Circola su Facebook un articolo condiviso dal Corriere.it dal titolo “Annamaria Franzoni: Sono disponibile come baby sitter“.
La segnalazione ci è arrivata attraverso un post condiviso da un utente nella pagina Facebook delle “Sentinelle in piedi”. Attualmente il post è cancellato e non raggiungibile, probabilmente cancellato dagli admin della pagina, ma noi abbiamo fatto lo screenshot appena in tempo. Ecco il messaggio pubblico e provocatorio dell’utente:
Offresi Baby Sitter a tutte le famiglie delle sentinelle in piedi. Copro io tutte le spese.
https://www.facebook.com/nicola.santini/posts/10205543897778892
Il post condiviso punta ad un altro profilo Facebook, il quale, a sua volta, lo ha condiviso pubblicamente dall’account Facebook di Lorenza Di Prima Kiddo (giornalista Sky, anche il suo un post pubblico condiviso a tutti), probabilmente caduta a sua volta in inganno da qualche “simpatico burlone”.
Le condivisioni nate dal post non sono state di certo delicate e si percepisce che il link condiviso non è stato neanche aperto:
In verità l’articolo condiviso dal sito Corriere.it è un altro, dal titolo “Annamaria Franzoni ai domiciliari Ma non potrà tornare a Cogne” del 26 giugno 2014. Andando sopra il post condiviso è facilmente individuabile il link di destinazione (esempio sotto riportato con browser Chrome):
Ecco come realmente compare la condivisione dell’articolo del Corriere.it:
Non è la prima volta che accadono burle di questo genere. Su Facebook, infatti, è possibile modificare il titolo e il testo che accompagna la condivisione, permettendo l’inganno.
Riportiamo di seguito un esempio, che può essere fatto da chiunque anche nel proprio profilo Facebook.
Vi invitiamo a non fare altrettanto, di disinformazioni e bufale ce ne sono già troppe in giro.
La storia della “babysitter”, comunque, è citata in un articolo del 18 maggio 2006 sempre del Corriere.it dal titolo “La Franzoni «babysitter» del paese Il Tribunale: è una brava mamma“. Ne riportiamo un estratto:
RIPOLI S.CRISTINA (Bologna) — Le mamme di Ripoli e Monteacuto non avevano bisogno del decreto del tribunale per i minorenni di Bologna che pochi giorni fa ha sentenziato: «I due figli di Annamaria Franzoni vivono in un ambiente protetto e tutelato dai genitori, sono curati e accuditi adeguatamente sia sotto il profilo pratico che sotto quello emotivo». Non ne avevano bisogno perché da mesi affidano a lei i loro bambini.
All’inizio erano tre o quattro. Ora sono una dozzina i piccoli che tengono impegnata la mamma di Cogne. Hanno dai due ai 12 anni. Tutto funziona più o meno come un asilo. Lo scuolabus li scarica davanti a casa Franzoni. Poi ci sono i giochi in giardino, le merende con torte e ciambelle. Due volte alla settimana Annamaria prepara anche il pranzo. In cambio una piccola retribuzione. «Perché lei è la migliore mamma del paese» dicono tutte in coro, giudicando la condanna a 30 anni per l’omicidio del figlio che Annamaria ha sulle spalle come un «gigantesco errore giudiziario».
Un fondo di verità c’è, a quanto sembra, ma resta il fatto che la condivisione resta fasulla.
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