Dopo averci deliziato con la bizzarra teoria per cui non possono esistere più di 999.999 morti nei campi di concentramento perché nel complesso di Auschwitz venivano usati tatuaggi da sei cifre, ecco che coloro che ci segnalano quotidianamente viralità dagli ansiti più oscuri della rete ci regalano una piccola, deprecabile, censurabile perla
Praticamente la pistola fumante di turno è il frutto di una zingarata (citando la nota saga di film “Amici Miei” in cui quattro burloni si riunivano per sottoporre ai loro scherzi gente sconosciuta) ottenuta assemblando una segnalazione di una vittima dell’Olocausto allo Yad Yashem, riuscendo a farla per avventura passare tra le tante testimonianze perdute e regalandosi un giro di campo perché “Se ci è riuscito il divertente scherzone, allora tutti i dati sull’Olocausto sono falsi”.
Zingarata sulla quale peraltro siamo costretti a prendere l’anonimo burlone sulla fiducia, dato che ad oggi negli archivi dello Yad Yashem non risulta alcuna Edith Frolla.
Delle due l’una: o i nostri burloni hanno confuso delle mail di risposta automatica per la replica di un intervento umano, e quindi il loro intero assunto si basa sul non essere riusciti a superare il Test di Turing, oppure i controlli umani hanno funzionato e della loro zingarata sono rimasti solo un pugno di screen da esibire a disinformati inabili a recarsi su un sito e verificare su un motore di ricerca quanto gli viene detto.
Trattasi di un caso da manuale di difetto di correlazione: sostanzialmente i nostri simpatici burloni (eufemismo) per dare forza a quello che a tutti gli effetti è l’equivalente virtuale di una scampanellata ad un citofono o imbucare lo statino d’esame di un cantante pop hanno frainteso il senso dello Yad Vashem.
Infatti l’intero assunto si basa su “abbiamo letto su un articolo di giornale che verificano, abbiamo approfittato del sistema per fare un divertente scherzo, quindi tutte le vittime dell’Olocausto sono false”
Errore: sarebbe bastato citare lo stesso articolo del Corriere della Sera da loro usato a sostegno e difesa di quello che, al momento, risulta essere solo un deprecabile scherzo di pessimo gusto per dimostrare che
Il nuovo database si basa in parte su più di due milioni di “pagine di testimonianze” presentate sin dal 1950 da parte di sopravvissuti, parenti e amici di ebrei sterminati durante l’Olocausto al Yad Vashem, il gigantesco museo e monumento situato alla periferia di Gerusalemme. Alcune informazioni, come è spiegato nel sito, provengono anche dalla documentazione storica, tra cui corrispondenze tra ufficiali nazisti o liste di detenuti nei campi di concentramento.
«Milioni di nomi che appaiono in parecchi documenti storici non sono stati ancora identificati o registrati nel database; molti altri nomi sono ancora nella memoria dei sopravvissuti o delle famiglie», riporta il sito che permette a familiari e amici di segnalare eventuali nomi mancanti con la promessa che verranno verificati e inseriti nel database.
Quindi, per i burloni autori di questa crudele beffa, se lo Yad Yashem è stato promosso a ente che delibera sul numero delle vittime dell’olocausto, le stesse ammonterebbero solamente a due milioni.
Una precedente versione del sito dello Yad Yashem riportava infatti la corretta designazione di quelle pagine:
Le pagine biografiche conservate nella Sala dei Nomi, sono compilati dai superstiti in memoria dei propri cari. Yad Vashem considera il reperimento di questi nomi una “missione sacra” perché ha a che fare con la memoria degli ebrei morti nella Shoah. Il Memoriale coinvolge anche il pubblico per segnalare e mandare le biografie delle vittime. Una ricerca che diventa ogni anno più spasmodica, visto che gli “ultimi testimoni” stanno “scomparendo” – Vedi testo riguardante la Sala della Memoria
Mentre la stima e le analisi storiche sull’Olocausto sono lasciate agli storici.
Ammettiamo che, dato l’evidenziato problema della sparizione dei testimoni e del tempo trascorso, sia possibile per un burlone riuscire a “ingannare il sistema” per qualche giorno (essendo, ripetiamo, ad oggi ogni frutto della loro opera immeritevole sparito) perdendo il suo tempo nel costruire un albero genealogico più o meno coerente per poi cavillare su omonimie, cabale e complotti.
Il suo titanico sforzo non sposterebbe di un atomo l’intera ricerca storica, e si presenterebbe come un vano pretesto.
Bufala, perché l’Olocausto, purtroppo, è una realtà esistente ed assodata.
Disinformazione, perché anche volendo prendere sulla fiducia screen e copincolla di mail pubblicati su un blog di parte, abbiamo dimostrato che la scure dei controlli si è abbattuta sullo scherzone e che, anche ammesso che la burla fosse riuscita, sarebbe stata inidonea a provocare effetti.
Bufala due volte potremmo dire, rigirando ai burloni la loro domanda: se davvero la stanza della memoria è uno strumento per “aumentare le vittime dell’Olocausto”, perché il loro “simpatico” scherzone è stato consegnato all’oblio che merita?
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