BUFALA Gatti arsi vivi per appiccare incendi sul Vesuvio – bufale.net

Non tutte le bufale nascono come tali. A volte, semplicemente, la corsa allo “scoop” della blogosfera e delle testate locali porta alla fretta, e la fretta porta a “sparare” informazioni preliminari e titoloni caricati senza curarsi di successive smentite.

Avrete quindi letto in queste ore la notizia: sul Vesuvio, recitano concordi blog, testate locali e qualche agenzia pubblica, il crimine organizzato cosparge di benzina dei gatti a cui dà fuoco, affinché le bestiole, terrorizzate, si diffondano fungendo da innesco mobile per l’incendio in corso.

È una teoria risalente nel tempo, all’Antica Cina se non direttamente all’Antica Roma ed all’Antico Egitto, che da allora torna ciclicamente nella cronaca, ininterrottamente da oltre duemila anni, tornando ad esempio come posssibile spiegazione per casi del 2012 e del 2016 per l’incendio nel parco di Nebrodi.

E se talvolta ci prende, questa volta, come confermano indagini successive, si è rivelata un’ipotesi non confermata.

Ed infatti, come ricorda anche NextQuotidiano che per primo ha espresso dubbi, la fretta ha partorito non gattini ciechi o topolini deludendi e risibili, ma una autentica fake new, che ha spinto il Corriere della Sera a verificare contattando direttamente gli inquirenti

Il Corriere ha verificato la notizia. Contattando la Forestale. Che ha smentito. Si tratta dunque di una news priva di fondamento. I roghi in Campania sono tutti di origine dolosa, come abbiamo scritto. Ma secondo le nostre fonti gli animali non c’entrano.

Come riporta NextQuotidiano, il dubbio ha colpito molti operatori responsabili: Stella Cervasio, per la Repubblica, ha espresso doverosi dubbi rifiutandosi di parteciparre a questo circo mediatico di assalto all’indiscrezione e facile ricerca del “pezzo clamoroso” sin dall’origine e, per il mondo del fact checking, nonostante siamo stati subissati di richieste sin dal primo mattino ci siamo rifiutati di uscire con un pezzo “facile facile” attendendo che il giornalismo responsabile facesse il suo corso.

Perché a volte “uscire sul pezzo per primi” non è un bonus. Anzi.

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