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BUFALA Confermato AUMENTO IVA al 25,5% – AGGIORNAMENTI – bufale.net


Vi avevamo promesso di seguire, sin da Ottobre del 2014, la querelle relativa al Disegno Legge di Stabilità, che per alcuni commentatori avrebbe inserito un automatico aumento dell’IVA al 25,5%
Vi avevamo detto che la notizia era infondata, ed anche ora che siamo di fronte ad una bozza più evoluta rispetto al passato, che ha passato il vaglio della Camera e si vocifera in approvazione al Senato si discosterà di poco, il predetto aumento è solo un’eventualità, la cui scansione temporale dilatata rispetto alla passata Legge di Stabilità 2014 è confermata.
Andiamo con ordine e torniamo alle basi. Ricorderete tutti quanto avevamo appreso dalla fonte del 24 Ore :

Per ora è solo un’eventualità o meglio uno spauracchio. Anche il Ddl di Stabilità varato dal Governo la scorsa settimana contiene una clausola di salvaguardia pronta a scattare dal 2016 senza nuovi interventi di spending review. In pratica, per offrire adeguate garanzie a Bruxelles, il testo dell’ex Finanziaria ha messo nero su bianco un aumento dell’aliquota Iva agevolata del 10% di 2 punti percentuali nel 2016 e poi di un altro punto (13%) nel 2017. Mentre l’attuale aliquota ordinaria del 22% salirebbe al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e addirittura al 25,5% nel 2018.

Abbiamo ora in mano una bozza più evoluta del testo, approvata alla Camera. Più evoluta, ma che non si discosta dalle indicazioni preliminarmente fornite. Il testo approvato alla Camera ci riporta infatti all’articolo 45

3. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 18 e fatti salvi i provvedimenti normativi di cui al comma 4:
a) l’aliquota Iva del 10 per cento è incrementata di due punti percentuali a decorrere dal 1° gennaio 2016 e di ulteriori un punto percentuale dal 1° gennaio 2017;
b) l’aliquota Iva del 22 per cento è incrementata di due punti percentuali a decorrere dal 1° gennaio 2016, di un ulteriore punto percentuale dal 1° gennaio 2017 e di ulteriore 0,5 punti percentuali dal 1° gennaio 2018;
c) a decorrere dal 1° gennaio 2018, con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, l’aliquota dell’accisa sulla benzina e sulla benzina con piombo, nonché l’aliquota dell’accisa sul gasolio usato come carburante, di cui all’allegato 1 del Testo Unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative approvato con il decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 e successive modificazioni, sono aumentate in misura tale da determinare maggiori entrate nette non inferiori a 700 milioni di euro per l’anno 2018 e ciascuno degli anni successivi; il provvedimento è efficace dalla data di pubblicazione sul sito Internet dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
4. Le misure di cui al comma 3 non sono adottate o sono adottate per importi inferiori a quelli indicati nei medesimi commi ove, siano approvati provvedimenti normativi che assicurino, in tutto o in parte, i predetti importi attraverso il conseguimento di maggiori entrate ovvero di risparmi di spesa mediante interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica

Si conferma quindi quanto da noi preannunciato in passato: la norma lo slittamento di un anno di aumenti già pianificati con la Legge di Stabilità 2014, dell’anno passato quindi.
Si parla infatti di clausola di stabilità, una “garanzia” (echeggiante la mitica Spada di Damocle) già presente nel nostro ordinamento dalla scorsa legge di Stabilità (un tempo nota come Finanziaria): se, e solo se gli interventi di Spending Review (ovvero l’analisi dei capitoli di spesa dei singoli ministeri, nell’ambito dei programmi delle attività da attuare, al fine di individuare le voci passibili di taglio, per evitare inefficienze e sprechi di denaro, fonte Linkiesta) si rivelassero inesistenti o fallimentari, le somme di denaro necessarie al “risanamento dei conti” in ambito Europeo ed interno sarebbero prese da un aumento dell’IVA.
Non siamo quindi di fronte ad un aumento dell’IVA, ma ad un un clima di “minaccia costante” che non è detto sia applicata, e contemporaneamente una fonte di “garanzia”.
Il testo promette sostanzialmente che, fermo restante che l’attuale IVA resterà al 22%, solo, e solamente nei casi in cui non riuscissimo a portare a termine la spending review promessa in sede europea, non lasceremo l’Europa col proverbiale cerino in mano ma rassicuriamo Bruxelles fornendo una possibile, ancorché dura exit strategy da applicarsi se ogni altra misura fallisse. L’aumento dell’IVA è una possibilità, peraltro ereditata dalla passata formulazione, che non è detto, ne auspicabile, che lo faremmo davvero.
Ricordiamo infatti che la clausola di salvaguardia non è una novità del 2015, bensì con questo disegno di legge si introduce una “moratoria” che, nella peggiore delle ipotesi, concederebbe un ulteriore anno di respiro che porterebbe il paventato aumentato del 25,5% a divenire un’eventualità nel 2018, partendo gradualmente dal 2016. Ci ricordava già ad ottobre Linkiesta:

si modifica la clausola di salvaguardiadella Legge di Stabilità 2014, prevedendo lo slittamento di un anno (quindi a partire da l2016), dell’aumento IVA in assenza di nuovi interventi di Spending Review

Ed ora abbiamo elementi di conferma espliciti. Anzi, l’attuale formulazione introduce una evidente gradazione nella exit strategy, che diventa:

  1. Ipotesi migliore e maggiormente auspicabile: La Spending Review viene effettuata come previsto. Le entrate aumentano di quanto richiesto, o i costi vengono ridotti. I nostri conti vengono riscontrati in ordine, quindi non accade niente. L’IVA resta al 22% o al 10% a seconda dei casi. Verosimilmente la prossima Legge di Stabilità conterrà un ulteriore rinvio della clausola, che resterà come una quiescente spada di Damocle finché ritenuto necessario.
  2. Ipotesi mediana, fallimento parziale: La Spending Review non viene del tutto effettuata, o ha risultati subottimali. Le entrate subiscono solo un moderato incremento, i costi una moderata flessione, ma insufficiente. I nostri conti vengono riscontrati leggermente difettosi, la nostra solidità interna è un po’ traballante, quindi l‘IVA potrebbe essere aumentata, ma per un ammontare inferiore, da ridefinirsi
  3. Ipotesi peggiore: La Spending Review fallisce. Non ci è possibile reperire entrate sufficienti a risanare i nostri conti, ovvero la spesa diviene di gran lunga superiore alle entrate, quindi scatta la prima calendarizzazione, ma a Gennaio 2016. Verosimilmente le altre scadenze saranno soggette alla valutazione di solidità preliminare, nel tempo.

Ma ancora non è detto che nel 2016 tale provvedimento si concreti: pensatelo come uno spauracchio, o meglio come una “scommessa” che punta sulla capacità dell’Italia, mediante la Spending Review, di trovare solidità entro entro il 2016. Scommessa peraltro, posticipata rispetto all’ormai prossima data del 2015.
Abbiamo, insomma, un anno, il 2015, per dimostrare di poter mettere i nostri conti in ordine mediante la Spending Review
Non ci sarà, in ogni casoalcun aumento dell’IVA nel nostro orizzonte immediato, che anzi diminuisce al 4% per gli eBook, ora allineati ai testi cartacei.
Il problema, anche confermando il passaggio al Senato della norma così come è, andrà posto non prima di gennaio 2016, su elementi che avremo nel corso del prossimo anno.

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