Immaginate di essere accostati in un vicolo buio da un sospetto simile al celebre “Uomo che Fuma” di X-Files, che vi annunci di essere alla scoperta di un grande complotto che sicuramente sarà insabbiato presto. E ve lo rivela. E poi lo rivela a quello che passa dopo di voi. E poi quello ancora, finché il complotto non diventa una specie di perverso segreto di Pulcinella.
Alla vostra richiesta di spiegazione il soggetto tira fuori uno stampato da Internet e dice “Ecco le mie fonti, un sito che ho letto stamane”
Non avreste per un attimo qualche sospetto? O quantomeno la sensazione di trovarvi di fronte a qualcosa di profondamente errato?
Conoscerete purtroppo tutti la storia: S.Z., piccola bambina di Trento, viene inizialmente ricoverata in ospedale il 13 Agosto per una forma diabetica.
Tre giorni dopo, riporta il Corsera, il perdurare delle sue condizioni di debilitazione spingono i genitori a ricoverarla in terapia al Santa Chiara di Trento, dove rimarrà dal 16 al 21.
La stessa struttura ospita anche due piccoli fratellini del Burkina Faso, affetti da malaria.
Comunque, il 21 S.Z. viene dimessa, ma il 31 le sue condizioni peggiorano: febbre alta e mal di gola piagano il suo corpicino già indebolito dal diabete infantile, ma nessuno pensa alla malaria. Come potrebbero? La malaria non dovrebbe avere (più) luogo a Trento, ed i due fratellini erano ricoverati in altra stanza, senza contatti diretti.
Viene così rimandata a casa e messa sotto antibiotici per due giorni.
Errore verosimilmente fatale, come riporta il Corsera:
Da quando è salita la febbre (sembra già fra giovedì e venerdì scorsi) a quando si è arrivati alla diagnosi esatta (passaggio dal pronto soccorso incluso) sono passati giorni preziosi. Per capire quanto preziosi basti pensare che ogni 48 ore i parassiti si decuplicano. E in più il fisico di Sofia era già debilitato dal diabete. Nessuno ha collegato la febbre alla malaria, semplicemente perché la bimba era stata in vacanza a Bibione, non in Africa. E perché di quelle zanzare dalla puntura mortale in Italia non c’era traccia da molti decenni. Fino al giorno e al luogo dove la cattiva sorte aveva dato appuntamento a Sofia.
Per un malato di malaria 48 ore sono la differenza tra una pronta guarigione ed una guarigione difficoltosa: per una bambina gracile ed indebolita dal diabete, quarantotto ore sono tutto quello che separa la vita dalla morte.
Ma la storia della piccola S.Z., purtroppo, non finisce qui.
Da un lato abbiamo le autorità, desiderose di fare ordine e capire come il parassita della malaria sia arrivato nel corpicino di S.Z. e se vi siano responsabilità a carico di altre persone coinvolte in questa turpe e tristissima storia.
Come riporta NextQuotidiano, la pistola fumante, escluse trasfusioni di sangue infetto (mai avvenute) o la rara ipotesi di una zanzara autoctona parrebbe essere nel vettore usuale: come sgradito souvenir i fratellini del Burkina Faso e la loro famiglia avrebbero potuto portare una o più zanzare nel loro bagaglio, liberatasi all’arrivo e in grando di portare il suo carico mortale.
Dall’altro lato abbiamo il complottismo, la viralità, chi davanti alla morte di una piccola inerme non arresta una fame bulimica ed atavica di “clicca e condividi”.
Abbiamo la blogosfera che, estratto da NextQuotidiano un file audio girato su gruppi antivaccinisti su WhatsApp e già sottoposto a rigoroso debunking dai colleghi dell’autorevole testata ne cava fuori un turpe canovaccio.
Abbiamo il nostro archivio storico pieno di bufale cotte con lo stesso metodo: prendi una voce narrante ed anonima, falle leggere un copione scioccante a base di complotti, qualche zio maresciallo e mettiti in disparte a vedere di nascosto l’effetto che fa.
La storia senza capo né coda è narrata da una voce con un vistoso accento che parla di un non meglio precisato “amico di famiglia che ha degli amici” che, in una specie di telefono senza fili elvetico racconta che
“I genitori, non avevano mai vaccinato la bambina […] spaventati da ‘sto decreto l’hanno portata a fare tutti i vaccini a Brescia. Morale della favola, ‘sta bambina praticamente… è viva con le macchine. Sapete cosa le hanno detto i medici a Brescia riguardo a questo coma? È stata punta da una zanzara africana […] I genitori gli hanno detto che il malessere gli è venuto subito dopo i vaccini”
Facciamo finta per un attimo di credere che esista un metodo per esaurire un intero calendario vaccinale in una mezz’oretta scarsa: noterete che in questa narrazione nessun elemento collima con la verità storica dei fatti.
Il malessere non può essere venuto “subito dopo i vaccini” dato che abbiamo appena visto, dati alla mano e tutti certificati, che la morte della bambina è avvenuta dopo una via crucis lunga giorni in cui la stessa era stata ricoverata prima a Portogruaro per una forma di diabete infantile, poi trasferita a Trento e infine a Brescia, o, citando NextQuotidiano
Secondo i no-vax la bambina sarebbe morta “tre giorni dopo i vaccini obbligatori”. In realtà la ricostruzione della vicenda è differente. Il 13 agosto S. Z. è stata ricoverata all’ospedale di Portogruaro per una forma diabetica e dal 16 al 21 agosto è stata presa in carico dal reparto di Pediatria dell’ospedale di Trento. Il 31 è tornata al pronto soccorso di Trento con una febbre alta. Diagnosi: laringite. Il 2 settembre nuovo ricovero ma intanto la biologa del laboratorio di analisi cliniche aveva effettuato delle analisi, riscontrando la presenza del plasmodio, il microorganismo parassita della zanzara che trasmette la malattia.
A meno che quindi la parola “subito” non indichi un periodo lungo dal 13 agosto fino al 31, qualcosa è seriamente sbagliato in tutto questo, e bene sarebbe posare per un attimo il facile complottismo e, per una volta, fare silenzio davanti alla morte di una bambina.
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