Categorie: BufalaFacebook

BUFALA Condividete questo appello! Lo consigliano gli avvocati! – bufale.net

Come vi abbiamo più volte detto in passato, ci sono testi chiaramente di natura virale che vanno in “remissione” e riappaiono a distanza di mesi. Uguali o con piccole variazioni. Personalmente li ho ribattezzati bufale herpes: sono virali, come tutte le bufale o le notizie modificate per privarle dei corretti connotati di tempo e spazio e renderle eterne, ma, proprio come il papilomavirus umano, dopo essere state curate con la dovuta somministrazione di “antibufala” vanno in remissione all’interno di Internet per ricomparire più virali di prima.

Peranto, quando un lettore ci ha mandato questo appello, abbiamo subito riconosciuto il marchio della bufala herpes

ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE!ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE!ATTENZIONE! ATTENZIONE! ATTENZIONE!
Per evitare problemi lo pubblico anch’io: CE LO STANNO CONSIGLIANDO TUTTI GLI AVVOCATI:
Se lo dice la finanza di metterlo…
ATTENZIONE
A partire da oggi 03 maggio 2016 alle ore 06:35 ora italiana, non concedo a facebook (e/o agli enti associati ad esso) il permesso di usare le mie immagini, informazioni o pubblicazioni, sia del passato che del futuro.
Per questa dichiarazione, ricordo a Facebook che è severamente vietato divulgare, copiare, distribuire o intraprendere qualsiasi altra azione contro di me (in base a questo profilo e/o il suo contenuto).
Questo profilo contiene anche le mie informazioni private riservate.
La violazione della privacy può essere punita dalla Legge (UCC 1- 308 -1 1 308-103 e lo statuto di ROMA).
Nota Facebook è ora un entità pubblica per cui tutti i membri dovrebbero pubblicare una nota come questa sul loro profilo.
Se non pubblichi questa dichiarazione almeno una volta per tacito “silenzio assenzo” permetterai l’uso delle tue foto così come le informazioni contenute nei tuoi “aggiornamenti di stato” del profilo.
NON CONDIVIDERE !…
Devi copiare e incollare.

Ricordate anche voi questa vecchia bufala? Noi sì, e benissimo, avendola trattata qui ed anche qui, senza sosta dal 2014.

Ed il 2014 è solo la data nella quale bufale.net ha cominciato ad entrare nel vivo della sua attività, non la data in cui questa bufala herpes ha visto la luce.

Data che potremmo, astrattamente, far risalire al 2012, come riportato nel primo articolo, quando sui profili Facebook Americani comincia ad apparire un testo virale in lingua inglese

For those of you who do not understand the reasoning behind this posting, Facebook is now a publicly traded entity. Unless you state otherwise, anyone can infringe on your right to privacy once you post to this site. It is recommended that you and other members post a similar notice as this, or you may copy and paste this version. If you do not post such a statement once, then you are indirectly allowing public use of items such as your photos and the information contained in your status updates.

PRIVACY NOTICE: Warning – any person and/or institution and/or Agent and/or Agency of any governmental structure including but not limited to the United States Federal Government also using or monitoring/using this website or any of its associated websites, you do NOT have my permission to utilize any of my profile information nor any of the content contained herein including, but not limited to my photos, and/or the comments made about my photos or any other “picture” art posted on my profile.

You are hereby notified that you are strictly prohibited from disclosing, copying, distributing, disseminating, or taking any other action against me with regard to this profile and the contents herein. The foregoing prohibitions also apply to your employee , agent , student or any personnel under your direction or control.

The contents of this profile are private and legally privileged and confidential information, and the violation of my personal privacy is punishable by law. UCC 1-103 1-308 ALL RIGHTS RESERVED WITHOUT PREJUDICE

Lo riconoscete? È la “versione 1.0” della bufala, che fa riferimento allo Uniform Commercial Code, una normativa Americana, inapplicabile da noi, che disciplina i rapporti commerciali (pensatela, a grandissime linee, come le norme che disciplinano i contratti B2B, Business to Business, ovvero tra imprese e non tra impresa e consumatore).

