Vi abbiamo già parlato in passato di numerosi casi in cui le bufale nascono da una semplice mancanza di informazioni aggiornate.
Le bufale diventano insomma tali quando, scientemente o per semplice errore a cui una condivisione virale non porrà mai rimedio si basano informazioni desuete, superate o del tutto smentite, omettendo aggiornamenti e correzioni sicché si diffondano come reali, veritiere ed aggiornate.
Tale è il caso del brano che ci viene sottoposto, dal titolo ben preoccupante di “Incredibile! Dal 13 Dicembre sparisce l’origine dei prodotti dalle etichette!!!” pubblicato il 13 novembre 2015.
Come in molti altri casi, l’errore è dato dal ritenere che notizie ed ipotesi superate e smentite dai fatti e presentarle siano nuove e recenti, e come tale asseverarle.
L’articolo che ci viene sottoposto, dato 13 novembre 2015 (appuntatelo: è importante) riporta le seguenti parole:
Quando lo ho letto, non ci credevo. Ho effettuato una ricerca, ho cercato conferme. E purtroppo ne ho trovate. Della questione ne ha parlato anche l’Espresso, con un articolo a firma di Stefano Vergineche spiega bene quello che succederà a partire dal 13 Dicembre:
Dal 13 dicembre un regolamento della Ue toglie l’obbligo di indicare sulle confezioni lo stabilimento di lavorazione degli alimenti. Un regalo alle multinazionali. Che rischia di danneggiare le aziende nostrane. E di aiutare i cloni del made in Italy
Dal 13 Dicembre le etichette degli alimentari saranno ancora meno chiare di quanto non lo siano già. L’Europa toglie l’obbligo di indicare sulle confezione persino lo stabilimento di lavorazione dei prodotti.
Per i consumatori sarà praticamente impossibile riuscire a capire l’origine dei prodotti che finiranno sulle loro tavole.
Abbiamo pertanto riscontrato l’articolo corretto.
Che fa sì riferimento al 13 dicembre… ma dell’anno 2014!! E non parla di abolizione, ma di un possibile vuoto legislativo che l’accoglimento di una nuova direttiva avrebbe potuto portare.
Il regolamento in questione porta il numero 1169 ed entra in vigore in tutti i Paesi dell’Unione europea il 13 dicembre. L’obiettivo ufficiale è quello di «migliorare il livello di informazione e di protezione dei consumatori», si legge sul sito dell’Ue. In effetti, nelle 46 pagine del documento ci sono parecchi articoli che dovrebbero renderci la vita più facile. Per esempio, sulle etichette dei cibi non troveremo più la scritta “sodio” ma il più comprensibile “sale”. Oppure – altro esempio – dovranno esserci informazioni più chiare sulle sostanze a cui i consumatori possono essere allergici, dal glutine alle uova. Gli esperti concordano: ci sarà finalmente più trasparenza sugli ingredienti e regole uguali per tutti. Peccato solo che non sarà più garantita la conoscenza dello stabilimento di produzione. Un’informazione che in Italia, finora, è stato obbligatorio indicare: lo prevede la legge 109 del 1992. Con il nuovo regolamento europeo la norma nazionale decadrà. E scrivere sull’etichetta il luogo in cui è stato lavorato l’alimento diventerà facoltativo. «È un regalo alle multinazionali, che potranno così spostare le produzioni in Paesi dove la manodopera costa meno senza che il consumatore se ne accorga», sostiene Dario Dongo, avvocato esperto di diritto alimentare.
Si è trattato dunque di un allarme veritiero e concreto… per un limitato periodo. I più attenti tra voi ricorderanno quando questo stesso portale ha trattato la questione, con un comunicato del CNA di Massa Carrara che disaminava le parti della Legge 109/1992 non espressamente abrogate dall’ingresso della nuova normativa, e stimolava (mediante un sondaggio disponibile sulla pagina ufficiale del Ministero delle Politiche Agricole che riportavamo), un contatto col pubblico per:
accelerare l’attuazione della legge sull’etichettatura, in linea con le nuove norme comunitarie (previste dal regolamento UE n. 1169/2011) che entreranno in vigore il 13 dicembre 2014.
Tale contatto è avvenuto correttamente, anche per merito vostro, ovvero di voi utenti della Rete e cittadini informati ed attenti, ed ha portato al superamento della procellosa disciplina transitoria e di raccordo, coi seguenti risultati, resi dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali stesso proprio due mesi fa, nel settembre del 2015:
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che, nel corso del Consiglio dei Ministri di questa mattina, è arrivato il via libera definitivo del Governo al disegno di legge di delegazione europea, che prevede la reintroduzione dell’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento di produzione o confezionamento per i prodotti alimentari. Ora la norma arriva in Parlamento per l’approvazione.
L’obbligo di indicazione della sede dello stabilimento riguarderà gli alimenti prodotti in Italia e destinati al mercato italiano.
“La trasparenza delle informazioni in etichetta – ha affermato il Ministro Maurizio Martina – è un tema cruciale. Oggi abbiamo dato un’altra risposta concreta ai consumatori e a tutte quelle aziende che, anche nel corso di questi mesi, hanno continuato a indicare lo stabilimento di produzione nelle loro etichette. Vogliamo garantire informazioni sempre più chiare e precise. È chiaro che questa è una battaglia che vogliamo portare avanti non solo a livello nazionale ma anche europeo, perché valorizzare la distintività del nostro modello agroalimentare passa anche da qui”.
Sarebbe bastato pertanto semplicemente cercare notizie aggiornate direttamente alla fonte, anziché riproporre testi ormai resi desueti ed obsoleti, per dirimere realmente ogni dubbio.
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