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BUFALA Allarme portachiavi gps per furti nelle case – bufale.net


Ci è giunta voce in redazione per cui sta tornando in auge la vecchia bufala dei portachiavi GPS elargiti da non meglio precisati “ladri dell’Est” per i loro scopi criminali.
Il testo della bufala, come ricalcato da un articolo del Corriere della Sera ormai vecchio di due anni è il seguente:

«In questi giorni nelle aree di parcheggio e nei distributori di benzina alcune persone vi regalano assolutamente gratis portachiavi per la macchina o la moto, non accettateli assolutamente o buttateli via: al loro interno c’è un microchip che segnala la vostra presenza in casa, quando uscite loro sono al corrente di dove vi troviate in quel preciso momento e possono entrare nella vostra abitazione senza preoccupazioni. Questa è l’ultima pensata di alcuni malviventi dell’Est Europa per fare furti nelle nostre case»

Varianti della notizia sostituiscono i “Ladri dell’Est” con “Zingari” ed altre categorie disagiate.
Ma andiamo alla notizia: è davvero possibile?
Iniziamo con un ripassino del seguito dell’articolo del Corriere:

In realtà che la cosa sia poco probabile è evidente. Anche le forze dell’ordine, che pure hanno ricevuto nei giorni scorsi qualche segnalazione del genere da parte ci cittadini spaventati, lo confermano. Come potrebbero eventuali malviventi sapere se la persona porta addosso o in borsa il portachiavi? Dovrebbero prima pedinare tutti quelli cui hanno consegnato l’oggetto traditore per sapere se davvero lo usano o lo hanno dimenticato in fondo a un cassetto. E comunque dovrebbero partire dal presupposto che la possibile vittima del furto in casa viva da sola: perché altrimenti nell’appartamento potrebbero esserci altre persone, magari molto più «pericolose» del portatore del portachiavi. A meno di non limitare la consegna a anziani soli, ma come si fa a saperlo? Oltre che truffatori e ladri i presunti criminali dovrebbero essere anche indovini, insomma.Questa dei portachiavi con rilevatore Gps è solo l’ultima della lunga serie di bufale che girano da anni sulla rete.

Aggiungiamo a questo un dato tecnico: provate a cercare a cercare “Localizzatore GPS” su Amazon. Troverete diversi modelli, in un range di prezzo tra i 20 ed i 40 euro, tutti alimentati a batterie e con applicazioni in grado di leggerne i dati.
Invece i nostri “Misteriosi ladri dell’Est” sono, secondo la bufala, in grado di produrre un gran numero di gadget simili, anzi, addirittura di fattura superiore (in molte versioni della macro si parla di gingilli minuscoli), che funzionano per un tempo indefinito senza mai aver bisogno di essere ricaricati o di cambiare le batterie, ed ai quali hanno accesso illimitato e senza paura che voi li portiate in zone dalle quali è impossibile interfacciarsi o connettersi.
I predetti gadget dovrebbero anche riuscire a offrire  tutte queste funzioni con un costo infimo, dato che i ladri, secondo la bufala, ne distribuiscono un grande numero ad ogni stazione di servizio, quotidianamente.
Con simili caratteristiche i misteriosi “Ladri dell’Est” non avrebbero bisogno di darsi al furto: potrebbero semplicemente mettere i loro gingilli sul mercato, dando a genitori e proprietari di animali domestici un gingillo economico, poco costoso e praticamente indistruttibile da appendere al collare del loro animaletto domestico o allo zainetto del loro figlio per poter sorvegliare le mosse. Resterebbe l’alternativa, a questo punto poco probabile, di un gruppo di ladri che sostiene costi immani per ottenere la prospettiva di un furto per niente sicuro.
Se vi sembra che un tale oggetto, così versatile e così poco costoso, sia troppo bello per essere vero è perché, effettivamente, non lo è.
Scopriamo da Paolo Attivissimo che anche le conferme “ufficiali” della notizia che arricchiscono alcune versioni sono bufale esse stesse, o meglio, non hanno quel crisma dell’ufficialità che parrebbe. Infatti.

Il 18 dicembre mi è stata segnalata una nuova versione che riporta in calce i dati di una dipendente della Sezione della Circolazione del Canton Ticino. Questi dati vengono interpretati da molti come una conferma ufficiale, ma non è così, per cui l’appello non va inoltrato. Ho contattato per chiarimenti la dipendente in questione, che mi ha chiarito telefonicamente di aver semplicemente inoltrato dal posto di lavoro l’appello ricevuto da amici e colleghi, senza compiere alcuna verifica, e di essere stata tratta in inganno dalla fiducia nei colleghi e dalle parole “secondo la Polizia”. Ora le è scoppiato intorno un putiferio.

È evidente che un simile gadget degno di una Spy Story non esiste, come anche che un eventuale malintenzionato avrebbe modi molto più prosaici ed efficienti per individuare le sue vittime, come la semplice osservazione del vicinato ed il controllo dell’accumularsi della posta nelle stagioni turistiche.

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