Arrivata sui nostri lidi, la bufala ha assunto una nuova forma, che chiameremo “Versione 2.0” e che abbiamo trattato nel 2014 (rimandiamo pertanto a quell’articolo per maggiore dettaglio): mantenendo gli inappolicabili riferimenti alla lex mercatoria Statunitense, la bufala si è evoluta (mutando, come tradizione di ogni buon virus) introducendo ed incorporando rimandi allo Statuto di Roma ed alla Convenzione di Berna, quest’ultima una piattaforma comune per il reciproco riconoscimento tra gli stati aderenti del Diritto d’Autore.  Cosa, ovviamente, inapplicabile nei casi in cui tu stesso, usando un servizio, acconsenti ai suoi termini e condizioni d’uso.

Nel giro di pochi mesi, arginata anche grazie ad articoli come il nostro la versione 2.0, la bufala si è evoluta in una nuova forma, la “Versione 2.5”, da noi brevemente trattata ed esaminata nella sua differenza: la versione “2.5” è sostanzialmente la “Versione 2.0” (in Italiano, con riferimenti tendenziosi alla Convenzione di Berna ed allo Statuto di Roma) arricchita dal ricorso alla Fallacia di Autorità, ovvero all’argomento dell’Ipse Dixit.

Incapace di difendere nel merito la bufala, uno dei bufalari ha semplicemente introdotto come semplice cappello introduttivo “un amico avvocato che mi ha detto che”, confidando nel fatto che la figura dell’avvocato come esperto di legge fosse così penetrante da paralizzare il senso critico del lettore, insinuando sottilmente che, semplicemente, tra il semplice lettore e l’amico avvocato ci fosse una asimmetria informativa tale da rendere il parere del secondo autorevole a prescindere.

Se fosse vero. Se un avvocato si prestasse ad asseverare una bufala. Che, infatti, non riporta il nome del presunto professionista.

Arriviamo così alla versione moderna del testo, che chiameremo “Versione 2.6”. L’avvocato diventa tutti gli avvocati, in un grottesco tentativo di spergiuro postumo, e viene introdotta la finanza… intendendo probabilmente la Guardia di Finanza.

Non comprendiamo per quale motivo ricorrere alla auctoritas delle Fiamme Gialle, il cui scopo è tutt’altro: potremmo, con una celia, replicare che semplicemente all’anonimo bufalaro erano finiti i Cugini nella Postale, i cognati Finanzieri ed i parenti Avvocati da invocare come carte in un gioco divenuto più grande di lui.

Sia pur rimandando al nostro precedente articolo, ancora valido, relativo alla Versione 2.0, ve ne riportiamo di seguito un estratto, teso a dimostrare perché un simile appello non servirà a niente:

Nel momento in cui ti iscrivi, accetti contestualmente i Termini e le Condizioni d’Uso, e la seguente Dichiarazione di Diritti e Responsabilità, ivi compresa:

