BUFALA Una bimba di 16 mesi è morta per cause ancora sconosciute (ma pochi giorni dopo aver fatto un vaccino) – bufale.net
Esiste una fallacia, un “trabocchetto” del discorso chiamato la fallacia di falsa causa.
Sostanzialmente, questo tipo di fallacia si basa su un uso strumentale o erroneo dell’osservazione empirica di due fenomeni. Un esempio è uno dei tenet della religione parodistica pastafariana:
- Premessa maggiore: Tutti sanno che nel 1700, in piena età d’oro della Pirateria, l’effetto serra non era conosciuto e il buco dell’Ozono non c’era
- Premessa minore: In pietà età d’oro della Pirateria, i Pirati ed i Corsari scorrazzavano nei mari compiendo le loro gesta
- Conclusione: I pirati ed i corsari ci difendevano dall’effetto serra, la sparizione dei pirati ha provocato la degenerazione del clima
Sostanzialmente, laddove il metodo scientifico e logico prevede che, esaminato un fenomeno di causa ignota si cerchi la causa mediante un nesso eziologico, un collegamento di causa ed effetto dove ogni effetto è legato ad una causa riscontrabile e replicabile, la fallacia di falsa causa si limita a postulare che un evento qualsiasi avvenuto a ridosso dell’evento trattato ne sia causa.
È una variante del pensiero “semplice” delle Sciuremaria: se bevo molta acqua, poi mi scappa la pipì, quindi l’acqua fa bere. Se mangio, poi smetto di avere fame, quindi mangiare fa passare la fame.
Ma ci porta anche ad aberrazioni come quella citata, ovvero cose come: ho bevuto molta acqua e poi mia nonna è caduta dalle scale, quindi l’acqua porta sfiga.
In questo caso Infomare X Resistere prende un vecchio articolo di giugno, come sempre accade in questi casi, omette tutto quanto pubblicato in seguito ed a luglio, in piena infatuazione antivaccinale, si produce in un perfetto esempio di fallacia della falsa causa:
Quindi ricapitaliamo: una bimba di 16 mesi fa il vaccino contro il morbillo, poi dopo qualche giorno viene ricoverata per una coagulopatia e muore (di arresto cardio/respiratorio, senza avere apparentemente sintomi di morbillo tranne la generica febbre).
Le fanno degli esami e scoprono che tra le altre cose (la bimba era in cura dall’età di tre mesi) aveva il virus del morbillo. Tutto chiaro? Immagino di no, ma la differenza tra voi e i media è che per loro è tutto chiaro: la colpa è del morbillo. Non è del vaccino, che aveva fatto pochi giorni prima, anche se tra gli effetti collaterali del vaccino si legge “nel 5-15% dei vaccinati si può avere febbre superiore a 38.5 °C. Questi inconvenienti si verificano in genere da 5 a 12 giorni dopo la vaccinazione”. E la colpa non è neppure degli eventuali problemi pregressi, per i quali era in cura purtroppo da tanto. Non è nemmeno della coagulopatia, e chiaramente non conta che quell’unico decesso su mille che il morbillo provoca come complicanza (o su tremila, dipende dalla forbice) sopraggiunga per superinfezioni batteriche e non per arresto cardio/respiratorio.
Il piccolo angelo – che riposi in pace – ha fatto il vaccino contro il morbillo, è morta pochi giorni dopo, e nessun media si pone anche il minimo dubbio che il vaccino in questa tragedia possa avere qualche responsabilità, mentre tutti i titoli manipolano i lettori alimentando una chiara, inequivocabile ipotesi ancora priva di dimostrazione, ovvero la correlazione tra un virus eventualmente preso in precedenza al vaccino (relazione di causa-effetto possibile, ma che risulta allo stato attuale una mera ipotesi, molto meno probabile rispetto alla banale evidenza, ovvero quella basata su un dato acquisito e non su un’illazione).
Insomma, il famoso falso adduttivo “Post hoc, ergo propter hoc”, cioè il considerare come causa di un fenomeno ciò che è successo in precedenza a questo fenomeno, viene considerato un grave errore quando un bambino muore subito dopo avere fatto un vaccino, ma se per caso dopo un decesso, nel corpo si ritrova un virus (tra i tanti che regolarmente ospitiamo, specialmente dopo aver fatto un vaccino che per definizione inietta proprio quel tipo di virus – e chi dice che per un difetto di produzione non tutti i virus del preparato siano stati completamente inattivati?), un virus che tra l’altro si trova perché LO SI CERCA, mentre chissà quanti altri si troverebbero se solo venissero cercati, allora il “post hoc ergo propter hoc” diventa per i media una metodologia logica infallibile.
