Oggi forse può far sorridere, ma il caso della morte di Adolf Hitler inizialmente non era del tutto certo. Tanto che l’FBI dovette aprire un fascicolo, concludendo alla fine che non esistessero evidenze di una sopravvivenza del Fuehrer.
Eppure sono tante le teorie di complotto che vogliono Hitler sopravvissuto, magari grazie all’Operazione Odessa, con le sue famigerate Ratline – ovvero una rete di coperture per aiutare diversi gerarchi e ufficiali delle SS a fuggire in Sud America. Questo è successo sul serio; memorabili i casi di Mengele e Eichmann. Si ritiene che anche il Vaticano abbia avuto una parte, come per il caso di Touvier. Riguardo altri personaggi, si sono nutriti dubbi, salvo poi ottenere evidenze della loro effettiva morte, come nel caso di Bormann e dello stesso Hitler. La situazione internazionale dopo il ’45, con USA e URSS che si contendono gli scienziati nazisti – emblematica la collaborazione di von Braun per la realizzazione dei razzi spaziali, data la precedente esperienza coi razzi balistici V2 – e la effettiva disponibilità del Sud America ad ospitare praticamente chiunque, hanno favorito il proliferare delle leggende a riguardo. C’è chi, per es., fantastica di una fuga di Hitler in U-Boot.
Solitamente chi sostiene queste tesi le pubblica ed il target di potenziali lettori è abbastanza ampio da incoraggiarne sempre di nuovi. Uno dei più recenti e per certi versi divertente è quello scritto da Simoni Renee Guerreiro Dias, dal titolo Hitler in Brazil. Recensioni sul libro sono apparse anche in portali di informazione autorevoli, come RaiNews.it , dove l’autrice viene presentata come studentessa, ma in altri siti si trasforma in una giornalista e insegnante di educazione artistica. In sostanza, Hitler sarebbe sopravvissuto fino all’età di 95 anni in Brasile, con una nuova identità e una relazione di copertura con una donna di colore.
«Questa volta Hitler è riapparso in Brasile, e pare abbia trascorso gli ultimi anni della sua vita con [una] donna di nome Cutinga, evidentemente non di razza ariana. Simoni Renee Guerreiro Dias fornisce ai suoi lettori anche una fotografia. E spiega che il Führer non solo visse per anni a Nossa Senhora do Livramento, una cittadina di 11 mila abitanti, nel cuore del Mato Grosso, ma che da quelle parti lo conoscevano tutti. E tutti lo chiamavano “alemao velho”, (il vecchio tedesco). Ora il corpo di Hitler sarebbe sepolto in questa cittadina. E sulla lapide c’è il nome di tal Adolf Leipzig».
La Dias a quanto pare si mostra molto entusiasta, nonostante la sua unica “evidenza” sia la foto di un sosia, che molto probabilmente era tedesco sul serio. Si propone inoltre di stanare i discendenti di Hitler per effettuare una analisi del DNA.
«Esistono ancora dei parenti del Führer. Facciamogli il Dna e confrontiamolo con i resti di Hitler conservati in quel cimitero. Capirete che ho ragione io».
Da quanto riporta RaiNews.it vorrebbe andare a far visita ad uno di questi che attualmente vive in Israele. Non è difficile capire chi possa essere, visto che ce n’è solo uno laggiù. La nonna, Erna Patra Hitler (poi cambiato in Hiler) era sposata, in seconde nozze, col nipote del Fuehrer, Hans Hitler. Il padre di Hans era Alois jr., fratellastro di Hitler. Quindi, ricapitolando, per stessa ammissione del misterioso parente – la cui intervista è riportata su Repubblica – non esiste una parentela di sangue:
«Hans sposò nonna Erna quando lei divorziò dall’altro mio nonno. Io, dunque, non ho alcun legame di sangue con il Fuehrer, non ho Dna in comune».
Per tanto i propositi della Dias sembrano morti sul nascere. Potrebbe però far analizzare i denti della salma; è così infatti ch’è stata accertata l’identità dei resti di Hitler, confrontandoli coi calchi del suo dentista, Johannes Blaschke, anche a lui è stato dedicato un libro.
«Dopo la guerra, chiunque fosse a conoscenza di informazioni sui denti di Hitler era ritenuto interessante dagli alleati … a causa dei pochi resti rimasti del suo cranio e della sua mandibola che erano stati ritrovati nel bunker di Berlino. E mentre gli americani mostrarono a Blaschke dei documenti nel tentativo di confermare la morte di Hitler, i russi riuscirono a mettere le mani sulla sua assistente, Kaethe Heusermann, che sparì poi per dieci anni nei gulag sovietici».
Nonostante tutto questo genere di tesi sono dure a morire, costituendo quasi un mito, tanto da ispirare la letteratura, il Cinema e persino le scena di una puntata dei Simpson.
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