati».

Si stima che vivessero in Europa 12milioni di ebrei. Lo stesso Heichmann a Wannsee auspica di sterminarne 11milioni, come confermò anche nel processo che si tenne in Israele contro di lui. I negazionisti potrebbero al massimo negare l’autenticità degli archivi. In questo caso sarebbero riusciti a invecchiarne di mezzo secolo carta e inchiostro. Considerando che si stimano tra gli 8 e i 12 chilometri di documentazione sulla Shoah, si tratterebbe di un’impresa alquanto difficile. I negazionisti Fred A. Leuchter e David Irving citano i finti diari di sedicenti ufficiali nazisti, compresi quelli di Hitler. Insomma, se qualcuno si mettesse a pubblicare i falsi diari di Provenzano e Riina, dove ammettono di essere mafiosi, questa sarebbe la prova che la mafia non esiste.

Prove ancora più tangibili sono gli archivi dei lager, i resti degli oggetti personali delle vittime, le rovine dei campi di concentramento, i denti d’oro depositati a tonnellate nelle cassette di sicurezza delle banche e tanto altro. Suggeriamo alcuni siti e pagine web per approfondire. Per cominciare abbiamo l’Holocaust Report, del Guardian. Potete consultare anche un sito in italiano: Olokaustos.

«Non sarebbero stati uccisi 6 milioni di ebrei ma un numero molto inferiore (circa 500.000), a causa delle operazioni militari, della durezza dei campi di lavoro forzato, delle epidemie di tifo e dei bombardamenti alleati sui campi di concentramento».

Verrebbe da chiedersi che fine hanno fatto i restanti 5,5 milioni di ebrei mancanti all’appello. Per non parlare degli altri 4milioni (non dimentichiamo che in totale furono circa 10milioni le vittime dei Lager) Facciamo due conti: Sono noti ad oggi almeno 35 campi di concentramento, in media avrebbero dovuto sterminare 285.000 persone ciascuno. Supponendo che le camere a gas fossero solo due per campo, dal 1941 al ’45, ed ognuna di queste avrebbe lavorato per circa 1440 giorni, otteniamo la cifra di 95 persone uccise, in ogni singola camera a gas, ogni giorno. In questi termini, stando alle prove documentali, ci sembra una quantità addirittura esigua, tenuto conto che potevano esserci ben più camere a gas per lager e che molti morirono per gli stenti e le brutalità subite.

«L’esistenza delle camere a gas nei campi di sterminio tedeschi sarebbe tecnicamente impossibile».

Potremmo rispondere sinteticamente con le parole di Pierre Vidal-Naquet e Léon Poliakov, che redassero un documento di risposta a Faurisson detto “dei trentaquattro storici”:

«Non bisogna domandarsi come un tale assassinio di massa sia stato tecnicamente possibile. È stato tecnicamente possibile poiché ha avuto luogo».

Gli autori colgono un problema logico che risale forse a Parmenide, il quale negava il movimento perché nessuno riusciva a spiegarne la possibilità. Nonostante i più autorevoli storici che la Francia potesse raccogliere avessero ampiamente dimostrato che effettivamente lo sterminio avvenne, non avendo questi le competenze tecniche per rispondere in merito alle tecniche usate, secondo Faurisson, lo sterminio non sarebbe dimostrato. Così come oggi c’è chi nega che le Piramidi fossero di origine Egizia perché non si conosce con assoluta certezza il metodo di costruzione. Dal momento che lui stesso non è un tecnico, avrebbe potuto consultarne uno. Ebbe questa occasione nel 1988, quando si presentò in qualità di consulente e testimone della difesa nel processo contro il neonazista Ernst Zündel. Il perito forense, che ebbe il compito di effettuare sopralluoghi ad Auschwitz, Birkenau e Majdanek era Fred Leuchter.

