BUFALA Bambini a digiuno forzato in Campania – bufale.net
Ci è stata segnalata, mediante l’invio in messaggio privato sulla nostra pagina social Bufale su FB, una circolare scolastica di una scuola non meglio determinata, con relativi commenti sovente poco conferenti ed un numero di condivisioni superiore alle 39000mila.
L’appello riporta le seguenti parole:
AVVISO
Dal giorno 3 novembre parte la refezione del Comune. Si ricorda che chi non è in regola col pagamento NON PUO’ assolutamente
- portare il pasto da casa
- chiedere di uscire in anticipo
E pertanto il bambino resterà digiuno fino all’uscita alle ore 16.00 .
Si ricorda inoltre, di portare da casa piatto rigido di plastica, posate, bicchiere e tovaglietta
Tanto è bastato al popolo della Rete per certificare la presenza di un grave ed intollerabile abuso, paventando lo scenario di numerosi bambini indigenti costretti alla fame, e la proposta di “sanzionare” tale colpa con commenti furiosi e varie accuse lanciate verso qualsiasi ente possibile, dal Governo al personale scolastico della scuola interessata.
Per quanto la circolare sia stata effettivamente inviata ai genitori in tale forma, la notizia è una bufala. Bufala della specie di cui abbiamo più volte parlato in questo portale: il “condivisore” di turno lancia un’accusa, l’ente accusato provvede ad inoltrare presso social e media vecchi e nuovi una smentita, ma la Rete preferisce rimanere sorda a quanto replicato continuando a reiterare in perpetuo la prima accusa, orma invalida, confidando nel meccanismo per cui purtroppo molti lettori si fermano all’acritica recezione di quanto letto senza cercare riscontri ulteriori.
Ove infatti si voglia proseguire nella ricerca, ad esempio ricopiando il testo dell’appello su un motore di ricerca, o ricorrendo alla nostra guida su come, scaricata una immagine da Internet, risalire a tutti i siti dove essa è apparsa, ci si sarebbe imbattuti in questo articolo del Corriere della Sera, che riporta la storia nella sua completezza.
Siamo quindi in Campania, all’Istituto Bracco di Soccavo, a Napoli. L’Istituto, come molte scuole primarie ormai, offre la possibilità di iscrivere i propri figli al c.d. “tempo prolungato”, ovvero la possibilità per il genitore di scegliere un orario tale da poter lasciare la propria prole a scuola fino al primo pomeriggio, in questo caso fino alle ore 16.00, per poter usufruire di tutte le attività fornite, col vantaggio di non dover “affrettarsi” a provvedere a riaccompagnarlo durante l’ora del pranzo per poi, eventualmente, riportarlo nei rientri poco dopo.
L’orario prolungato prevede una mensa, il cui costo è tarato per ISEE, ed è gestito non già dalla scuola, ma dal Comune. Iscritti i propri figli al tempo prolungato, i genitori sono invitati quindi a pagare una somma, che a seconda del reddito va dai 50 centesimi a pasto per i meno abbienti sino ai 4,50 euro dei più economicamente capaci, a copertura del pasto.
Nondimeno, la scuola indicata si è sempre offerta, in caso di difficoltà tali da non permettere neppure l’esborso minimo (che, ricordiamo, postulando un’ordinario orario di lezione declinato su sei giorni la settimana, dal lunedì al sabato, comunque ammonta alla cifra di 12 euro al mese) di venire incontro agli scolari in oggettive e gravi difficoltà economiche provvedendo all’acquisto di panini con collette raccolte sul posto.
Dice al riguardo la direttrice scolastica:
Sembra quasi, letta così, che gli alunni siano costretti a restare tra i banchi e osservare il pranzo dei loro compagni senza possibilità di uscire prima da scuola. Possibile? Alcuni genitori, imbufaliti, gridano allo scandalo, sfogandosi in rete e pubblicando la circolare delle polemiche. Ma la direttrice scolastica Irene de Riccardis, da 9 anni al Bracco, spiega: «Non diciamo sciocchezze. Nessun alunno resta digiuno. Ma esiste un piano legale, e riguarda il pagamento della retta di refezione, e uno umano, per il quale ai bambini rimasti senza primo e secondo piatto provvediamo con un panino di tasca nostra. Capito in che situazione ci troviamo?». Perché si è arrivati a tanto? «Perché i genitori – dice la direttrice al Corriere – sono spesso irresponsabili. Iscrivono il proprio figlio al tempo ‘prolungato’, cioè fino alle 16 e 15, e poi non pagano per la refezione, un servizio comunale. E al Comune di Napoli devo ogni giorno dar conto del numero esatto di pasti necessari, non si scherza».
