Ci segnalano i nostri contatti un articolo su Internet secondo cui gli ambienti accademici avrebbero in qualche modo sdoganato l’infanticidio, dichiarando che
“In quasi tutti i campus che abbiamo visitato, abbiamo trovato persone che ritengono moralmente accettabile uccidere bambini già nati”, ha riferito Mark Harrington, direttore del gruppo pro-vita statunitense Created Equal, che lavora con studenti universitari. “Questo punto di vista è ancora scioccante per la maggior parte delle persone, ma sta diventando sempre più ‘popolare’ tra le nuove generazioni”.
L’articolo rinforza tale teoria citando uno studio dei dottori Alberto Giubilini e Francesca Minerva, accusati di aver dichiarato che
è permissibile uccidere anche un neonato, effettuando quello che hanno definito un “aborto post-nascita”.
Ma siamo davvero di fronte ad un dibattito sulla legittimità dell’infanticidio? Lo scrivente ritiene di no.
La bufala dell’infanticidio come argomento di discussione accademico è stata già affrontata dal portale anglosassone snopes.com.
Infatti la notizia presentata si palesa come la traduzione di un brano comparso sul blog di stampo conservatorio The College Fix, costringendo Snopes ad entrare nell’argomento, deducendo rapidamente che:
On 29 October 2014, conservative college blog The College Fix posted an article claiming “anecdotal evidence” of a “trend seen by pro-life activists” indicated a growing number of college students support what the site dubbed “post-birth abortion.”
Il 29 Ottobre del 2014 il blog di stampo conservartorio The College Fix ha postato un articolo dichiarando “evidenza aneddotica” di un “trend visto da attivisti pro-vita” che indicava come un numero crescente di studenti siano a sostegno di ciò che il sito chiama “Aborto dopo la nascita”.
The article veered immediately into “friend of a friend” territory, citing word-of-mouth claims made by anti-abortion activists who frequently demonstrate on campuses. The claims were quickly picked up by other blogs; and in the course of their travels the anecdotes morphed into the results of a “study” about a worrisome moral decay on campuses nationwide.
L’articolo adotta immediatamente un tono da “mi ha riferito l’amico di un amico”, citando affermazioni prese sulla fiducia di attivisti anti-abortisti che tengono le loro dimostrazioni nei campus. Le tesi sono state raccolte immediatamente da altri blog; nel corso di tale diffusione gli aneddoti si sono trasfigurati nei risultati di uno “studio” sulle derive e sulla decadenza dalla morale del pensiero accademico nel mondo.
Snopes non si esime dall’analisi dei testi di provenienza, nonostante le loro origini senz’altro inidonee ad una seria discussione scientifica e fortemente contaminate da un bias di fondo verso il pensiero accademico. I risultati non certo a favore della veridicità dell’assunto:
The article lacks a number of key credibility markers. Among crucial corroborating information missing is on which campuses purported polling might have occurred, the number of respondents espousing this shocking viewpoint, the number of college students polled, what specifically constitutes “regularly,” and the most crucially relevant portion: what specific language was used to extract this specific admission from college students asked about their support of abortion or reproductive law?
L’articolo difetta dei necessari punti chiave di credibilità. Tra le informazioni cruciali che mancano si evidenziano le università dove la raccolta di dati si sarebbe manifestata, il numero di individui che hanno replicato esponendo questo punto di vista scioccante, il numero di studenti intervistati, cosa si intende per “regolarmente” e, sopratutto, il punto principale della discussione: quale linguaggio è stato utilizzato per estrarre questa specifica ammissione dagli studenti universitari interrogati sul loro supporto dell’aborto o delle normative sulla riproduzione.