Ben lungi dall’essere competente in materia, Leuchter si dimostrò essere un autentico dilettante. Secondo la sua deposizione non c’era traccia di Ziklon-B nelle camere a gas di Auschwitz. Dal Forno 2 del famigerato lager, prelevò 32 campioni di materiale e li fece analizzare nei Alha Analytical Laboratories di Ashland nel Massachusetts. Peccato che presentò dei campioni di misura ben maggiore dei 10micron, richiesti per questo genere di analisi, dalle pareti della struttura. Infatti l’acido cianidrico (principio attivo del Zyklon-B) non penetra per più di 10micron nelle pareti. Al processo contro Zündel, il perito James Roth – colui che analizzò i campioni – sostenne quanto segue:

«Ho diluito i campioni di Leuchter per dieci, centomila volte … Se si cercano tracce di cianuro si analizza la superficie del materiale non c’è nessun bisogno di guardare in profondità perché di sicuro lì non se ne trovano».

L’imperizia nel prelevare i campioni falsò quindi i risultati. E’ interessante approfondire il motivo per cui Leuchter venne accreditato come esperto: Era un ex inventore di sedie elettriche, da lui considerate “rivoluzionarie” e camere a gas, oltre ad essere un noto simpatizzante degli ambienti neonazisti. Raccomandiamo la visione del documentario di Errol Morris, Mr. Death, dedicato alla sua vita.

«L’intera storia dell’Olocausto sarebbe un’enorme invenzione della propaganda alleata a favore dello stato d’Israele».

Non è nostro compito pronunciarci in merito, non di meno, abbiamo due esempi importanti di intellettuali ebrei che hanno criticato Israele anche per questi motivi: Ilan Pappé e Norman G. Finkelstein; quest’ultimo ha perso tutta la sua famiglia ad Aushwitz e non si sogna minimamente di negare l’olocausto, visto che ha condizionato tutta la sua vita. Lo stesso vale per Pappé. Un conto è ipotizzare che certi governi israeliani abbiano usato la tragedia dei loro padri a scopo di propaganda, un altro è negare che tale tragedia sia avvenuta. Oltre a questo facciamo notare che Faurisson partecipò nel 2006 ad una conferenza internazionale in Iran – storico nemico di Israele – patrocinata da Ahmadinejad, dedicata al negazionismo dell’olocausto.

«Nel 1978, Faurisson pubblicò un lungo articolo nel quale affermò che il Diario di Anna Frank in realtà fosse un falso, prodotto artificiosamente dal padre di Anna, Otto Frank. Il tema della veridicità del Diario è un classico topos negazionista, ma Faurisson diede alla questione un taglio pseudoscientifico mai prima così approfondito, causando molte polemiche».

Già l’ammissione che si tratti di una speculazione pseudoscientifica dovrebbe chiudere il discorso. In realtà il post non è altro che un collage che si avvale soprattutto di Wikipedia, ecco quindi spiegata la contraddizione, che palesa nell’autore scarsa perizia nel raccogliere informazioni prima di elaborare un articolo. Inoltre non effettua un copia-incolla integrale; leggiamo il resto del paragrafo da cui ha attinto:

«Nel 1986 – a seguito di profondi studi letterari e chimico-scientifici al fine di sottoporre ad analisi non solo il testo del Diario, ma anche il tipo di carta e l’inchiostro utilizzato dalla Frank – venne pubblicata un’edizione critica del Diario di Anna Frank, che riuscì non solo a dimostrare la genuinità del testo, ma fece anche cadere le varie illazioni negazioniste. Purtuttavia, Faurisson insistette nuovamente a cercare di dimostrare la veridicità dei suoi assunti, pubblicando nel 2000 una rivisitazione del suo originale articolo. Entrambi gli articoli di Faurisson sono stati analizzati e sottoposti a critica, rilevandone l’inconsistenza storica e le varie incongruenze logiche».

Il documento, firmato da Dene Bebbington, è disponibile online su holocaust-history.org.

«Ed ecco l’incredibile resurrezione della presunta camera a gas di Natzweiler-Struthof. E’ ora di finirla con la camera a gas dello Struthof e dei suoi presunti 86 gasati … L’impostura è evidente. In ogni modo una perizia scientifica condotta dal Professor René Fabre, decano della facoltà di farmacia a Parigi, ha provato che non c’era traccia di acido cianidrico, né nei cadaveri o frammenti di cadaveri accuratamente conservati a Strasburgo, né nel locale che si suppone sia servito nell’agosto 1943 a gasare, in quattro sequenze, un totale di 86 ebrei».

Dove si trova il rapporto del Prof. René Fabre? Possiamo trovare una risposta nel blog di Andrea Carancini, il quale riporta quanto sostenuto dallo stesso Faurisson.

