Ci segnalano i nostri contatti un presunto articolo di Il Messaggero, intitolato Intercettazione schock (sic!) tra Salvini e Di Maio.
Ovviamente, si tratta di una fake, una bufala della quale ci chiediamo cosa pensi il Messaggero, sia nei confronti dell’anonimo creatore che delle orde di indinniati che, fomentati dall’Intercettazione schock e senza notare il grossolano errore grammaticale si sono scagliati come un esercito di caproni contro la testata.
Il nostro viralizzatore ha deciso semplicemente di procarsi una scansione di un articolo di Alberto Gentili intitolato Di Maio tenta il blitz sulle pensioni alte ma Salvini lo ferma, pubblicato in data 16 Ottobre, ed ha svuotato il titolo, arricchendolo con un photoshop veramente brutto.
La prova è nel testo che “Ottone Erminio” si è dimenticato di modificare, e che coincide nelle parti evidenziate col testo dell’articolo originale.
Non sappiamo chi sia l’anonimo, ma lo pseudonimo con cui si è firmato sarà certamente familiare: Ottone Erminio era infatti il nome di penna di un troll che a giugno decise di fingersi un agente della scorta di Saviano ribelle contro lo scrittore e per questo dimissionario.
Chi ha inventato l’intercettazione schock è stato quindi ispirato da Ottone, se non è Ottone stesso in cerca di un ritorno, che ha deciso di fomentare facile indinniazione, con risultati purtroppo decisamente riusciti.
Non è l’Intercettazione schock a destare preoccupazione, ma il numero di utenti della Rete che rivendicano fieri il diritto a condividere senza controllare, aggredire senza pensare, insultare senza chiedere mai scusa, magari trincerandosi dietro un loro “diritto di parola” che non può essere una scusa per rendersi ridicoli e pericolosi con atteggiamenti grotteschi ed antisociali.
È pur vero che non tutti sanno come informarsi, ed infatti ci saremo sempre noi al notro fianco: ma quanto sarebbe più facile il nostro lavoro se l’utente medio imparasse che il tasto condividi è una facoltà e non un obbligo.
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