Per quanto attiene il video connesso, quello relativo alla “petizione sull’aborto tardivo”, anche questo è frutto di manipolazione, di domande capziosamente presentate in una forma artefatta ed ironica, tesa a capitalizzare sulla distrazione e l’ignoranza altrui, in quanto:
The article’s claims echo a 2013 media kerfuffle over students at George Mason University signing a petition to legalize “fourth trimester abortion.” Pregnancy consists of three trimesters, with the bulk of abortions occurring in the first trimester. The controversy that ensued appeared to stem from intended confusion among those polled about the fictional “fourth trimester,” and did not actually indicate widespread support for infanticide:
L’articolo dichiara che vi sono echi di una discussione mediatica nel 2013, laddove studenti della George Mason University hanno firmato una petizione per legalizzare “L’aborto del quarto trimestre”. La gravidanza si compone di tre trimestri, con la maggioranza degli aborti che accadono nel primo trimestre. La controversia che ne è apparsa è nata dalla confusione voluta da chi ha richiesto dell’immaginario “quarto trimestre”, e non indica supporto per l’infanticidio:
You might think that college students, a group that typically lives their lives based on a trimester calendar system, might figure out that this was a bogus petition or that “aborting” a 4th trimester baby would mean murdering a child after it had been born. But many of them were fooled by the question.
Potreste pensare che gli studenti universitari, un gruppo che solitamente è abituato a gestire le proprie vite su un calendario trimestrale, avrebbero potuto accorgersi che quella petizione fosse un falso, e che l'”aborto del quarto trimestre” significa di fatto l’omicidio di un bambino dopo la sua nascita. Ma molti sono stati ingannati dalla domanda.
It should also be noted that, as with all petitions, some people will just sign anything to appease the petitioner. [The petitioner] also asked people to sign the petition in a very humorous, yet also deceptive, way by misrepresenting himself as an abortion supporter. But it’s still a really fun video to watch.
Va anche notato che, come per tutte le petizioni, alcuni firmerebbero qualsiasi cosa per tenere contento il richiedente. Quest’ultimo sollecitava le persone a firmare in un modo molto ironico e divetente, ma anche ingannevole, dipingendosi falsamente come qualcuno a favore dell’aborto. Resta comunque un video molto divertente da guardare.
While the 2013 “fourth trimester” abortion controversy stemmed from a deliberately misleading set of questions designed to make a political point, the article from 29 October 2014 is even less credible. No evidence is presented to support the claim that college students favor “post-birth abortions,” and no public opinion polls reflect the increase of such a sentiment.
Mentre la controversia del 2013 relativa al “quarto trimestre” è nata da un gruppo di domande deliberatamente ingannevoli e costruite per rappresentare un’idea politica, l’articolo del 29 Ottobre 2014 [NdTraduttore: quello da cui derivano le traduzioni sottoposte a bufale.net] è anche meno credibile. Nessuna prova viene presentata per supportare la dichiarazione che gli studenti universitari siano a favore degli “aborti dopo la nascita”, e nessun sondaggio di pubblica opinione evidenzia l’avanzare di un simile sentimento.
Novità rispetto al testo inglese, il testo presentato cita a supporto di tali teorie, l’articolo “Aborto post-nascita: perché il bambino dovrebbe vivere?”, dei professori italiani Alberto Giubilini e Francesca Minerva.
Anche questa si palesa come una bufala nella bufala: accusati già in passato, a Marzo del 2012, di essere “a favore dell’infanticidio”, i due insigni accademici hanno già prodotto una ricca nota di spiegazioni, che andremo a tradurre per voi:
When we decided to write this article about after-birth abortion we had no idea that our paper would raise such a heated debate.
Quando abbiamo deciso di scrivere questo articolo sull’aborto post-nascita non avevamo la più pallida idea che il nostro testo avrebbe creato un dibattito così accanito.
“Why not? You should have known!” people keep on repeating everywhere on the web. The answer is very simple: the article was supposed to be read by other fellow bioethicists who were already familiar with this topic and our arguments. Indeed, as Professor Savulescu explains in his editorial, this debate has been going on for 40 years.