«In France, a forensic examination of the alleged Nazi gas chamber in the Struthof camp near Strasbourg was ordered shortly after the war and assigned to Professor René Fabre, Dean of the Paris faculty of pharmacy and a toxicologist. On December 1, 1945 the professor came to a negative conclusion: he had found no traces of hydrocyanic acid where such traces ought to have been discovered, i.e. in the enclosure called “gas chamber” and in the exhaust stack of that enclosure; nor were there any such traces in the corpses left by the Germans at the University of Strasbourg’s institute of anatomy, corpses of Jews alleged to have been gassed by the camp commandant, Josef Kramer, alone, without the assistance of a single gas specialist. Lacking any training in chemistry, J. Kramer was, in civilian life, a simple accountant! The report by Professor Fabre has vanished but I personally discovered, in 1980, a document certifying the results of his study. Even Jean-Claude Pressac admitted that Fabre’s findings were negative: “The result [of toxicological testing for traces of cyanide] at Struthof was negative, which was somewhat embarrassing” (The Struthof Album, Edited by Serge Klarsfeld, [published by] The Beate Klarsfeld Foundation, New York, 1985, p. 12)».

«In Francia, un esame medico-legale della presunta camera a gas nazista nel campo di Struthof nei pressi di Strasburgo è stata ordinata poco dopo la guerra e assegnato al professor René Fabre, Preside della facoltà di Parigi di farmacia e tossicologo. Il 1 dicembre 1945 il professore è venuto a una conclusione negativa: non aveva trovato tracce di acido cianidrico dove avrebbero dovuto essere scoperte, vale a dire nel recinto chiamato “camera a gas” e nel camino di scarico di quel recinto; né vi erano tali tracce nei cadaveri lasciati dai tedeschi presso l’Università di dell’istituto di Strasburgo di anatomia, cadaveri di ebrei che sarebbero stati gasati dal comandante del campo, Josef Kramer, da solo, senza l’assistenza di nemmeno uno specialista di gas. In mancanza di una formazione in chimica, J. Kramer era, nella vita civile, un semplice ragioniere! La relazione del professor Fabre è scomparsa, ma ho scoperto personalmente, nel 1980, un documento che certifica i risultati del suo studio. Anche Jean-Claude Pressac ha ammesso che le scoperte di Fabre sono staei negative: “Il risultato [di test tossicologici per tracce di cianuro] a Struthof era negativo, il che era un po ‘imbarazzante” (Il Struthof Album, a cura di Serge Klarsfeld, [pubblicato da] The Beate Klarsfeld Foundation, New York, 1985, pag. 12)».

Insomma, Faurisson parla di un documento che non ha potuto esaminare e che sarebbe scomparso. Si basa su un secondo documento (scoperto “personalmente”) che ne certificherebbe de relato la validità. Faurisson ha “personalmente” le prove, ma sfortunatamente nessuno può verificarle. Questa secondo il negazionista è una prova. Non la mole di documentazione storica che certifica la Shoah.

Arriviamo ora ad un fatto increscioso avvenuto ai danni di Faurisson.

«Per le sue ricerche storiche e per le sue affermazioni sulle sedicenti camere a gas lo storico negazionista francese Robert Faurissson è stato aggredito più volte da commandi della comunità ebraica».

Potremmo affermare, seguendo la sua logica, che se Faurisson non riesce a dimostrarci in che modo si possa prendere a pugni una persona, o l’esistenza di questi fantomatici “commando ebraici”; non siamo tenuti a credere che sia stato davvero preso a pugni, anche se la foto e le testimonianze di chi lo ha soccorso lo confermano. Faurisson potrebbe aver messo in piedi la vicenda per farsi pubblicità. Invece ci dissociamo da questo genere di violenze. Solo perché qualcuno nega che un nostro parente è stato brutalmente ucciso in un lager, col sostegno di gruppi politici che fanno apologia dei loro assassini, questo non ci autorizza a farci giustizia da soli. Infine, anche se non siamo capaci di prendere a pugni qualcuno, riteniamo che esistano altri modi per dimostrare che l’increscioso fatto è effettivamente avvenuto. Per fortuna il metodo scientifico si può applicare anche nelle indagini della polizia e potè beneficiarne persino Faurisson.

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