Un meme altamente anacronistico è tornato alla ribalta in questi giorni, di sicuro per un uso maldestro dello strumento Accadde oggi (leggi la nostra guida utile) di Facebook. Si tratta, nuovamente, della polemica circa i denari offerti attraverso il servizio di donazione via sms al numero 45500 a seguito del tragico terremoto del Centro Italia del 24 agosto 2016:
I soldi dei terremotati? Tutto insabbiato!
Il giudice archivia il caso!
“I soldi degli sms non sono stati rubati, solo non si trovano!”
Falso.
È sorprendente, tuttavia, il cinismo con il quale i più maleodoranti mendicanti del web (qui la nostra guida utile) dissotterrano vecchie bufale per conquistare quel pugno di ore di popolarità diffondendo falsità appetibili per un pubblico sempre più vittima della disinformazione.
Non è un caso se il nostro servizio, già nei tempi del terremoto e del post-sisma, si era trovato a intervenire per rimettere ordine tra le notizie che più infestavano il web. Il topic più frequente erano proprio gli sms, al centro di una polemica innescata dal sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi circa la presunta sparizione dei fondi raccolti dagli sms. Il procuratore di Rieti Giuseppe Saieva aveva aperto un fascicolo, smentendo quanto denunciato da Pirozzi. Lo riportava, il 26 settembre 2017, Il Giornale con un articolo intitolato con taglio equivoco: «Soldi per i terremotati spariti: vogliono già insabbiare tutto». Nel contenuto, poi, smentiva quanto dichiarato in apertura:
Tutto insabbiato. Non è certo colpa della procura di Rieti, il cui capo Giuseppe Saieva ha già chiarito che il fascicolo aperto dopo le dichiarazioni del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, sulla «sparizione» delle donazioni post-sisma arrivate via sms avrà vita breve: «Una bolla di sapone».
Quei soldi, in effetti, non sono spariti. Non c’è molto di penale su cui indagare, non c’è un giallo da risolvere, e l’archiviazione sembra la strada più naturale, considerando che quei milioni di euro sono al sicuro nei conti della Protezione civile. Di penale, invece, c’è l’indagine per truffa a carico di 120 romani che, sfruttando la residenza «fittizia» ad Amatrice, sono stati pizzicati dalla procura reatina a incassare il contributo (da 400 a 900 euro) erogato alle vittime del sisma che prendono casa in affitto. Mentre le vittime vere, magari, vivono nelle baracche.
I 28 milioni raccolti grazie alle donazioni pervenute sia da sms che da bonifico, in realtà, non erano destinati all’emergenza, bensì alla ricostruzione. Per l’emergenza, infatti, i denari nelle zone terremotate erano già stati impiegati, come sottolineava Angela Finocchiaro – al Ministero dei Rapporti col Parlamento durante il Governo Gentiloni – in risposta a un’interrogazione parlamentare richiesta da Laura Castelli, deputata del Movimento 5 Stelle che chiedeva spiegazioni su un “ritardo” dell’arrivo delle donazioni:
La “sparizione” dei 28 milioni di euro è una notizia falsa: come ha risposto all’interrogazione la ministra Anna Finocchiaro, quei fondi erano destinati fin dall’inizio alla ricostruzione post-terremoto, e non sono “scomparsi”, mentre la gestione dell’emergenza è stata ed è finanziata con denaro stanziato dallo Stato.
Per fare chiarezza si era adoperata anche la Protezione Civile con un comunicato:
In riferimento alle nuove errate informazioni che circolano soprattutto sui social in merito all’utilizzo delle donazioni raccolte attraverso il numero 45500, si precisa che, come indicato anche nel Protocollo che ne disciplina il funzionamento, queste serviranno per supportare la ricostruzione dei territori colpiti. Per la fase di gestione dell’emergenza, infatti, sono destinate tutte le necessarie risorse attraverso i fondi pubblici.
In particolare, in questa emergenza, come disposto dal decreto legge 189 convertito (leggi il testo sulla Gazzetta Ufficiale, ndr), le donazioni confluiranno nella contabilità speciale del Commissario straordinario alla ricostruzione e saranno gestite passando dal controllo di un Comitato dei Garanti, come prevede proprio il Protocollo.
Saranno i territori a valutare, in raccordo con Regioni e Commissario e sulla base delle esigenze valutate nell’ambito del più complessivo piano della ricostruzione, a indicare su quali progetti destinarli.
Lo stesso vale per le somme raccolte attraverso il conto corrente aperto dal Dipartimento.
Nessuna donazione, dunque, era sparita. I denari arrivati con le offerte erano rimasti su un conto infruttifero fino al 14 febbraio 2017 – dunque quando venne chiusa la raccolta – dopo il quale un Comitato dei Garanti (nominato dal Capo della Protezione Civile e dai Presidenti delle Regioni coinvolte) aveva il compito di «valutare di volta in volta le varie proposte delle Regioni e del Commissario per la ricostruzione, Vasco Errani, e di sbloccare le risorse» (fonte: Agi).
Parlare ancora di soldi perduti degli sms, documenti insabbiati e giudici che archiviano senza un perché significa camminare sui cadaveri senza preoccuparsi di compiere un grave vilipendio. Rispolverare vecchie bufale, oltre ad essere una grave perdita di tempo, è anche un gesto meschino di insensibilità e coprofagia.
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