BUFALA Donne italiane discriminate dai musulmani sui pullman – bufale.net


Abbiamo più volte affrontato il tema della viralità. Una bufala trova la sua strada sui Social Network, e di lì arriva sulla blogosfera. Gli utenti dei Social a loro volta condividono meccanicamente il contenuto dei Blog, in quanto apparentemente interessante, oltraggioso o degno di suscitare indignazione e stimolare l’istinto naturale del “Raddrizzare i torti a colpi di Likes”. La notizia così ammantata di veridicità (“Se è sui blog, e nessuno la smentisce, deve essere vera”…) raggiunge la stampa, l’attivismo politico e sociale o entrambi, traendone ancora nuova legittimità e reinnescando la viralità che gli è necessaria per sopravvivere e riprodursi.
Apprendiamo così dalla blogosfera che:

La scorsa settimana era partita una segnalazione alla Tiemme da parte di due giovani ragazze italiane che hanno denunciato il fatto di essere state impedite a salire sul pullman da parte di alcuni immigrati musulmani frequentatori della Moschea di Colle in quanto, secondo la loro religione, le donne non avrebbero dovuto prendere i mezzi pubblici in presenza di uomini di fede musulmana. Dopo un accenno di diverbio ed insulti, le ragazze si sono viste costrette a non salire sul mezzo pubblico che fa da spola dal centro cittadino alla Moschea.

Notizia orribile, se confermata. Denuncerebbe una totale assenza di controllo di istituzioni e territorio.
Se confermata. Cosa che non è avvenuta. Anzi, sollecitata a rendere conto dell’avvenuto, la Tiemme ha dovuto, come sovente accade in questi casi, rilasciare un comunicato stampa, rilanciato dalla stampa locale, che noi riporteremo in integrale a beneficio del lettore nazionale:

Dopo l’uscita della notizia su alcuni giornali, l’azienda di Tpl Tiemme, per bocca del presidente Massimo Roncucci, ha voluto chiarire che «nessuna segnalazione di discriminazione è pervenuta».
Poi, più precisamente: «In azienda non sono pervenute segnalazioni, né in forma scritta né verbale, in merito a presunti casi di discriminazione verificatasi a bordo dei nostri bus – precisa Roncucci -. Per questo non ci riconosciamo nella ricostruzione fatta sulla stampa dalla Lega Nord che riferisce di utenti che hanno impedito ad alcune donne di salire a bordo della linea urbana 202 per motivi etnici/culturali. Anche da quanto chiarito dal nostro autista al successivo passaggio alla stessa fermata, la mancata salita a bordo delle donne è riconducibile solo al sovraffollamento del mezzo e non a motivazioni di altro genere».
«Inoltre va precisato che i controlli effettuati venerdì 13 marzo a Colle di Val d’Elsa, hanno interessato tutti i servizi urbani – aggiunge Roncucci – e rientrano nella routine della nostra attività che effettuiamo costantemente sul territorio, nell’ottica di arginare i casi di evasione tariffaria e tutelare la maggioranza dei nostri passeggeri che acquista il biglietto o sottoscrive l’abbonamento. Abbiamo effettuato verifiche in collaborazione con l’amministrazione comunale di Colle di Val d’Elsa durante le quali abbiamo elevato sette sanzioni a passeggeri presenti sulla linea urbana 202 e, durante successivi controlli sugli altri servizi urbani, abbiamo conteggiato un totale di 47 passeggeri sprovvisti di titolo di viaggio, compresi cittadini colligiani e studenti».

Come potete vedere, la notizia è infondata. Infondata in tutto.
La presunta segnalazione delle presunte ragazze, a dire del testo rilanciato dai Social e raccolto dalla stampa, non risulta proprio all’ente che asseritamente avrebbe dovuto riceverla e protocollarla.
Persino il corollario secondo cui un numero definito di “stranieri” viaggerebbe abitualmente sprovvisto di titolo di viaggio idoneo viene ridimensionato sia nel numero che nell’etnia, con la ditta che rileva diverse percentuali nell’abuso. Abuso che resta sempre deprecabile, ma non più legato a particolari strati sociali ma a questi del tutto trasversale.
Come per la precedente notizia pubblicata su questo portale relativa all’operaio “pizzicato” mentre viaggiava in crociera nel periodo di malattia, siamo pertanto di fronte ad una bufala, una beffa costruita in modo così verosimile, giocando con le corde profonde del sentimento del lettore in modo da ammantarsi di inesistente legittimità.
Quando sarebbe bastato controllare con le parti interessate o le agenzie di stampe locali per risparmiare, a tutti, il peso di una condivisione frettolosa.

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