In molti si sono domandati se l’azienda svedese ARSU Systems esista realmente e si occupi realmente di edilizia e di isolamento termico per abitazioni grazie all’utilizzo della pelle di orsi bianchi.
Già etichettata come bufala, abbiamo deciso di verificare ulteriormente e spiegare, anche ai dubbiosi e insistenti contestatori, come stanno le cose.
Ecco il post Facebook della pagina “Siamo tutti orsi contro ARSU Systems” la quale continua a sostenere che non si tratti di una bufala:
Per tutti quelli che credono che sia una bufala e intanto permettono a questo essere indegno di maltrattare orsi polari. Ecco la sua risposta alla nostra petizione. Che schifo. #siamotuttiorsi
In merito a questa faccenda, sarebbe nata la comunità “Save the bears“, con tanto di dominio e sito internet acquistati a inizio febbraio 2015 (il proprietario del dominio, tuttavia, è oscurato nel whois).
Analizziamo le prove diffuse in rete per sostenere la presenza di una bufala.
La pagina Facebook della ARSU Systems non è in italiano, come sostiene il sito Superstarz.com.
ARSU SYSTEMS: LA BUFALA DEGLI ORSI POLARI PER IL RISCALDAMENTO – L’azienda ha anche una pagina facebook (soltanto in italiano…) e un account twitter, mentre l’indirizzo svedese corrisponde alla sede di un’azienda di traslochi a Malmoe. Il suo whois invece rimanda al Regno Unito.
La pagina Facebook è in inglese. Probabilmente l’autore dell’articolo è stato preso in inganno dalla dicitura sottostante il nome della pagina “Servizi all’edilizia e forniture edili“. Questa è una categoria aziendale, presente di default su Facebook e tradotta a seconda della lingua impostata dal nostro account. Infatti, se modifichiamo la lingua su Facebook notiamo che la scritta si trasforma in “Construction Service & Supply”.
Di seguito gli esempi di creazione di una pagina, tenendo in considerazione quella di ARSU Systems (alto a sinistra), gli esempi posti in automatico da Facebook scrivendo la lettera “S” (basso a sinistra), con la dicitura “Servizi all’edilizia e forniture edili” (in alto a destra) ed infine la visualizzazione della pagina ARSU se cambiamo la lingua da italiano ad inglese su Facebook (basso a destra).
Controllando il Whois del sito possiamo verificare quanto segue:
Ritenere il sito una bufala solo dal Whois non è abbastanza. Infatti, molti siti in lingua italiana sono registrati a nome di cittadini italiani, residenti in Italia, ma che hanno scelto società di hosting estere per ospitare i propri siti web.
Il sito Ecoo.it sostiene che non vi sia alcun profilo professionale di Hans Jansson, CEO della società svedese.
Infine, l’architetto svedese di nome Hans Jansson(lo stesso del CEO che si starebbe occupando del progetto), almeno ad oggi, non sembra possedere profili professionali consultabili online.
Sia la società che il CEO hanno un profilo Linkedin.
Ciò che potrebbe indurre al sospetto è l’esistenza di un solo “dipendente” collegato a Linkedin, ma non tutti i dipendenti del mondo usano questo servizio.
C’è da dire, inoltre, che la precedente “azienda” del signor Hans Jansson sarebbe la omonima “Han Jansoon Systems”, introvabile su Linkedin e altrove, ma probabilmente è la dicitura della sua attività di libero professionista prima di fondare la ARSU Systems.
Si. L’indirizzo Styrsögatan 6 211 24 a Malmö, in Svezia, è lo stesso indirizzo dell’azienda “Lehnkering Logistics AB“.
Considerando che l’ARSU Systems viene presentata come una Start-Up ed è probabile che, come avviene in alcune realtà nostrane, sia ospitata all’interno dei capannoni della Lehnkering.
Il prefisso del numero telefonico fornito dall’ARSU (+46 40 692 87 48) e quello della Lehnkering (+46 40 680 23 31) è sempre quello di Malmö.
Molto probabile.
Tralasciando già le buone analisi fatte dagli altri siti, seppur con qualche possibile falla, bisogna considerare altri fattori.
Effettuando i dovuti controlli abbiamo verificato che la pagina in questione ha soltanto un fan svedese (nell’immagine sotto riportata con il valore “SE”), 2 italiani (“IT”), 6 americani (“US”) e via dicendo, fino ad arrivare a ben 91 turchi (“TR”) su 145 registrati da Facebook il 2 febbraio 2015.