Il quadro prospettato è del tutto diverso da quello suggerito dall’indignazione popolare: si parla quindi una circolare dettata da una motivazione diversa.
Abbiamo cioè genitori che, iscritti i loro figli al tempo prolungato, omettono il contestuale pagamento al servizio mensa comunale senza poi dare alcuna spiegazione o giustificazione all’amministrazione scolastica, che si trova così bloccata, ovvero costretta a far fronte ad inaspettate “sorprese” con mezzi di fortuna.
Escludendo insomma che si possa convincere un Comune che ha organizzato in anticipo un catering per un numero stabilito di bambini a far “comparire” (perché il cibo richiede una sua preparazione che non è istantanea) un numero di piatti sovrannumerario e non pagato, anche l’istituto caritatevole del fornire, a spese della scuola, cibo ai non abbienti richiederebbe quantomeno che i genitori stessi informassero la direttrice scolastica della situazione.
Continua lo sfogo della direttrice didattica riportando:
Tanti genitori, e a dar man forte anche commentatori occasionali, puntano il dito contro la direttrice de Riccardis. «Quella circolare è insensata e inumana». La replica della preside è ferma: «Nella circolare parla la legge. I genitori sono responsabili del fatto che non pagando la retta di refezione il proprio figlio potrebbe restare senza cibo. In realtà nessuno è mai rimasto digiuno, anche negli anni precedenti, provvediamo come si può. Solo che, mi chiedo, può andare avanti così? Madri e padri dovrebbero collaborare con l’istituto scolastico per renderlo più forte ed efficiente. E invece preferiscono lo scontro».
Non possiamo che concordare: non vi sono motivi per lo scontro. E nessuna delle ipotesi fornite dai commentatori più pervicaci ci sembra essere accoglibile.
Spostare le responsabilità su una presunta cattiva volontà della direttrice scolastica? Postulerebbe che la stessa abbia il qualsivoglia controllo sul servizio catering/mensa, che abbiamo visto essere fornito dal Comune in base alle quote ed alle richieste pervenute, con nessuna possibilità di aggiungere extra all’ultimo minuto.
Consentire ai bambini di portarsi il pasto da casa? Impossibile: certo, lo scrivente ricorda i tempi in cui le generazioni passate erano incoraggiate a gestirsi in tale modo: ma ipotizziamo anche solo per un istante che un bambino di quelli che hanno “il pasto da casa” porti ad esempio alcuni tramezzini confezionati con cibo scaduto o incorrettamente conservato. Il bambino mangia quel cibo ed ha un malore: ma prima offre l’inevitabile assaggino ad uno o più amichetti. Ed anche essi si sentono male a causa dell’intossicazione alimentare. Di chi sarebbe la colpa? Gli stessi genitori indignati perché ora gli è vietato portare cibo dall’esterno non riverserebbero la loro indignazione verso la struttura? Ed a quel punto, individuare le responsabilità del caso sarebbe ben difficile.
Consentire ai bambini di uscire in anticipo? Nega il senso stesso di orario prolungato, trasformando un servizio scolastico in una specie di servizio baby-sitter gratuito in cui il bambino viene lasciato a scuola o ripreso a convenienza del genitore. E se un bambino, a cui fosse consentito assentarsi durante l’orario scolastico si facesse male? Nuovamente si vorrebbe esporre la scuola a responsabilità non sue.
Pertanto, nel certificare che l’accezione data alla circolare è una bufala, e che comunque abbiamo la parola della direttrice scolastica che un bambino veramente non abbiente riceverà comunque cibo all’interno della struttura, riteniamo l’appello ed i divieti formulati perfettamente coerenti.
E vi ricordiamo, come sovente facciamo, che se gli old media ed i portali di notizie più seri comunque integrano ed aggiornano le notizie date le tempo, le condivisioni facili ed i siti bufala raramente lo fanno.
Diffidate quindi di tutto quello che non è stato più volte verificato.
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