Oltre 650 persone indagate tra allevatori, stalloni, veterinari e autotrasportatori.
Sequestri per oltre 40 milioni di euro, ma la maggior parte delle carni macellate purtroppo è già arrivata nei nostri supermercati.
Ore 05:45-L’operazione maxi sequestro messa in atto dai Nas è scattata all’alba, partendo da Torino, passando per Roma, Verona, Potenza, Brindisi, fino a Palermo. Tonnellate di carne infetta sono state sequestrate, 5 i casi di contagio, ricoverati al reparto malattie infettive del policlinico Gemelli di Roma.
I capi di bestiame allevati e macellati in condizioni igenico sanitarie terrificanti non venivano sottoposte ai regolari controlli veterinari. Il focolaio d’infezione era un mattatoio a Montpellier, secondo gli inquirenti presso il mattatoio della cittadina francese erano stati macellati bovini affetti AIDS e le carni ottenute destinate al mercato alimentare. Inoltre, i residui derivanti dal processo di macellazione degli animali venivano raccolti in una vasca la cui costruzione non era mai stata autorizzata dagli organi competenti e con una capienza insufficiente a contenere tutti i liquami prodotti con la lavorazione. Liquami, da considerare a tutti gli effetti rifiuti pericolosi, che venivano fatti confluire liberamente nei terreni circostanti.
Il Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin ha dichiarato lo stato di allarme epidemia da virus HIV.
I sequesti continueranno incessantemente su tutto il territorio italiano, nel frattempo viene emanato il divieto di acquistare e consumare carne.
La bufala è evidente: non solo per la formulazione grottesca e, oggettivamente, carente come contenuti e forma (tra gli indagati risulterebbero esserci degli stalloni, il fantomatico divieto di acquistare carne conseguirebbe ad un numero di sequestri…), ma perché i nostri affezionati lettori ricorderanno come, per restare in tema, questa non sia una bufala virale, ma addirittura una bufala herpes, che, come un’infezione ricorrente, viene diffusa periodicamente e continuamente da lettori frettolosi, probabilmente attenti alla “sana alimentazione” ma completamente disattenti su quello che leggono e che pongono alla base della loro informazione.
Ce ne eravamo già occupati infatti nel 2015, quando la fonte era il sito Altervista ora chiuso Lo specchio , e solo un mese fa quando la fonte era il sito robadapazzi, citato quale fonte in questa riedizione della bufala.
E non ce ne eravamo occupati solo noi: persino il Ministero della Sanità, falsamente indicato come ente certificatore della bufala dagli originali autori del 2015, dovette sconfessare quanto attribuitogli con una nota che, per completezza, vi riportiamo:
La notizia relativa alla carne bovina infetta da Aids, che circola in questi giorni sui social network, è “assolutamente priva di ogni fondamento, una vera ‘bufala’, perché gli alimenti di qualsiasi genere non possono contenere il virus Hiv, né tantomeno causare un’infezione da questo virus”.
Così tranquillizzano gli esperti dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sul sito Uniti contro l’Aids, in merito alla falsa notizia on line secondo cui ci sarebbero stati sequestri in tutta Italia di quintali di carne infetta da Aids.
In caso di dubbi o per maggiori informazioni è possibile chiamare il telefono verde Aids e Ist (Infezioni sessualmente trasmesse) 800.861.061, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 13.00 alle 18.00, o consultare il sito Uniti contro l’Aids.
“Il virus Hiv è in grado di infettare solo l’uomo – chiariscono gli specialisti – e alcune specie di scimmia e si inattiva rapidamente quando esposto all’aria aperta. Le uniche vie di contagio di questa infezione rimangono pertanto i rapporti sessuali con persone che vivono con l’Hiv non protetti da preservativo, lo scambio immediato di sangue infetto tramite siringa, nonché la trasmissione verticale da madre Hiv positiva a figlio”.
Ricordiamo quindi che è fisicamente impossibile che la carne possa contenere, o trasmettere il virus da HIV.
Ricordiamo anche che diffondere simili bufale non solo porta rientri pubblicitari, click e visualizzazioni a chi le diffonde, ma cagiona un danno economico diretto e gravissimo ad onesti lavoratori italiani, costretti a subire perdite economiche ed accusati di vendere merci insalubri e nocive per un pugno di likes, ed anche per colpa di chi ha condiviso frettolosamente e senza verificare.
Prova è che noi stessi abbiamo dovuto trattare la stessa notizia tre volte in due anni, e la stessa continua ad avere un numero immenso di condivisioni, superiori a quelle di ogni rettifica nostra, del Ministero competente e di altri siti antibufala
Ribadiamo dunque il nostro invito: in caso di dubbi non condividete una sospetta bufala sul nostro profilo, e contattate noi o altre persone di cui vi fidate.
Il prezzo, a volte, è molto più di un semplice click privo di conseguenze.
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