Ha suscitato molte emozioni in rete il seguente filmato, riportato da molte fonti, anche della stampa italiana locale, come ad esempio TGCOM, raffigurante un eroico ragazzino siriano che con prontezza di spirito e coraggio salva un’amichetta dal fuoco di cecchini ostili.
Come riporta giustamente TGCOM, un tale filmato ha da subito polarizzato gli spettatori, poiché
Un video postato in Rete sta dividendo il web: atto eroico o scena costruita ad hoc dalla propaganda anti Assad? Le immagini mostrano infatti un ragazzino salvare dal fuoco dei cecchini una bambina. La veridicità del video non è stata dimostrata: postato da un gruppo di giornalisti avversi al regime, non è infatti indicato né quando né dove il filmato sia stato girato.
In realtà la risposta non è né l’una, né l’altra, bensì un filmato-bufala concepito da un regista di Oslo, girato a Malta, allo scopo di “suscitare il dibattito” sul rapporto tra guerra e bambini.
BBC Trending ha infatti raccolto la confessione di Lars Klevberg, il vero regista:
“If I could make a film and pretend it was real, people would share it and react with hope,” he said. “We shot it in Malta in May this year on a set that was used for other famous movies like Troy and Gladiator,” Klevberg said. “The little boy and girl are professional actors from Malta. The voices in the background are Syrian refugees living in Malta.”
“Se avessi girato un film e finto che fosse un fatto reale, la gente l’avrebbe condiviso con speranza”, ha detto. “L’abbiamo girato a Malta nel maggio di quest’anno su un set usato per film famosi, come Troy ed il Gladiatore”, riferisce Klevberg. “I bambini sono attori professionisti di Malta. Le voci di sfondo sono di profughi Siriani residenti a Malta”.
Were they comfortable making a film that potentially deceived millions of people? “I was not uncomfortable,” Klevberg said. “By publishing a clip that could appear to be authentic we hoped to take advantage of a tool that’s often used in war; make a video that claims to be real. We wanted to see if the film would get attention and spur debate, first and foremost about children and war. We also wanted to see how the media would respond to such a video.”
Si sentivano a loro agio nel girare un film che ha ingannato milioni di persone? “Non ero a disagio”, ammette Klevberg “Creando un corto che sembrava autentico volevamo sfruttare uno strumento usato in guerra; fare un video che si spaccia per reale. Volevamo vedere se il film poteva ottenere attenzione e suscitare il dibattito, in primo luogo sui bambini e sulla guerra. Volevamo vedere le reazioni dei media dinanzi ad un video del genere.”“The children surviving gunshots was supposed to send small clues that it was not real,” said producer John Einar Hagen. “We had long discussions with the film’s financiers about the ethics around making a film like this.”
“I bambini che sopravvivono alle pallottole dovevano essere un piccolo indizio della finzione”, dice il produttore John Einar Hagen “Abbiamo avuto lunghe discussioni coi finanziatori del film sull’etica sottesa un’iniziativa del genere.”
“It was not a cynical way to get attention. They had honest motivations,” Ase Meyer, short film commissioner for the NFI told BBC Trending. “I was surprised people thought it was real. When I see the film, the little boy is shot but he keeps on running. There is no blood on the child.” The NFI awarded 280,000 kroner (£26,480) towards its production. “It was a really low budget film,” says Ms Meyer. “People normally apply for more money.”
“Non è un modo cinico per ottenere attenzione. Avevano motivazioni oneste”, dichiara Ase Meyer, commissario per i corti all’NFI, a BBC Trending. “Sono stato sorpreso che la gente l’abbia ritenuto vero. Quando ho visto il film, ho visto che il ragazzino veniva colpito ma continuava a correre. E non c’era sangue su di lui”. L’NFI ha concesso 280.000 Corone Norvegesi (33118 euro) per la produzione. “Era un film a basso budget”, ha riferito la signora Meyer. “La gente di solito chiede più soldi”.
However, when Ms Meyer heard that the film was online she contacted the filmmakers to encourage them to reveal it was fiction. When asked if the NFI had a responsibility to tell people the film wasn’t real, Ms Meyer said “It was the responsibility of the filmmakers”.
Comunque, quando la signora Meyer ha saputo che il film era online ha contattato gli autori per incoraggiarli a rivelare la finzione. Quando le è stato chiesto se la NFI aveva la responsabilità di dichiarare che il film era finzione, lei ha risposto “Era responsabilità degli autori”
Come è diventato virale?
So once the film was made, how did it go viral? “It was posted to our YouTube account a few weeks ago but the algorithm told us it was not going to trend,” Klevberg said. “So we deleted that and re-posted it.” The filmmakers say they added the word “hero” to the new headline and tried to send it out to people on Twitter to start a conversation. It was then picked up by Shaam Network, a channel that features material from the Middle East, which posted it on YouTube. Then it began to attract international attention.
Così, quando il film è stato fatto, come è diventato virale? “Era stato postato sul nostro account YouTube poche settimane fa, ma l’algoritmo ci ha detto che non sarebbe mai diventato un trend”, ci ha detto Klevberg. Così l’abbiamo cancellato e ripostato”. Gli autori dichiarano di aver aggiunto la parola “Eroe” nel nuovo titolo e l’hanno mandato su Twitter per iniziare una conversazione. Così è stato preso da Shaam Network, una canale che mostra materiale dal Medio Oriente e postato su YouTube, dove ha cominciato ad attrarre investitori internazionali.
Il resto della storia è a voi noto: e l’obiettivo degli autori è stato raggiunto.
Nondimeno, oltre all’importante tema delle conseguenze del conflitto, questo filmato ci insegna, una volta di più, a diffidare di quanto proposto dalla Rete.
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