  1. Privacy Per Facebook, la privacy degli utenti è molto importante. Abbiamo progettato la nostra Normativa sull’utilizzo dei dati in modo che fornisca indicazioni fondamentali su come usare Facebook per mettersi in contatto e condividere contenuti con altre persone e su come raccogliamo e usiamo i contenuti e le informazioni degli utenti. Invitiamo gli utenti a leggere la Normativa e a utilizzarla per prendere decisioni informate.
  2. Condivisione dei contenuti e delle informazioni L’utente è il proprietario di tutti i contenuti e le informazioni pubblicate su Facebook e può controllare in che modo possono essere condivise mediante le impostazioni sulla privacy e le impostazioni delle applicazioni. Inoltre:
    1. Per quanto riguarda i contenuti coperti da diritti di proprietà, ad esempio foto e video (“Contenuti IP”), l’utente concede a Facebook le seguenti autorizzazioni, soggette alle impostazioni sulla privacy e alle impostazioni delle applicazioni: l’utente concede a Facebook una licenza non esclusiva, trasferibile, che può essere concessa come sottolicenza, libera da royalty e valida in tutto il mondo, per l’utilizzo di qualsiasi Contenuto IP pubblicato su Facebook o in connessione con Facebook (“Licenza IP”). La Licenza IP termina nel momento in cui l’utente elimina il suo account o i Contenuti IP presenti sul suo account, a meno che tali contenuti non siano stati condivisi con terzi e che questi non li abbiano eliminati.
    2. Quando l’utente elimina Contenuti IP, questi vengono eliminati in modo simile a quando si svuota il cestino del computer. Tuttavia, è possibile che i contenuti rimossi vengano conservati come copie di backup per un determinato periodo di tempo (pur non essendo visibili ad altri).
    3. Quando l’utente usa un’applicazione, questa può richiedere l’autorizzazione dell’utente per accedere a contenuti e informazioni condivise da altri.  Le applicazioni devono rispettare la privacy dell’utente, ed è l’accordo accettato al momento dell’aggiunta dell’applicazione che controlla il modo in cui l’applicazione può utilizzare, archiviare e trasferire i contenuti e le informazioni.  Maggiori informazioni sulla Piattaforma, incluse quelle riguardanti il controllo sulle informazioni che gli altri utenti possono condividere con le applicazioni, sono disponibili nella nostra Normativa sull’utilizzo dei dati e alla Pagina della Piattaforma.
    4. Quando l’utente pubblica contenuti o informazioni usando l’impostazione “Pubblica”, concede a tutti, anche alle persone che non sono iscritte a Facebook, di accedere e usare tali informazioni e di associarle al suo profilo (ovvero al suo nome e alla sua immagine).
    5. I commenti o i suggerimenti degli utenti relativi a Facebook sono sempre benvenuti. Tuttavia, l’utente deve essere al corrente del fatto che potremmo usarli senza alcun obbligo di compenso nei suoi confronti (allo stesso modo in cui l’utente non è obbligato a fornirli).

Si prega di rileggere i punti 1 e 4: quando pubblicate qualcosa su Facebook con lo status “pubblico” consentite a tutti gli altri di usare quei contenuti in connessione con Facebook (quindi di ricondividere, taggare, eccetera), e, contemporaneamente, concedete a tutti libero accesso alle informazioni ivi contenute.

Nessuno status di questo mondo potrà impedire questo: sarebbe sostanzialmente come se voi invocaste il diritto di immagine per ordinare alle persone che non conoscete di distogliere lo sguardo quando camminate sulla pubblica piazza. Vieppiù che Facebook stesso fornisce un modo sicuro per liberarsi da tale condizione d’uso qualora diventi scomoda. Cancellarsi da Facebook stesso.

Oppure, notare il regolamento, settare la “Privacy” a “Solo amici”.

Cosa facilissima da fare messaggio per messaggio: basta notare il piccolo tastino in fondo ai messaggi, del quale riportiamo screen illustrativo per computer e cellulare.

Su computer premerete il tasto accanto a “Pubblica”, premurandovi di impostare la privacy ad “Amici”.

Su cellulare troverete quel menù nella barra superiore:

Potreste però voler modificare retroattivamente le impostazioni di tutti i messaggi sulla vostra bacheca.

Anche questo è possibile: andrete nel menù impostazioni

E poi dal menù Privacy potrete limitare retroattivamente la visibilità di tutti i messaggi

E questo è tutto quello che potete e dovete fare per essere sicuri di tutelare la vostra privacy.

Non certo ricorrere a formule quasi mistiche dal sapore di antichi scongiuri e dallo stesso valore.

Ricordiamo inoltre che, per quel che riguarda eventuali abusi, ad esempio messaggi ingiuriosi rivolti in vostro danno, screenshot alterate per danneggiarvi oppure, per chi tra voi fosse un creativo che pubblicizza le sue opere su Facebook e non vuole correre il rischio che le stesse siano appropriate da altri, Facebook consente di segnalare eventuali abusi, dalle violazioni del diritto d’autore ai contenuti ingiuriosi o razzisti.

E questa segnalazione non esclude che eventuali reati possano essere perseguiti. La situazione non è mutata rispetto alla prima “edizione della bufala” potete tutelarvi liberamente da ogni abuso compiuto nei confronti della vostra immagine, ma non potete ordinare a Facebook cosa di voi sarà divulgato e condiviso, se non settando idoneamente la privacy: ciò che lasciate in “Pubblico” viene rilasciato al pubblico, sostanzialmente.

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