“E perché no? Dovevate saperlo!”, continuano a ripeterci persone sul web, ovunque. La risposta è semplice: l‘articolo era pensato per essere letto da altri colleghi esperti in bioetica, già familiari col tema di discussione e le nostre idee. Infatti, come ha dichiarato il professor Savulescu nel suo editoriale, questo dibattito va avanti per 40 anni.
We started from the definition of person introduced by Michael Tooley in 1975 and we tried to draw the logical conclusions deriving from this premise. It was meant to be a pure exercise of logic: if X, then Y. We expected that other bioethicists would challenge either the premise or the logical pattern we followed, because this is what happens in academic debates. And we believed we were going to read interesting responses to the argument, as we already read a few on this topic in religious websites.
Siamo così partiti dalla definizione di persona introdotta da Michael Tooley nel 1975 ed abbiamo provato a raggiungere le conclusioni logiche derivanti da tale premessa. La nostra intenzione era costruire un mero esercizio di logica: se X, allora Y. Ci aspettavamo che altri esperti di bioetica mettessero in discussione la premessa o il percorso logico da noi seguito, perché è ciò che accade nei dibattiti accademici. E noi credevamo che avremmo potuto leggere risposte interessanti sull’argomento, come ne avevamo già lette alcune sullo stesso ambito in gruppi religiosi.
However, we never meant to suggest that after-birth abortion should become legal. This was not made clear enough in the paper. Laws are not just about rational ethical arguments, because there are many practical, emotional, social aspects that are relevant in policy making (such as respecting the plurality of ethical views, people’s emotional reactions etc). But we are not policy makers, we are philosophers, and we deal with concepts, not with legal policy.
Comunque, non abbiamo mai avuto intenzione di suggerire che l’aborto post-nascita potesse diventare legale. Ciò non era reso evidente nel documento. Le leggi non riguardano argomenti etici e razionali, perché ci sono numerosi aspetti pratici, emotivi e sociali che sono rilevanti nella formazione delle leggi (com rispettare la pluralità dei punti di vista etici, le reazioni emotive…). Ma noi non siamo legislatori, siamo filosofi. Noi parliamo di concetti, non di diritto.
Moreover, we did not suggest that after birth abortion should be permissible for months or years as the media erroneously reported.
Inoltre, non abbiamo suggerito che l’aborto post-nascita dovrebbe essere permesso per mesi o anni come i media hanno erroneamente riportato.
If we wanted to suggest something about policy, we would have written, for example, a comment related the Groningen Protocol (in the Netherlands), which is a guideline that permits killing newborns under certain circumstances (e.g. when the newborn is affected by serious diseases). But we do not discuss guidelines in the paper. Rather we acknowledged the fact that such a protocol exists and this is a good reason to discussthe topic (and probably also for publishing papers on this topic).
Se avessimo voluto suggerire qualcosa relativo al diritto, avremmo scritto, ad esempio, un commento relativo ai Protocolli di Groeningen (nei Paesi Bassi), che sono una linea guida che permette di uccidere un neonato in alcune circostanze specifiche (ad esempio quando il neonato è affetto da malattie gravissime). Ma noi non discutiamo queste linee guida nel nostro documento. Abbiamo dichiarato che tale documento esiste, ed è una buona ragione per parlare del tema (e probabilmente per pubblicare testi scientifici al riguardo).
However, the content of (the abstract of) the paper started to be picked up by newspapers, radio and on the web. What people understood was that we were in favour of killing people. This, of course, is not what we suggested. This is easier to see when our thesis is read in the context of the history of the debate.
Comunque, i contenuti (o l’abstract) del testo hanno cominciato a circolare sulla stampa, alla radio e sul web. Quello che la gente ha capito e che noi eravamo a favore dell’omicidio. Questo, naturalmente, non è ciò che intendevamo. È più facile capirlo quando la nostra tesi è letta nel contesto della storia del dibattito.