I giornalisti sono in massima parte o dei rubagalline senza un minimo di cognizione e di preparazione logico/scientifica, oppure dei disonesti a libro paga che barattano la salute dei lettori con la loro tranquillità economica, e fanno il titolo che più conviene a chi gestisce le leve del potere economico/finanziario.
Le analisi sulla povera bimba potranno dimostrare qualunque cosa, ma quel che è certo è che OGGI l’unico titolo che si poteva fare era che una bambina è morta per cause ancora sconosciute (ma pochi giorni dopo aver fatto un vaccino).
Se leggete titoli diversi, sapete perché.
Omettiamo gli attacchi gratuiti alla stampa, ed enfasi su quell’OGGI ostentato in tutto maiuscolo, perché esattamente un giorno prima che InformareXResistere pubblicasse questo articolo, il Messaggero di Roma programmava questo:
Una bimba di 16 mesi morta all’ospedale Bambino Gesù di Roma lo scorso 28 giugno è risultata positiva al virus del morbillo. Seguita dall’Ospedale già dall’età di 3 mesi per altre malattie precedenti (aveva avuto una meningite), la paziente era stata ricoverata al Bambino Gesù il 10 giugno. I medici avevano dovuto affrontare una febbre persistente e una coagulopatia, tanto da doverla portare in rianimazione. Ma durante il ricovero le sue condizioni cliniche erano progressivamente migliorate, fino all’ultimo esame clinico obiettivo del 28 giugno nel reparto di Pediatria. Ma la stessa sera, improvvisamente, nel sonno un arresto cardio-respiratorio irreversibile ha causato la morte.
Pochissimi giorni prima però, era stata vaccinata contro il morbillo. Per questo sono scattati i controlli per capire se avesse gli anticorpi contro la malattia ma era piuttosto difficile visto che la vaccinazione era avvenuta in tempi troppo recenti. I test hanno poi verificato che aveva contratto il virus nei giorni precedenti al vaccino. Ora serviranno nuove analisi per capire se la piccola è la terza vittima in poche settimane del morbillo. Sono infatti in corso analisi anatomo-patologiche finalizzate a verificare il nesso causale tra la malattia e l’evento fatale. La bimba era stata contagiata dal virus ‘selvaggiò, quello cioè che si trasmette al contatto con una persona infetta. Se sarà confermato il suo caso va ad aggiungersi a quello di un’altra bambina, stavolta di nove anni, morta sempre nel nosocomio romano a fine aprile per polmonite e insufficienza respiratoria causate dal morbillo, e al bambino malato di leucemia deceduto a Monza sempre lo scorso giugno.
«È importante sottolineare sempre – sottolinea Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale e Malattie Infettive del Bambino Gesù e presidente della Società Italiana di Pediatria – che un adeguata copertura vaccinale riduce o elimina il rischio di essere contagiati dal virus del morbillo». Secondo l’ultimo bollettino dell’Iss sono saliti complessivamente a 3.500 da inizio anno i contagi da morbillo segnalati, nel 35% dei casi con almeno una complicanza. Il problema riguarda tutto il continente, ha ricordato la nota dell’Oms, con il virus che è attivo in Austria, Bulgaria, Germania, Italia, Romania e Spagna, mentre il Portogallo ha dichiarato lo scorso 5 luglio la fine della propria epidemia. In tutto i morti sono 35, e ai due italiani confermati si aggiungono 31 vittime in Romania, una in Germania e una in Portogallo.
Il vaccino, semplicemente, era arrivto troppo tardi, durante il periodo di incubazione della malattia, ed un vaccino tardivo è inutile, e l’unica alea rimasta restava se la morte fosse stata causata dal morbillo in sé o dalla concorrenza delle precarie condizioni di salute della vittima.
Con un periodo di incubazione tra gli 8 ed i 14 giorni l’ipotesi giornalistica che un vaccino effettuato pochissimi giorni dopo non fosse il responsabile di un contagio avvenuto in precedenza non solo non meritava l’aspra rampogna data dalla cosiddetta Controinformazione, ma era un’ipotesi pienamente legittima e coerente che, infatti, è stata confermata dai fatti esattamente il giorno prima che il portale citato tirasse fuori una notizia ormai superata e desueta rilanciandola come attuale ed aggiornata.
Esiste un nome tecnico per la fallacia di falsa causa: ci domandiamo se abbia un nome anche la fallacia del controinformatore che, posto dinanzi a nuovi riscontri che gli “bruciano la viralità” si tappino le orecchie urlando “Lalalalalà, non ti sento”.
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