In occasione della Festa della Liberazione, che ricorre ogni anno il 25 aprile, non sono mancati i dibattiti circa la messa in discussione dell’operato dei Partigiani. Tra i tanti post e articoli comparsi sulle nostre H
ome proprio nel giorno della Festa Nazionale, la pagina Facebook Lotta Studentesca Alta Terra di Lavoro, nel 2016, ha pubblicato un post riproposto dai condivisori compulsivi anche quest’anno, totalizzando quasi 13.000 condivisioni:
Questi sono i partigiani, il 25 aprile.
A guerra civile terminata, furono razziate case, caserme, cantine, scuole.
Figlie, mogli, madri ed anche nonne dei “fascisti” vennero prese, portate in piazza, rasate, denudate, violentate a turno da tutti i partigiani, seviziate, schernite pubblicamente ed infine giustiziate sul posto.
Buona “liberazione”, figli e discendenti di queste merde (successivamente decorati al valore ed oggi riuniti nell’associazione mangiasoldi “ANPI”)
Con il pretesto di parlare di una guerra fatta di morti e schieramenti contrapposti, di nuovo si tenta la strada della disinformazione. Sulla stessa onda, i condivisori compulsivi del web avevano fatto passare un’immagine umoristica per una Sasha Grey vittima dei partigiani, per non parlare del dibattito sempre aperto sul caso di Giuseppina Ghersi.
Oggi l’immagine di una donna nuda, seduta su un marciapiede e circondata da uomini – uno dei quali tiene una mano sulla sua nuca quasi a presentarla all’autore dello scatto – viene riproposta come un’istantanea che mostra l’immoralità delle azioni partigiane. Con una rapida e immediata ricerca con gli strumenti web possiamo sostenere che lo scatto non è stato fatto in Italia. Quel che vediamo è un momento di sevizie e umiliazioni perpetrate su una donna durante un Pogrom a Lwów (oggi Lviv), in Ucraina, nel 1941. In quell’anno, specialmente, le Squadre della Morte tedesche (Einsatzgruppen) specializzate negli omicidi di massa, incoraggiarono i pogrom per l’eliminazione di intere comunità ebraiche presenti nell’Unione Sovietica. Per pogrom, infatti, si intende una violenta sollevazione popolare contro gli ebrei.
Durante il pogrom di Lwów (qui documentato con un filmato in 8mm), la folla si accaniva sulle donne ebree per umiliarle in mezzo alla strada, strappando loro i vestiti di dosso e colpendole con un sadismo fatto di disprezzo e follia. Notiamo, per esempio, come la stessa donna riportata nella nostra segnalazione compaia in un’altra foto riportata dal Daily Mail:
Come riporta l’Enciclopedia dell’Olocausto:
L’Unione Sovietica occupò Lvov nel settembre del 1939, in accordo alle clausole segrete del Patto Russo-Tedesco. La Germania invase l’Unione Sovietica il 22 giugno 1941, occupando Lvov nel giro di una settimana e sostenendo poi che gli Ebrei avessero aiutato i Sovietici. Gruppi di facinorosi ucraini si scatenarono contro gli Ebrei, spogliando e picchiando donne e uomini nelle strade di Lvov. Durante il pogrom, partigiani ucraini sostenuti dalle autorità tedesche uccisero circa 4.000 Ebrei. Gli Americani ritrovarono questo filmato, in 8mm, nella caserma delle SS di Augsberg (Germania) dopo la guerra.
Insomma, i partigiani ucraini – che durante la Seconda Guerra Mondiale accolsero i Tedeschi come liberatori – e i partigiani italiani sono cose diverse. La foto mostrata dalla pagina Lotta Studentesca Alta Terra di Lavoro mostra un’ebrea ucraina torturata e umiliata durante il Pogrom di Lwów nel 1941.
Ucraina, non Italia.
Nazionalisti ucraini motivati dai nazisti, non partigiani italiani.
Bufala, non verità.
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