BUFALA follia ue, corsi di masturbazione per bimbi di 4 anni: imposizione su materne ed elementari – bufale.net

Tra i bersagli privilegiati dei bufalari su Internet si possono annoverare, oltre che gli stranieri (additati in quanto epitome del “diverso”, e quindi nemici del rassicurante ordine costituito di certezze dell'”uomo qualunque”), i governi (additati come “Lontani dal cittadino” ed intenti a complottare oscure trame nelle segretissime “stanze dei bottoni”) le istituzione europee, che sommano in loro i tratti di entrambi i “nemici ereditari” che precedono, venendo sentite come un’autorità tanto suprema quanto aliena.

La più atroce bufala di questo filone, date le tematiche affrontate, sarebbe quella per cui l’Europa, accusata di “pedofilia” promuoverebbe corsi “obbligatori di masturbazione” per bambini di quattro anni.

La pietra dello scandalo, che in questo caso è solo negli occhi di chi legge, è tutta in questo documento, lo “Standard per l’educazione sessuale in Europa

L’Obiettivo dell’OMS è infatti lodevole, e l’abstract contenuto nella prefazione propone infatti un passaggio da un mero “focus negativo”, basato “sui potenziali rischi della sessualità, come la gravidanza e le infezioni sessualmente trasmesse” ad un approccio olistico e per tappe evolutive, “basato sul concetto di sessualità come area del potenziale umano”.

Il tradizionale “focus negativo”, cui purtroppo la nostra generazione è abituata, prevede infatti “abbandonare” sostanzialmente il ragazzino a se stesso, creando quindi un “divide” tra chi ha potuto beneficiare della famosa “chiacchierata dei fiori e delle api” coi suoi genitori e chi invece, per timidezza propria o dei familiari-educatori, ha dovuto invece ricorrere ad una autoeducazione raccogliticcia, composta da dialoghi con amichetti spesso più confusi di lui o lei, riviste sconce barattate come proibiti oggetti del desiderio e l’ubiquitario quanto confusionale aiuto del “dottor Google”.

Si arriva così sovente all’adolescente, sessualmente maturo, ma emotivamente non solo immaturo, ma deficitario, malamente tamponato dal “Focus negativo”, ovvero l’educazione per “taboo” basata sullo spiegare la sessualità come il “sesso”, l’atto meccanico e pruriginoso del coito.

“Se fai sesso rischi la gravidanza e le malattie”. E basta. Nessuna prevenzione, nessun approccio evolutivo basato sull’insegnare a districarsi tra pregiudizi di genere ed identità personale, nessuna preparazione per il momento fatale in cui, prima o poi, il ragazzino diventato adolescente si troverà solo davanti alla tempesta ormonale.

Nessuna meraviglia che ancora nel 2014, secondo la campagna informativa “Love it! Sesso consapevole” l’Italia sia ultima nella speciale classifica europea per l’uso dei contraccettivi ormonali come pillola, anello vaginale, cerotto, a livelli pari a quelli Iracheni, con il 16,2% delle donne che ricorrono alla contraccezione ormonale, il 42% delle donne che evitano la pillola perché “temono faccia ingrassare”, una eguale percentuale di under25 sessualmente attive che al momento della prima esperienza sessuale non hanno usato alcun metodo contraccezionale, meccanico o ormonale che sia, seguita da una percentuale del 45% di ragazze tra i 18 ed 26 anni che, lungi dal ravvedersi, continuano ad avere rapporti sessuali non protetti ritenendosi tutelate da una imperfetta conoscenza dei giorni fertili e da sommarie informazioni raccolte dal partner.

Nessuna meraviglia che nel 2010 il 4,2% di interruzioni volontarie di gravidanza siano state eseguite da ragazze under 18, con un sensibile incremento delle gravidanze in età adolescenziale.

E non solo! Le carenze di approccio olitico nella c.d. “educazione di genere”, ovvero la riduzione dell’educazione sessuale al mero focus negativo comporta il lasciare ai margini gli insegnamenti relativi all’identità di genere, e lasciare generazioni di bambini ed adolescenti privi della cognizione delle tematiche relative al mondo LGBT porta a risultati putroppo immortalati ancora in pezzi di cronaca di Giugno 2014 (recentissimi quindi), come questo, laddove il 2014, “annus horribilis” dell’omofobia a scuola, risulta essere stato salutato da 2000 minorenni che hanno fatto ricorso all’aiuto della “Gay Help Line” per evitare maltrattamenti psicologici e fisici anche brutali, inviti “ad andare a battere” vergati sulle lavagne, lividi e violenze, coi primi, timidi programmi di assistenza che si fanno strada a gomitate e spintoni per la volontà di insegnanti e presidi di buona coscienza, trovando nella vischiosità culturale immani ostacoli.

