BUFALA Merendine, gelati e bibite tossiche: il centro antitumori chiede massima diffusione – bufale.net

Ci hanno segnalato il seguente articolo, targato  Saltoquantico

Il centro Anti-tumori di Aviano ha recentemente distribuito questo dispaccio dove mette in guardia il consumatore sulla tossicità di conservanti e additivi comunemente usati, ma estremamente tossici e cancerogeni.

Chiede la massima diffusione di queste informazioni in modo che possiamo essere noi consumatori a condizionare le scelte dei fabbricanti stessi.

Condito da una foto di una sdrucita fotocopia, evidentemente rifotocopiata più volte.

Il problema, e ciò che rende particolarmente grottesco questo appello ricondiviso per oltre 300.000 volte è che  non solo non è veritiero, ma neppure recente. Non esiste alcun dispaccio del centro Antitumori di Aviano:  se esistesse, di certo non prenderebbe la forma di un fogliaccio plurifotocopiato e fatto    girare a mano dai  consumatori.

Soprattutto, se esistesse, il Centro Antitumori di Aviano non avrebbe dovuto rilasciare  una sua  nota per  sconfessare la bufala attribuitagli ed invitare gli utenti a raccogliere le corrette informazioni attraverso canali ufficiali .

La bufala infatti deriva da una antica leggenda metropolitana, precedente la stessa diffusione di Internet e che grazie alla stessa ha potuto resuscitare tornando a nuova vita.

Già nel 2014 la Fondazione Veronesi  aveva dovuto riattivarsi per combattere la versione 2.0 dell’antica bufala, che ci rimanda ai tempi delle  Catene di S.Antonio fotocopiate e spedite per posta ordinaria.

Durante tutto il mese di maggio sono pervenute in redazione diverse richieste di chiarimento riguardanti un presunto comunicato emesso dal Centro Tumori di Aviano. Il contenuto, dai toni allarmistici, invita a boicottare diversi prodotti alimentari che conterrebbero sostanze altamente tossiche. Non solo, visto il mezzo utilizzato per darne comunicazione (mail), gli autori invitano a far circolare il più possibile la notizia. Cosa c’è di vero? Nulla. Ecco perchè:

ORIGINI FRANCESI- La bufala della tossicità degli additivi nasce più di trent’anni fa in Francia. Attraverso un’opera di incessante volantinaggio si diffuse in poco tempo in tutta Europa. Firmatari della comunicazione erano i medici oncologi dell’inesistente ospedale francese di Villarjuif (esiste a Parigi il Villejuif, un centro ospedaliero di grande prestigio scientifico). Tra gli additivi segnalati come altamente pericolosi vennero inseriti la clorofilla, componente contenuto in tutte le verdure, e il carbone vegetale. Non solo, tra le sigle presenti nella “black list” compariva anche l’E125, additivo inesistente.

CONTINUA EVOLUZIONE- Alla versione francese ne corrisponde una italiana, in continua evoluzione, firmata da qualcuno che si spaccia per il responsabile del Centro Tumori di Aviano. Nell’ultima versione, quella pervenuta anche in redazione, oltre ad una serie di prodotti da boicottare viene suggerito caldamente di non assumere nessun alimento contenente l’additivo E330, ovvero, sempre secondo gli autori della bufala, il glutammato monosodico.

ERRORI BANALI- Ad un’attenta analisi risulta chiaro ed evidente che il comunicato è un falso colossale. L’additivo E330, quello che gli autori indicano con il nome di glutammato monosodico, è in realtà l’acido citrico. Contenuto in molti frutti, limoni e arance soprattutto, è anche uno dei metaboliti che le nostre cellule producono nel metabolismo aerobico. In realtà si potrebbe contestare che, nella foga di comunicare gli eccezionali risultati, gli autori volessero scrivere E621, ovvero il glutammato monosodico. Anche qui però si sbaglierebbero. Questa sostanza è tra le più studiate del panorama alimentare. Utilizzato in industria come aromatizzante (dadi) e, in alcune culture, come vero e proprio condimento da tavola, centinaia di ricerche e numerose valutazioni di carattere scientifico sono giunte alla conclusione che il glutammato monosodico può essere utilizzato per esaltare il gusto degli alimenti senza nessun rischio per la salute.

Quello che la Fondazione Veronesi ci sta essenzialmente spiegando è che non solo  la fotocopia usata come base dell’articolo è  una bufala antiquata, traduzione di una bufala francese, ma addirittura chiunque fosse a conoscenza dei più elementari principi di chimica, avrebbe potuto notare come nella “lista degli elementi cancerogeni” l’anonimo bufalaro d’epoca sia riuscito ad inserire  l’acido citrico, componente del succo di limone… proprio quella sostanza che in altre bufale simili viene descritta come una panacea universale.

Nextquotidiano, a puro fine di archeologia della bufala, ci riporta una versione ancora precedente dell’appello, che coinvolgeva come sponsor l’ENEA  e che raggiunse l’apice del volantinaggio negli anni ’90.

La bufala è plurima quindi: l’appello non è vero, né recente, e neppure distribuito dal Centro Anti-Tumori di Aviano.

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