Un esempio è dato dalla bufala di Facebook e della Convenzione di Berna per la Privacy, che se in una prima versione si limitava a sciorinare una serie di normative inapplicabili, in una versione successiva introduceva rocambolescamente come soggetto distributore della bufala tutti gli avvocati e anche la Finanza.
Lo stesso identico destino è appena arrivato alla vecchia bufala dei segnalatori GPS.
La versione che ci è pervenuta in queste ore, mediante copincolla sui social e su Whatsapp è la seguente:
Comunicato ASCOM
ATTENZIONE,
IN QUESTI GIORNI VENGONO DISTRIBUITI DEI PORTACHIAVI DA AGGANCIARE ALL’INTERNO DELLA VOSTRA AUTO; LE PERSONE VE LI OFFRONO GRATUITAMENTE PRESSO I PARCHEGGI O I DISRIBUTORI DI CARBURANTE. NON ACCETTATELI…ESSI CONTENGONO UN MICROCHIP ALL’INTERNO DEI GADGET.
QUESTI DELINQUENTI POI VI SEGUONO FINO A CASA E VENGONO A CONOSCENZA DEI VOSTRI MOVIMENTI PER EFFETTUARE INTRUSIONI E FURTI.
SECONDO LA POLIZIA SI TRATTA DI BANDE DI RUMENI.
DIVULGARE, PER LA SICUREZZA, ANCHE AI VOSTRI PARENTI.
Fallo girare
Sostanzialmente è la vecchia versione, alla quale sono stati appiccicati posticciamente i nomi dell’ASCOM e della Polizia per cercare di ammantarla di viralità.
Il lettore distratto, sulla fiducia, dirà “Perché ASCOM e Polizia dovrebbero mentirmi?”
Semplice: perché ASCOM e Polizia di Stato non hanno mai proferito una simile menzogna.
L’origine della bufala, come dettagliavamo nel nostro precedente articolo a cui rimandavamo, veniva registrata dal Corriere della Sera nel 21 dicembre 2012 (usare il motore di ricerca interno per il reperimento) con la seguente forma:
«In questi giorni nelle aree di parcheggio e nei distributori di benzina alcune persone vi regalano assolutamente gratis portachiavi per la macchina o la moto, non accettateli assolutamente o buttateli via: al loro interno c’è un microchip che segnala la vostra presenza in casa, quando uscite loro sono al corrente di dove vi troviate in quel preciso momento e possono entrare nella vostra abitazione senza preoccupazioni. Questa è l’ultima pensata di alcuni malviventi dell’Est Europa per fare furti nelle nostre case»
In realtà che la cosa sia poco probabile è evidente. Anche le forze dell’ordine, che pure hanno ricevuto nei giorni scorsi qualche segnalazione del genere da parte ci cittadini spaventati, lo confermano. Come potrebbero eventuali malviventi sapere se la persona porta addosso o in borsa il portachiavi? Dovrebbero prima pedinare tutti quelli cui hanno consegnato l’oggetto traditore per sapere se davvero lo usano o lo hanno dimenticato in fondo a un cassetto. E comunque dovrebbero partire dal presupposto che la possibile vittima del furto in casa viva da sola: perché altrimenti nell’appartamento potrebbero esserci altre persone, magari molto più «pericolose» del portatore del portachiavi. A meno di non limitare la consegna a anziani soli, ma come si fa a saperlo? Oltre che truffatori e ladri i presunti criminali dovrebbero essere anche indovini, insomma.Questa dei portachiavi con rilevatore Gps è solo l’ultima della lunga serie di bufale che girano da anni sulla rete.
Quindi, nel 2012 la stessa Polizia di Stato ha stroncato la versione 1.0 della bufala, quella in cui fantomatici ladri dell’Est distribuivano portachiavi con lo scopo di tracciare le case da derubare.
Gli elementi di debolezza di questa versione erano evidentissimi: provate a cercare Localizzatore GPS su Amazon.
Nel range di prezzo dai 4 ai 10 euro troverete solo gingilli che necessitano di essere interfacciati a cellulari Bluetooth per funzionare: oggetti dal raggio di azione potenzialmente infinito, tracciabili mediante GPS o altri mezzi atti a rintracciare individui o cose distanti sono molto più costosi, salendo di prezzo nel range dei 40 euro.
Ora immaginate questa gang dell’Est in grado di accedere ad una tecnologia che gli consenta di fabbricare localizzatori GPS a basso costo, così tanto da poter produrre enormi quantità degli stessi e regalarli ad un numero imprecisato di persone allo scopo di riuscire ad ottenere anche solo il provente di una rapina.
Con una simile tecnologia farebbero molto prima a brevettare e vendere il loro prodotto, destinandolo al mercato della sicurezza per bambini ed animali domestici, diventando in brevissimo tempo miliardari e scacciando per sempre dal mercato i localizzatori Bluetooth, diventati a quel punto inutili ed obsoleti.
Peraltro, a dare retta alla versione 1.0 della bufala, simili gingilli sarebbero alimentati da batterie eterne che non necessitano ricarica e possono sostenere l’intero gingillo a tempo indeterminato. Beninteso, un simile dispositivo sarebbe, nuovamente, un unicum in grado di rivoluzionare il mercato per sempre, e questi ipotetici ladri dell’est diventerebbero due volte miliardari vendendo le loro rivoluzionarie batterie ai maggiori produttori di telefonia mobile per creare devices che, con una sola carica, diventerebbero longevi tanto quanto il loro proprietario.
Nondimeno, come dicevamo la prima volta, se un simile oggetto vi sembra troppo fantastico per essere vero, e perché lo è.
Paolo Attivissimo registrò negli stessi anni una versione 1.5, attribuita alla Sezione dei Circolazione del Canton Ticino, che in realtà era semplicemente la versione 1.0, improvvidamente ricondivisa da una dipendente della sezione e usata per questo da chi aveva ricevuto la bufala come schermo e prestanome.
Siamo così alla versione 2.0, del 2014: i Ladri dell’Est vengono sostituiti dagli zingari, per cavalcare il diffuso antitziganismo di quegli anni, e la bufala viene resuscitata uguale, e da noi debunkata.
Ora siamo alla versione 2.5: il testo ritorna quello della versione 1.0, e quindi i ladri tornano ad essere non meglio precisati Rumeni.
L’argomento di autorità porta, nonostante la stessa Polizia di Stato nel 2012 si sia attivata al debunking della notizia, a inventare una presunta asseverazione di Polizia di Stato ed ASCOM: nel chiederci come mai l’Associazione dei Commercianti dovrebbe interessarsi di simili, vi ricordiamo che entrambi gli enti hanno loro canali istituzionali, solidi e di reputazione, e non avrebbero bisogno di chiedervi di “far girare” la notizia come il peggiore dei viralizzatori bufalari.
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