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BUFALA Equitalia pignora cagnolino e poi lo abbatte – bufale.net

Abbiamo analizzato più volte il concetto di bufala herpes, quel tipo di bufala che ciclicamente viene reiterata rimbalzando di portale in portale, a volte arricchita di dettagli.

Questo è il caso di una notizia trovata sul portale Mafia Capitale: uno dei tanti portali che, trovato un titolo interessante, si fa megafono di notizie prese dalla rete senza alcuna particolare verifica:

Quella di oggi è una storia orribile, che ci arriva direttamente da Bari. S. P. ( preferisce rimanere anonimo)è un uomo di 46 anni con grossi debiti con la banca, a fronte della chiusura della sua attività. Come se non bastasse già il licenziamento di 12 persone, l’aver perso tutto, il signor P. si è visto anche pignorare i suoi beni più cari, come l’auto e la casa.
Una storia molto triste e purtroppo anche molto comune di questi tempi. Ma quello che vi racconteremo adesso va ogni oltre umana comprensione. L’uomo aveva tra le i suoi “beni”, anche il suo cucciolo di bulldog, comprato da un allevamento, e quindi anche “scaricato” dalle tasse. A quanto pare la leggenda che i signori di Equitalia non abbiano un cuore è abbastanza vera, perché tra le cose nella lista di Equitalia da pignorare risultava pure il cane.

Come è possibile direte voi? E i diritti degli animali? E la non violenza? Beh a quanto pare queste cose non valgono per i grandi banchieri di Equitalia, che senza nessun tipo di pudore hanno così portato via l’ultimo vero amico che rimaneva al signor S. P. .

Come ogni oggetto sequestrato, il cane è stato frutto di un’asta, ma nessuno lo ha comprato.
“ero presente all’asta giudiziaria, e ho dovuto assistere impotente al tutto” racconta l’uomo “alla fine dell’asta, dopo che nessuno ha comprato il cane ho provato a riaverlo, e sapete cosa mi è stato detto? Che avrebbe avuto una vita migliore da ora in poi, per poi scoprire che è stato abbattuto”

Una storia agghiacciante e vergognosa, che ci sentiamo in dovere di condividere per dire BASTA ALLO STRAPOTERE DELLE BANCHE SUI CITTADINI!

La storia è l’ennesima reiterazione della bufala del giustiziere, quella tipologia dove la condivisione virale viene richiesta per riparare ad un torto patito da un personaggio a caso, vessato dalle autorità o da altri enti ritenuti odiosi al cittadino medio (stranieri, nomadi, autorità politiche o civili…).

Ed è la ripetizione di una bufala risalente nel tempo, di cui già ci occupammo.

Nella versione del 4 gennaio 2015 il povero cagnolino abbattuto apparteneva ad un bambino di 6 anni, e fu il portale burla Libero Giornale a diffondere la bufala allo scopo di catturare clicks, likes e condivisioni arrabbiate ed iraconde.

Nel marzo del 2016 La Nozione, altro portale satirico, ha deciso di svecchiare la vecchia bufala rimuovendo il personaggio non più viralizzabile del bambino di sei anni e sostituendolo con un anonimo piccolo imprenditore vessato dalla crisi economica: personaggio col quale il lettore indignato medio sente maggiore empatia, e riciclando ogni altro dettaglio, compesa la foto dell’immaginario innocente cagnolino.

È questa la versione che, tre giorni fa, è stata ridiffusa da Mafia Capitale.

Quello che il bufalaro ignora è che, nonostante fino al 2016 fosse astrattamente possibile pignorare un animale di affezione, di fatto ciò non è praticamente mai accaduto, e mai si è pervenuti ad abbattimenti come quelli descritti in ambo le bufale, essendo, anche all’epoca, i pignoramenti strumento per raggiungere un guadagno economico tale da ottenere un soddisfacimento anche parziale del creditore, e non uno strumento punitivo del debitore (quindi, come negli esempi riportati in un nostro articolo del 2014, destinato a colpire animali da allevamento o cani d’affezione di buon pedigree ed elevatissimo valore commerciale, che, ovviamente, venivano venduti e non certo abbattuti).

Per quel che invece ci riguarda, l’art.77 della L. 28 dicembre 2015, n. 221, in vigore al 02 febbraio 2016, ha introdotto la completa impignorabilità degli animali di affezione.

Se la prima versione della bufala, redatta e pubblicata a gennaio del 2015, poteva essere intesa come parodia dell’iter legislativo al momento in corso che avrebbe portato alla riforma dell’art. 514 del codice di procedura penale, la successiva versione riscritta da La Nozione e ridiffusa da Mafia Capitale evidenzia di per sé la sua natura bufalesca di tentativo, mal riuscito, di resuscitare una vecchia bufala fuori tempo massimo rispetto ad ogni elemento tecnico, normativo e fattuale.

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