È recentissima notizia l’arrivo in Governo della Proposta di legge relativa al Disegno di Legge di Stabilità, l’atto che si ricorda, non costituisce di suo la Legge di Stabilità 2015, ma le linee guida cui essa dovrà attenersi e che ci si impegnerà a seguire nella sua stesura.
Ha destato un grande allarme la notizia, girata su Facebook in questi giorni, secondo cui tale proposta, da molti commentatori già confusa col testo definitivo, comprenderà l’aumento dell’IVA dall’attuale 22% sino al 25,5%
La notizia è inesatta, ed il predetto aumento è solo un’eventualità, peraltro dilatata nel tempo rispetto al passato.
Andiamo con ordine e torniamo alle basi. Dalla fonte 24 Ore apprendiamo infatti che
Per ora è solo un’eventualità o meglio uno spauracchio. Anche il Ddl di Stabilità varato dal Governo la scorsa settimana contiene una clausola di salvaguardia pronta a scattare dal 2016 senza nuovi interventi di spending review. In pratica, per offrire adeguate garanzie a Bruxelles, il testo dell’ex Finanziaria ha messo nero su bianco un aumento dell’aliquota Iva agevolata del 10% di 2 punti percentuali nel 2016 e poi di un altro punto (13%) nel 2017. Mentre l’attuale aliquota ordinaria del 22% salirebbe al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e addirittura al 25,5% nel 2018.
Ma districandoci con maggiore attenzione, e con una copia del Disegno di Legge in mano reperibile a questo indirizzo possiamo consultare il commento, a parere dello scrivente chiarificatore e che consentirà anche a chi tra i lettori non fosse uso ai tecnicismi normativi che lo costringerebbero a comparare diversi testi di legge contemporaneamente per arrivare al medesimo risultato, offerto dal portale online pmi.it
In manovra – al capitolo coperture aggiuntive – si modifica la clausola di salvaguardia della Legge di Stabilità 2014, prevedendo lo slittamento di un anno (quindi a partire dal 2016), dell’aumento IVA in assenza di nuovi interventi di Spending Review, per le aliquote IVA 10% e 22%. Nella bozza non sono indicati i punti percentuali precisi, che, se si confermassero quelli previsti lo scorso anno, porterebbero ai seguenti aumenti IVA:
– Aliquota IVA 10%: aumento di due punti nel 2016 (al 12%) e di un altro punto nel 2017 (13%),
– Aliquota IVA 22%: aumento a 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018.
L’articolo cui il portale online fa riferimento è l’art. 45 del disegno di legge citato, il quale abbiamo appurato non solo non introduce aumenti, ma si limita a prevedere lo slittamento di un anno di aumenti già pianificati con la Legge di Stabilità 2014, dell’anno passato quindi.
Si parla infatti di clausola di stabilità, una “garanzia” (echeggiante la mitica Spada di Damocle) già presente nel nostro ordinamento dalla scorsa legge di Stabilità (un tempo nota come Finanziaria): se, e solo se gli interventi di Spending Review (ovvero l’analisi dei capitoli di spesa dei singoli ministeri, nell’ambito dei programmi delle attività da attuare, al fine di individuare le voci passibili di taglio, per evitare inefficienze e sprechi di denaro, fonte Linkiesta) si rivelassero inesistenti o fallimentari, le somme di denaro necessarie al “risanamento dei conti” in ambito Europeo ed interno sarebbero prese da un aumento dell’IVA.
E non solo! Tale misura di emergenza, come tale passibile di non essere applicata solo in caso estremo, era già prevista nella scorsa Legge di Stabilità, ma con questo disegno di legge si introduce una “moratoria” che, nella peggiore delle ipotesi, concederebbe un ulteriore anno di respiro che porterebbe il paventato aumentato del 25,5% a divenire un’eventualità nel 2018, partendo gradualmente dal 2016.
Ma ancora non è detto che nel 2016 tale provvedimento si concreti: pensatelo come uno spauracchio, o meglio come una “scommessa” che punta sulla capacità dell’Italia, mediante la Spending Review, di trovare solidità entro entro il 2016. Scommessa peraltro, posticipata rispetto all’ormai prossima data del 2015.
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