DISINFORMAZIONE – ISIS sta vendendo al mercato di Mosul le donne cristiane rapite – Bufale.net
Barbara ci segnala un articolo di ImolaOggi che riporterebbe la notizia della vendita delle donne cristiane rapite dagli ISIS e vendute al mercato di Mosul.
Iniziamo subito con analizzare le immagini.
La foto in alto è già stata pubblicata da altri siti nel 2013, non è quindi possibile riferirla ai fatti citati. Ma c’è di più.
In realtà la prima foto è stata scattata in Libano, dove viene rappresentata una rievocazione della battaglia di Kerbela.
La seconda la sbufaliamo con un sito iraniano, il quale conferma che la foto è scattata in Libano (l’articolo ha data inizio 2014). Già allora veniva usata per una bufala sulla Siria.
Analizzando l’articolo avremmo due fonti: la prima sarebbe Souad Sbai, giornalista e politica italiana (prima parlamentare del PDL, ora Lega Nord) di origine marocchina. Siamo andati nel suo sito personale, e per ora troviamo il copia incolla di questo articolo pubblicato da ImolaOggi e a sua volta copiato e incollato da Adnkronos. Insomma, un loop. Stesso articolo è stato pubblicato dal sito Al Maghrebiya (nel sito in italiano) che su Wikipedia viene collegato alla Sbai.
Nessun link fonte e nessuna foto nel sito di Souad Sbai. Eppure la Sbai dice: “Le foto che ritraggono le donne rapite velate integralmente, incatenate e minacciate da integralisti armati di spada, dovrebbero far riflettere il mondo intero su quale catastrofe è in corso nel quadrante mediorientale”. Quali foto?
Da notare una cosa. Nel comunicato di ImolaOggi è stata cancellata una parte di testo, ancora presente sul sito si Sbai e su Adnkronos: “citando un comunicato della Mezzaluna Rossa”. Perché cancellarla? La prova della cancellazione sta nel fatto che lo screenshot pubblicato in questo articolo è stato fatto nella giornata di sabato, 9 agosto, e domenica 10 agosto non è più presente.
Per informazione, la Mezzaluna Rossa è praticamente l’equivalente della nostra Croce Rossa.
Sono andato nei siti della Croce Rossa internazionale e della Mezzaluna Rossa, cercando comunicati che citassero Mosul. Dal sito International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies non c’è alcun comunicato su donne vendute a Mosul. Dal sito della Mezzaluna Rossa irachena non si trova alcun riferimento a Mosul e alla vendita di schiave. Mi domando ancora dove siano le foto citate dalla Sbai.
Cercando riferimenti su un presunto comunicato della Mezzaluna Rossa irachena, mi imbatto nel sito Iraqinews il quale riporterebbe la notizia delle donne cristiane catturate e forse portate per essere vendute come schiave. A dirlo sarebbe l’Assistente Segretario Generale dell’associazione della Mezzaluna Rossa irachena, Mohammed Alkhozai. Cerco nuovamente sui siti della Mezzaluna Rossa qualche riferimento a Mohammed Alkhozai, Mosul e le donne vendute come schiave. Non trovo niente.
Restando all’articolo pubblicato dal sito Iraqinews, la storia riguarderebbe un centinaio di famiglie rapite all’aeroporto di Tal Afar, dove gli uomini sarebbero stati uccisi e le donne cristiane portate in un luogo sconosciuto probabilmente per venderle come schiave. Nessun riferimento ad un presunto mercato di Mosul.
Poi però mi rendo conto che il nome “Mohammed Alkhozai” riportato sul sito Iraquinews è sbagliato (o si scrive in più forme)! Con il nome corretto, Mohammad Al- Khuza, trovo finalmente il comunicato tanto citato dal sito della Mezzaluna Rossa irachena (anche in lingua locale):
Iraqi Red Crescent Society declared that gunmen detained more than 100 family all of them are women and children after killing men at the airport of Tal Afar. Assistant Secretary General of IRCS , Mohammad Al- Khuza’e commented on that by saying : ‘‘ we received information about gunmen detained more than 100 Shiite , Christian , and Yazidi family inside Tal a’far airport after killing all the men of these families. Adding :’’ that the armed groups took away a number of Alaesideat women and detained them as captive. clarifying : ‘’ that IRCS as a humanitarian organization strongly condemns these heinous crimes which committed against unarmed civilians and considered these crimes a serious violation against humanity.
In poche parole, ci sono state più di 100 famiglie (cristiane, sciiti e yazidi) sequestrate all’aeroporto di Tal Afar, gli uomini sono stati uccisi mentre le donne e i bambini portati via. Nessun riferimento alla vendita come schiave, al contrario di quanto riportato da Iraqinews, e nessun riferimento al mercato di Mosul, come riportato dagli altri siti in giro per il mondo (ImolaOggi e Adnkronos inclusi).
La ricerca non finisce qui. Trovo svariati siti in lingua inglese, tra cui uno che citerebbe come fonte un sito in arabo che riporta la prima foto pubblicata anche da ImolaOggi e riportando come fonte sempre “Mohammed Alkhozai” della Mezzaluna Rossa irachena.
ImolaOggi, dopo aver tolto il riferimento alla Mezzaluna Rossa, riporta un video della parlamentare irachena Vianne Dakhil durante un suo intervento lo scorso 5 agosto 2014, quasi a dare valenza a quanto scritto nell’articolo. Ve lo ripropongo con i sottotitoli in inglese (è facilmente rintracciabile anche sottotitolato in lingua francese).
La parlamentare denuncia il genocidio che si sta compiendo nelle zone colpite dagli ISIS, ma non fa alcun riferimento ad un mercato a Mosul, rimanendo generica in merito alla vendita delle donne come schiave (non solo cristiane). Anche se l’intervento è stato fatto il giorno dopo il comunicato della Mezzaluna Rossa, la parlamentare non fa alcun riferimento al rapimento delle donne all’aeroporto di Tal a’far, ma fa un quadro generale del genocidio in atto nel Paese.
CONCLUSIONI
Ritrovato il comunicato della Mezzaluna Rossa irachena non trovo alcun riferimento alla vendita delle donne come schiave al mercato di Mosul. L’unica fonte che annuncia la vendita delle donne come schiave, donne non solo cristiane ma anche di altre religioni, è la parlamentare irachena che però non fa alcun riferimento sul luogo della vendita (il mercato di Mosul, appunto).
Il sequestro e il massacro è realmente accaduto, le donne sono state rapite, ed è probabile che possano essere vendute come schiave se consideriamo l’intervento della parlamentare irachena. Tuttavia da queste due fonti principali sono nati articoli riportanti dati inesistenti, dichiarazioni mai fatte che hanno alterato la notizia, arrivando a sostenere la presenza di donne incatenate, velate integralmente e minacciate con la spada grazie a delle foto che non hanno nulla a che vedere con i fatti citati (che ripeto, erano foto di una rievocazione e sono state utilizzate per raccontare episodi simili in Siria, anche essi sbugiardati da altri siti in lingua araba).
Ricordiamo che alterare le notizie, ingigantendole o “colorandole” per renderle più virali, è disinformazione.
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