BUFALA Assurdo cosa c’è scritto sul sito ufficiale dell’INPS… Gli immigrati vanno in pensione… Continua a leggere l’articolo!!! – bufale.net

Abbiamo più volte parlato del concetto di Giorno della Marmotta. Ci sono delle bufale che hanno molto in comune con le televendite: lo stesso annunciatore proclama, da anni se non da decenni, ricchi sconti per i primi acquirenti dello stesso prodotto, in un eterno lunedì che non avrà mai fine, per un elenco di acquirenti solo teoricamente limitato ai primi chiamanti ma di fatto, esteso a tutti.

Dichiara la Pagina “Adesso Basta” di aver scoperto, da gennaio 2017 che gli “immigrati vanno in pensione con cinque anni di contributi”.

Ignorando che in realtà il giornale che citano come fonte, ad esempio, è un articolo del 30 settembre del 2016, confermando il curioso rapporto per cui le Camere dell’Eco sono le prime a presentarsi come araldi di “quello che i giornali non dicono!”…usando come fonte ritagli datati e lisi degli stessi giornali, ed ignorando una serie di questioni rilevanti.

Ad esempio la questione trascurata, forse frettolosamente letta dal nostro viralizzatore, che al 1° gennaio 2012, i soggetti per i quali il primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996, possono conseguire il diritto alla pensione di vecchiaia

b) al compimento dei 70 anni di età e con 5 anni di contribuzione “effettiva” (obbligatoria, volontaria, da riscatto) – con esclusione della contribuzione accreditata figurativamente a qualsiasi titolo – a prescindere dall’importo della pensione. Per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita il requisito anagrafico dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015, è di 70 anni e 3 mesi e dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018  è di 70 anni e 7 mesi. Dal 2019 lo stesso requisito potrà subire ulteriori incrementi per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita.

Tutti quindi, Italiani e non con cinque anni di contribuzione effettiva.

L’unica differenza, evidenziata da Polis Magazine, è data dal computo delle aspettative di vita (riportato nel primo collegamento al sito INPS da noi indicato). Sostanzialmente

Questa sorta di “vincolo” dettato dall’età è dovuto dai dati sulla “aspettativa media di vita” forniti dall’ISTAT è fissati (in materia pensionistica) dall’INPS. In pratica per calcolare l’importo della pensione e la fascia d’ètà in cui percepirla il nostro Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale si basa sull’aspettativa media di vita degli italiani che viene calcolata sulla base dei dati ISTAT che calcola il tasso di mortalità generale dei cittadini nel nostro paese.

Attualmente (seppur può sembrare strano) l’aspettativa media di vita è piuttosto alta, fissata (secondo l’ultimo aggiornamento dati del 2015) a 84,7 anni per le donne e 80,1 anni per gli uomini (da molto tempo si sa che siamo un paese statisticamente “vecchio”). L’importo pensionistico erogato dall’INPS si basa dunque su tale aspettativa media di vita, in sostanza più tempo si vive più tardi si percepirà la pensione!

Tale adeguamentodell’aspettativa di vita attualmente non è applicabile sui cittadini extracomunitari, semplicemente per una pura “lacuna normativa” oltre che per la mancanza di una statistica ufficialesull’aspettativa di vita dei cittadini stranieri, ragion per cui non vi è stato un aggiornamento dei criteri pensionistici per gli extracomunitari che, dunque, attualmente possono percepire la pensione retributiva al 66° anno di età anche se rientrati in patria (dove non è detto che le aspettative di vita siano aumentate).

Ma le bufale sono come le televendite: continuano a riproporsi, uguali, in attesa dei “primi cento vincitori” che condivideranno con infondata indignazione.

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