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BUFALA Artemisia Annua: uccide il 98% del tumore in sedici ore – bufale.net

Vi abbiamo già più volte parlato del concetto di bufale herpes: quelle bufale virali che non scompaiono mai del tutto dalla Rete, ma, una volta sottoposte all’analisi, spariscono per un po’ per tornare a raccattare condivisioni e likes a distanza di mesi, se  non anni.

Tale è il caso del link che ci è stato sottoposto. Scritto sul portale da cui è tratto nel Novembre 2015 è riapparso nelle condivisioni in questi giorni.

Ma la sua storia è ancora più antica. Noi stessi vi avevamo già detto, in occasione di una precedente apparizione della bufala nel lontano 2014, come l’Artemisia Annua abbia dato promettenti risultati  in vitro, su cellule isolate, sperimentalmente.

Moltissime sostanze infatti possono aggredire e distruggere una cellula tumorale: il problema è trovare dei farmaci che limitino gli effetti collaterali in modo da poter garantire la sopravvivenza del paziente.

Poco dopo il nostro debunking infatti  anche l’Istituto Nazionale dei Tumori dovette occuparsene. Con questi risultati:

Milano, 13 febbraio 2015. Alcuni siti Internet stanno diffondendo la notizia che l’Artemisia Annua può essere utilizzata efficacemente nella cura contro il cancro. Stiamo parlando di una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae, originaria della provincia di Hunan in Cina. Com’è noto, la Rete contiene una grande mole di informazioni mediche, non sempre affidabili sia dal punto di vista della correttezza clinico-scientifica sia da quello dell’indipendenza delle fonti. Gli articoli online sull’Artemisia Annua hanno suscitato in molti pazienti oncologici nuove speranze di guarigione, tanto che alcuni di loro si sono rivolti ai medici dell’Istituto per avere informazioni aggiornate sulle proprietà terapeutiche di questa erba, frettolosamente e incautamente presentata come “magica”. Facciamo un po’ di chiarezza su questo argomento.

In merito all’utilizzo dell’Artemisia Annua come farmaco antitumorale, si può dire con certezza che, in esperimenti in vitro, uno dei suoi principi attivi, l’artemisinina e i suoi derivati, hanno dimostrato un effetto tossico sulle cellule tumorali e che questa classe di farmaci è utilizzata come trattamento della malaria con un profilo di tossicità estremamente favorevole. Alcuni ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori sono direttamente coinvolti nella valutazione di un altro principio attivo dell’Artemisia Annua, la diidroartemisinina, e del suo ruolo antineoplastico valutato per ora sempre su modelli preclinici: i risultati sono convincenti ed è in corso di preparazione una pubblicazione scientifica.

In merito all’uso clinico i dati disponibili in letteratura sono limitati a un solo studio cinese in pazienti affetti da tumore del polmone “non a piccole cellule” che ha confrontato l’utilizzo di chemioterapia (cisplatino e vinorelbina) in combinazione o meno con artesunato (un derivato semisintetico dell’artemisinina) e qualche “case report” con diversi preparati e vari dosaggi, in combinazione con differenti trattamenti chemioterapici in neoplasie con varia eziologia. Lo studio cinese, purtroppo, non ha dimostrato che l’aggiunta di artesunato modifichi la durata della sopravvivenza dei malati e i “case report” sono molto difficili da interpretare e hanno scarso valore per la generalizzazione di una cura. In pratica, a oggi non esistono studi clinici che possano darci informazioni di quello che l’Artemisia Annua e i suoi derivati producono nell’uomo, sia come tossicità sia come efficacia antineoplastica.

In sintesi, per informare correttamente i cittadini e i pazienti, al momento attuale possiamo dire che:

  1. i modelli preclinici ci fanno considerare artemisinina una molecola promettente in patologie selezionate;
  2. l’emivita di questi farmaci (ovvero la “sopravvivenza” del principio attivo all’interno dell’organismo) è molto breve, al punto che come farmaco antimalarico è necessario somministrarlo in combinazione a un altro trattamento perché sia effettivamente efficace;
  3. la dose utile come farmaco antineoplastico nei modelli in vitro è molto superiore a quella utilizzata nei preparati antimalarici;
  4. i diversi preparati di Artemisia Annua hanno diverse emivite e diversi profili di distribuzione e tossicità;
  5. non sappiamo quale sia la vera percentuale del principio attivo presente nelle differenti formulazioni di Artemisia Annua disponibili online o nelle erboristerie;
  6. non esistono studi clinici validi che dimostrino l’efficacia e la sicurezza di questi preparati nell’essere umano.

Detto in parole semplici, non conosciamo ancora che tipo di prodotto scegliere, quale dose abbia una risposta antitumorale nell’uomo e con quali effetti collaterali, dunque siamo ancora lontani dal poter affermare con certezza che l’artemisinina e i suoi derivati siano utilizzabili con sicurezza nell’uomo e veramente utili nel trattamento dei tumori.

Queste sono le ragioni per cui nessun medico oncologo e ricercatore può consigliare una dose, un preparato specifico e una schedula di somministrazione dell’Artemisia Annua che possa essere, su solide basi scientifiche, efficace e sicuro. Inoltre, le interazioni con alcuni farmaci biologici o chemioterapici non sono completamente note quindi si sconsiglia vivamente, ai pazienti che fossero in trattamento con terapie standard, l’assunzione di parafarmaci o prodotti erboristici a base di Artemisia Annua senza informare i medici curanti. Esistono invece molte opzioni di cura nell’ambito di sperimentazioni cliniche già in corso presso l’Istituto Nazionale dei Tumori con farmaci promettenti, ma anche in questi casi bisogna essere coscienti che il concetto di sperimentazione, se da una parte rappresenta una speranza, dall’altra implica un’incertezza e non una sicurezza.

Concordiamo con l’analisi dell’Istituto:  il rischio della recrudescenza di queste bufale è evidente.

Questo portale  non è un presidio medico, né ha ambizione di esserlo. Ma questo non comporta che gli altri portali che, non gestiti da personale medico e sanitario, propongono cure  lo siano.

Bene farebbe chi è afflitto dalla malattia a rivolgersi all’ausilio di un medico, senza tentare dolorose, e pericolose, autoterapie da Internet.

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