A pagina 27 del citato rapporto dell’OMS si propone per entrambi questi problemi una soluzione semplice ed efficace, di seguito riportata:

L’educazione sessuale olistica deve basarsi sui seguenti principi. 1. L’educazione sessuale è adeguata per l’età rispetto al livello di sviluppo e alle possibilità di comprensione, è sensibile rispetto alla cultura, alla società e al genere. E’ rapportata alle realtà di vita di bambini o ragazzi.

2. L’educazione sessuale si basa sui diritti umani (sessuali e riproduttivi).

3. L’educazione sessuale si basa su un concetto olistico di benessere che comprende la salute.

4. L’educazione sessuale poggia saldamente sui principi di equità di genere, autodeterminazione e accettazione della diversità.

5. L’educazione sessuale inizia alla nascita.

6. L’educazione sessuale deve essere intesa come un contributo verso una società giusta e solidale, attraverso l’empowerment delle persone e delle comunità locali.

7. E’ basata su informazioni scientificamente accurate.

L’educazione sessuale persegue i seguenti risultati. 1. Contribuire a un clima sociale di tolleranza, apertura e rispetto verso la sessualità e verso stili di vita, atteggiamenti e valori differenti.

2. Rispettare la diversità sessuale e le differenze di genere, essere consapevoli dell’identità sessuale e dei ruoli di genere.

3. Mettere in grado le persone, attraverso un processo di empowerment, di fare scelte informate e consapevoli e di agire in modo responsabile verso se stessi e il proprio partner

4. Avere consapevolezza e conoscenza del corpo umano, del suo sviluppo e delle sue funzioni, in particolare per quanto attiene la sessualità.

5. Essere in grado di svilupparsi e maturare come essere sessuale, vale a dire imparare a esprimere sentimenti e bisogni, vivere piacevolmente la sessualità, sviluppare i propri ruoli di genere e la propria identità sessuale.

6. Acquisire informazioni adeguate sugli aspetti fisici, cognitivi, sociali, affettivi e culturali della sessualità, della contraccezione, della profilassi delle infezioni sessualmente trasmesse (IST) e dell’HIV, della violenza sessuale.

7. Avere le competenze necessarie per gestire tutti gli aspetti della sessualità e delle relazioni.

8. Acquisire informazioni sull’esistenza e le modalità di accesso ai servizi di consulenza e ai servizi sanitari, particolarmente in caso di problemi e domande relativi alla sessualità.

9. Riflettere sulla sessualità e sulle diverse norme e valori con riguardo ai diritti umani al fine di maturare la propria opinione in maniera critica.

10. Essere in grado di instaurare relazioni (sessuali) paritarie in cui vi siano comprensione reciproca e rispetto per i bisogni e i confini reciproci. Ciò contribuisce alla prevenzione dell’abuso e della violenza sessuale.

11. Essere in grado di comunicare rispetto a sessualità, emozioni e relazioni, avendo a disposizione il linguaggio adatto.

Non si parla quindi di “insegnare la masturbazione”, ma, passo dopo passo, per ogni età introdurre i concetti essenziali di rispetto per la diversità e conoscenza del prossimo e di se stessi.

Che cosa c’è di male nell’insegnare quindi, come da punto 5, che se un bambino ama giocare con le Barbie assieme alle sue compagnucce di classe o, di contro, una bambina preferisce intrattenersi coi soldatini assieme ai suoi amichetti non c’è niente di male?

Cosa c’è di male ad insegnare ad un adolescente che il bulletto che opprime e maltratta il compagno di classe effeminato non è “un eroe”, ma è semplicemente un bullo il cui atteggiamento insensatamente crudele è latore di gravissimi danni e va corretto?

Cosa c’è di male nello spiegare ad una ragazzina al primo menarca che, probabilmente, dovrebbe correre a chiedere rassicurazioni all’infermeria scolastica ed ai propri genitori senza sentirsi “malata”, anziché ricorrere ad improbababili ricerche su Internet?

Cosa c’è di male nello spiegare a dei bambini che non tutti i matrimoni e le convivenze si chiudono con un “e tutti vissero felici e contenti”, ma dove non c’è rispetto non può vivere l’amore, ed una relazione basata sull’odio e sulla violenza va spezzata prima che sia troppo tardi?

Direi niente, ed anzi, ove davvero fosse fornita a tutte le scuole Europee una piattaforma comune per raggiungere tali obiettivi lodevoli l’opera dei coraggiosi pionieri che oggi se ne occupano sarebbe facilitata, ed insieme ad un miglioramento netto dell’educazione sessuale dei nostri figli, con la riduzione delle gravidanze indesiderate, anche l’omofobia ed il c.d. “femminicidio” subirebbero una forte e sensibile riduzione: un adulto che sin da bambino è stato educato al rispetto delle diversità, a comprendere che una donna non è “qualcosa di cui un uomo ha diritto” ma un essere umano come lui con cui condividere un progetto di vita, ed un omosessuale non va denigrato ed ingiuriato, difficilmente si macchierà dei molteplici reati che amareggiano la vita della nostra nazione tutta.

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