Siamo stati sconvolti quando la mano invisibile dei viralizzatori ha accusato la Lega del Filo d’Oro, ente per l’assistenza ai bambini sordociechi, di spargere pericolosi veleni, e siamo rimasti altrettanto sconvolti nel riscontrare questa segnalazione da parte di informazionebycuriosity, “Un nuovo sito by wordpress” (ovvero, la solita struttura WordPress col minimo indispensabile per viralizzare)
I dati che ci arrivano sono davvero spaventosi, e se confermati, potremmo quasi osare dire di trovarci davanti ad una vera e propria truffa!
In Italia, solo per gli stipendi e le campagne promozionali si brucia quasi la metà dei soldi raccolti.
Per non parlare dei costi delle strutture, che proprio in Italia sono tra i più elevati, basti pensare solo alle megaville che Unicef possiede a Roma.
Altra stranezza riguarda il fatto che, in Italia, Unicef non destini nemmeno un euro dei suoi doldi ai piccoli profughi che giungono sulle nostre coste. Eppure in altri parti del Mondo Unicef è molto attivo in tal senso.
Il punto è che i soldi di Unicef Italia, nel nostro paese, finiscono quasi tutti bruciati tra costi dell’associazione e burocrazia.
Senza dimenticare che il comitato centrale di Ginevra gestisce quest’associazione mondiale senza dare conto a nessuno, senza lasciare libertà di scelta ai singoli comitati nazionali.
Basti pensare che, un paio di anni fa, alcuni consiglieri Unicef proposero a Ginevra di destinare almeno il 5% dei soldi raccolti ai bambini indigenti italiani. Ma da Ginevra non è mai giunta nessuna risposta!
In pratica la filiale italiana viene semplicemente usata come “cassa” alla quale attingere per finanziare i progetti nel Terzo Mondo.
E intanto i donatori italiani continuano a subire una vera e propria truffa!
Il giochino è sempre quello: l’anonimo narratore dice di aver ricevuto dei dati, ma indica come “Fonte” un contenuto altrettanto anonimo ed altrettanto privo di fonte, astenendosi, peraltro, dall’indicare ogni fonte primaria e verificabile relativa alle proprie affermazioni, nascondendosi dietro l’ombrello bucato di una formula dubitativa.
“Se confermati”… però nel frattempo lancio con pretesa impunità le mie accuse.
Siamo al livello del pettegolezzo-radice di ogni leggenda urbana, allo stadio base “Di mio cugino mi ha detto che all’UNICEF rubano i soldi degli italiani, ma putroppo ora non può fornirvi i dati perché nel frattempo è morto/i poteri forti gli permettono di dirlo”.
Per tamponare poi l’evidente debolezza di questa bufala, la viralità aggiunge una chiosa in fondo basata sul caposaldo primario dell’Analfabetismo Funzionale: il riferimento all’esperienza empirica
Non si è mai vista una bandiera Unicef in nessuno tra le migliaia di sbarchi in Sicilia, Calabria e Sardegna. Oltre mezzo milione di bambini, spesso non accompagnati, accolti dai volontari e da altre associazioni non governative. Dove è l’Unicef così attivo in qualsiasi emergenza umanitaria in qualsiasi parte del mondo?
Dagli anni ’70 ad oggi sono stati raccolti dal Comitato italiano Unicef oltre 2 miliardi di euro, ma per l’assistenza ai bambini italiani o ai figli degli immigrati sbarcati sulle nostre coste non è stato speso neanche un centesimo.
“Non abbiamo visto bandiere UNICEF, quindi l’UNICEF aiuta solo i bambini stranieri”
A parte il fatto che le bandiere UNICEF, a pensarci, non hanno alcun senso, sarebbe bastato notare che la stessa UNICEF si è mossa a smentire, una per una, le molteplici bufale ai suoi danni, già in tempi non sospetti e, al contrario dei viralizzatori, allegando fonti più certe che “me l’ha detto un tale” e “io non ho visto la bandiera UNICEF”
Ma andiamo con un poco di ordine
“Megaville”, l’emblema del lusso.
Quando vuoi aggredire qualcuno, basta inventarsi il possesso da parte sua di una “megavilla” per renderlo origine di ogni male.
UNICEF ha deciso di affidarsi ad Internet per trasformare in fondi per i propri progetti gli immobili ricevuti in donazione ed in eredità e, per portare a termine questo progetto mai realizzato in nessun altro Paese, sceglie Immobiliare.it.
«Grazie alla generosità di molti donatori l’UNICEF è stato beneficiario di diverse proprietà in tutta Italia» ha dichiarato Davide Usai, Direttore Generale del Comitato Italiano per l’UNICEF. «Per ripagare la fiducia di queste persone così vicine ad UNICEF abbiamo l’obbligo di cedere quanto prima gli immobili al fine di devolvere i proventi per i nostri progetti nel mondo. Per rendere veloce ed efficace questo processo ci siamo affidati al web e alla grande esperienza di Immobiliare.it, per noi un partner fondamentale in questa iniziativa che fin dall’inizio ha condiviso a pieno i nostri valori.»
Grazie alla collaborazione fra Immobiliare.it e UNICEF Italia, da oggi sono disponibili oltre 20 immobili (di cui 10 già online alla pagina www.immobiliare.it/unicef) che, affidati al network di professionisti selezionato dal portale, andranno sul mercato godendo della grande visibilità che solo il web può offrire.
Ci sono immobili frutto nella disponibilità dell’UNICEF? Sì, frutto di donazioni spontanee
Vengono usati per arricchire l’associazione? No, vengono alienati e reinvestiti.
Che l’UNICEF abbia moltissimi programmi nei paesi emergenti del mondo, dove la vita dei bambini è oggettivamente impossibile, è un dato di fatto trasparente e per niente nascosto.
Richiedere il contrario significa ricadere nel capzioso paradosso per cui se aiutiamo l’infanzia in difficoltà una volta arrivata sul suolo nazionale non stiamo aiutando i poveri a casa loro, ma se li aiutiamo a casa loro, “Ecco che non spendono i soldi in Italia, ladri!”
Ma anche così, nella stessa pagina citata, potrete trovare diverse fonti, e documentate, sui progetti educativi sul suolo Italiano, sulle azioni per i diritti dell’Infanzia, e sul metaprogetto “Italia per i Bambini”, un collettore di molteplici iniziative edinvestimenti dedicatia scuole, ospedali e case di accoglienza per i bambini.
Avrete tutti notato la facilità nel reperire simili informazioni e verificarle: anche gli enti beneficati sono rigorosamente elencati, ed i più scettici tra voi, che sono pronto a scommettere inevitabilmente si faranno vivi nei commenti lodando le virtù della “controinformazione” contro “l’informazione di regime” (cosa, di per sé, insensata), farebbero meglio ad usare quel tempo per contattare gli enti rigorosamente elencati nei documenti a supporto forniti da UNICEF e, nel caso, valutare di fare ammenda per i danni che la loro condotta ha causato alla beneficienza donando qualcosa.
Siamo più che altro, ancora una volta, sconvolti da come dieci minuti di approfondimento sembrino ormai sempre meno alla portata del lettore medio, che preferisce pochi secondi di condivisione compulsiva del nulla.
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