Probabilmente la pagina è stata volutamente gonfiata per darsi maggiore credibilità (leggi l’articolo riguardo alle pagine Facebook taroccate durante le elezioni europee).
Rendiamoci conto che è alquanto assurdo sostenere che esistano degli allevamenti di orsi polari. Nel sito dell’ARSU vengono citati ben 3256 esemplari.
Oltre al fatto che in Svezia non esistono nemmeno colonie libere di orsi polari (nel territorio norvegese si, ma si tratta delle isole Svalbard), bisogna considerate il fatto che il numero di esemplari in vita nell’intero pianeta sono tra i 20 mila e i 25 mila (fonte Polarbearsinternational.org e WWF).
Quindi, se credessimo realmente ai dati forniti dall’ARSU, e considerando le necessità alimentari di questo animale (cibo ricco di grassi e ad alto valore energetico) la società avrebbe le capacità economiche per sostenere l’allevamento di circa 3256 orsi polari, equivalenti al 13% circa della popolazione mondiale? Un allevamento del genere sarebbe documentato da qualunque associazione animalista.
Il prezzo finale del prodotto sarebbe esorbitante!
Rendiamoci conto anche del quantitativo di prodotti venduti palesati dall’ARSU: ben 42073 metri quadrati, più o meno l’equivalente di un’area di circa 205 per 205 metri (circa 8 campi da calcio con le dimensioni minime consentite dal regolamento, 45mx90m).
Tra i testimonial vediamo 3 presunti acquirenti, tra cui un presunto Franz Seehofer, tedesco di Friburgo. Avrebbe acquistato per un edificio a 3 piani in mattoni, a Reikiavic in Islanda, avrebbe acquistato il prodotto BEARRIER22 per la copertura e le pareti perimetrali e il prodotto FURPRO30 per l’isolamentl delle pareti interne.
Che caratteristiche hanno questi due prodotti? Il BEARRIER22 sarebbe fatto con pelli di orso bianco in età superiore ai 10 anni, mentre il FURPRO30 con orsi bianchi di età inferire ai 3 anni.
L’ARSU avrebbe dovuto avere già a disposizione un numero elevato di orsi di età superiore ai 10 anni, ma da dove li avrebbe presi? Dall’allevamento citato? Esso dovrebbe esistere, di conseguenza, da diversi anni, anche pochi per il solo fatto di palesare la vendita di un prodotto come il FURPRO30 con pelli d’orso di età inferiore ai 3 anni. Siccome non è dimostrato alcun allevamento del genere in un arco di tempo così vasto, l’alternativa sarebbe il furto o la caccia irregolare.
Ad oggi la caccia all’orso polare è regolata e legale per i popoli indigeni (Canada, Stati Uniti, Russia, Groenlandia) mentre solo in Norvegia è vietata ogni forma di caccia. Non essendoci altri Paesi dove è presente questo esemplare, le leggi da considerare sono proprio le loro (le informazioni sul sito Polarbearsinternational.org).
Da dove avrebbero preso gli esemplari necessari per i presunti 42073 metri quadrati di prodotti?
La tesi più plausibile sarebbe quella della bufala in tutto ciò, altrimenti a questo punto si parlerebbe di bracconaggio.
A dare maggior valenza alla falsità dell’iniziativa è la risposta data dal presunto CEO dell’ARSU Systems, il quale afferma che:
Fino ai 10 anni i nostri orsi crescono protetti in allevamenti controllati scrupolosamente.
Ma non erano stati venduti anche prodotti con pelli d’orso polare minori di 3 anni? Qualcosa non quadra evidentemente. Tale affermazione ci farebbe ancora pensare all’esistenza di un allevamento che dura da anni, ma che non è documentato da nessuna parte.
Come abbiamo detto prima, molto probabilmente si tratta di una provocazione, come potrebbe essere anche un’operazione di marketing o un sistema per studiare le reazioni della gente. Resta il fatto che gli unici a protestare, ad oggi 6 febbraio 2015, sono solo italiani.
Abbiamo effettuato una ricerca avanzata di Google specificando lingua e nazione e le parole “Arsu Systems”. Ecco i risultati:
Che sia una trovata di qualche simpaticone italiano?
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