Un altro pezzo importante dell’Italia è stato ceduto, anzi no: SVENDUTO alla Cina.
Trenitalia ormai non è più di nostra proprietà e di Italia ha ben poco ormai… Potremmo quasi chiamarle TreniCina ma forse sarebbe troppo duro da sostenere il raffronto…
Entro fine mese tutto questo sarà ufficiale e le ferrovie dello stato saranno nelle mani di Pechino.Trenitalia S.p.A. è un’azienda – fino a ieri – partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane, ed è la principale società italiana per la gestione del trasporto ferroviario passeggeri. Ma ora le cose stanno per cambiare, definitivamente.
Non bastavano i tanti negozi Made in Cina presenti in vari angoli delle nostre città e forse non bastavano neppure le importazioni di pomodoro cinese…Ora gli abbiamo regalato anche i nostri treni… Alla fine di tutta questa crisi, resterà qualcosa di italiano? O magari si venderanno anche noi cittadini al primo offerente? Vuoi che questi non ci barattino con l’ISIS in cambio della loro immunità?! Mah… sta di fatto che ci stiamo sbriciolando pezzo pezzo pezzo, ci stiamo privando della nostra identità.
Lunedì, infatti, verranno pubblicate dagli analisti delle banche del consorzio di collocamento le ricerche che consentiranno di fissare le prime valutazioni della società, facendo scattare la cosiddetta fase di pre-marketing che durerà per tutta la settimana. La cosa che più sconcerta è che la privatizzazione di Trenitalia alla Cina è stata considerata come un’ ancora di salvezza. In questo modo le ferrovie italiane saranno in grado di mantenere gli impegni presi ed assicureranno una crescita cospicua. Ma siamo certi?
L’ unica cosa certa è che, oggi come oggi, anche le nostre ferrovie ci hanno abbandonato come se fosse merce di scambio e sono state cedute al prezzo di qualche accordo ai Cinesi…Resterà qualcosa di Italiano in Italia?
Pechino si prepara a entrare nel capitale di Trenitalia in occasione dell’Ipo che dovrebbe prendere il via il prossimo 12 ottobre. Un fondo sovrano cinese, forse China Investment Corporation o People’s Bank of China (presente quest’ultima nel capitale di molte società italiane, come Eni ed Enel), è pronto a rilevare una quota, tra il 2 e il 5%, della società dei trasporti. L’interesse è stato espresso in occasione degli incontri che il management della società e le banche del consorzio di collocamento (Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Citigroup, Mediobanca, UniCredit i global coordinator; UniCredit e Imi i responsabili del collocamento, Mediobanca lo sponsor. Rothschild è advisor finanziario di Rothschild è advisor finanziario di Poste Italiane, Lazard è advisor finanziario del Mef) hanno avuto negli ultimi mesi con gli investitori, in particolare quello che si è tenuto a New York lo scorso 14 settembre.
La motivazione del fondo cinese sarebbe più elevata rispetto all’apprezzamento manifestato da fondi sovrani di altri Paesi (arabi o nordeuropei) anche in considerazione della crisi che sta attraversando ora la Cina. L’esplosione della bolla speculativa sul mercato mobiliare locale sta spingendo i capitali cinesi fuori dai confini nazionali alla ricerca di rendimenti interessanti e di lungo periodo. Questa logica guida anche i fondi sovrani del paese.
Un medley acchiappalikes di populismo nefasto, appelli al Made in Italy strumentali alla viralità e vaghe accuse verso il nemico popolare di turno, dagli arabi ad uno “Yellow Peril” che ormai somiglia negli occhi dei viralizzatori sempre di più a personaggi oscuri e fantastici come i cattivi orientali dei serial pulp e fantascientifici del secolo passato.
Nel tentativo di dare credibilità all’articolo inoltre il viralizzatore dietro Libero Giornale ha deciso di riciclare di peso una creazione altrui, prendendo pezzi di un articolo di Jedasupport dedicato alle Poste Italiane (a sua volta ottenuto alterando e mistificando alcuni brani del Sole 24) e sostituendo tutte le iterazioni del termine Poste Italiane con Trenitalia.
Che i creativi dietro le Camere dell’Eco stiano finendo la fantasia?
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