We are really sorry that many people, who do not share the background of the intended audience for this article, felt offended, outraged, or even threatened. We apologise to them, but we could not control how the message was promulgated across the internet and then conveyed by the media. In fact, we personally do not agree with much of what the media suggest we think. Because of these misleading messages pumped by certain groups on the internet and picked up for a controversy-hungry media, we started to receive many emails from very angry people (most of whom claimed to be Pro-Life and very religious) who threatened to kill us or which were extremely abusive. Prof Savulescu said these responses were out of place, and he himself was attacked because, after all, “we deserve it.”
Ci dispiace davvero che molta che gente, che non condivide il background dell’uditorio a cui l’articolo era destinato, si sia sentita offesa, arrabbiata o addirittura minacciata. Ci scusiamo con loro, ma noi non possiamo controllare le modalità con cui il messaggio è stato divulgato su Internet e diffuso dai media. Difatti, noi personalmente non siamo d’accordo con molto di ciò che i media suggeriscono noi pensiamo. A causa di questi messaggi deviati spinti da taluni gruppi su Internet e raccolti da media affamati di scontri, abbiamo cominciato a ricevere molte email da persone arrabbiate (che si dichiaravano Pro-Vita e molto religiose) che ci hanno minacciato di morte o altri abusi. Il Professor Savulescu ha dichiarato che tali risposte erano fuori luogo, ed è stato attaccato perché, dopo tutto “ce lo meritiamo.”
We do not think anyone should be abused for writing an academic paper on a controversial topic.
Non riteniamo che nessuno debba essere oggetto di abusi per aver scritto un testo accademico su un tema controverso.
However, we also received many emails from people thanking us for raising this debate which is stimulating in an academic sense. These people understood there was no legal implication in the paper. We did not recommend or suggest anything in the paper about what people should do (or about what policies should allow).
Comunque, abbiamo anche ricevuto molte email da persone che ci hanno ringraziato di aver sollevato il tema di discussione, stimolante in senso accademico. Queste persone hanno capito che non c’erano implicazioni legali nel testo. Non raccomandiamo o suggeriamo nel documento niente relativo a ciò che la gente dovrebbe fare (ovvero ciò che dovrebbe essere loro consentito)
We apologise for offence caused by our paper, and we hope this letter helps people to understand the essential distinction between academic language and the misleading media presentation, and between what could be discussed in an academic paper and what could be legally permissible.
Ci scusiamo per ogni offesa provocata dal nostro testo, e speriamo che questa lettera aiuti le persone a capire la distinzione tra linguaggio accademico e la sviante presentazione dei media, e tra quello che può essere discusso in un testo accademico e quello che dovrebbe essere consentito per legge.
Alberto Giubilini and Francesca Minerva
Alberto Giubilini e Francesca Minerva
Siamo dunque di fronte ad un mero esercizio accademico: il tentativo di dimostrare che la bioetica va costantemente ripensata ed adattata al reale evidenziando come, portando teorie ancora attuali alle estreme conseguenze, si arrivi a conseguenze irreali e degne di essere rimesse in discussione, non certo accettate.
La mente corre al testo “Una modesta proposta: per evitare che i figli degli Irlandesi poveri siano un peso per i loro genitori o per il Paese, e per renderli un beneficio per la comunità“, una satira del famoso novelliere Johnatan Swift, che, nel voler sottoporre al pubblico i due mali altrettanto deleteri dell’incuria dei ceti maggiorenti verso i poveri e delle masse diseredate dell’Irlanda dell’epoca (composte da nuclei familiari con prole numerosa, ma dolorosamente incapaci di assicurare la sopravvivenza ai loro figli) inventò un personaggio che, con fare affabile e modi suadenti, proponeva ai poveri Irlandesi di ingrassare i loro figli “sovrannumerari” e venderli alla ricca borghesia inglese perché la stessa potesse indulgere in atti di cannibalismo, sconfiggendo ad un tempo la fame e la povertà.
Anche all’epoca il novelliere Swift fu aspramente criticato da chi non aveva compreso la portata del suo testo: ma non di meno è acclarato che egli non volesse diffondere il cannibalismo e la compravendita di bambini.
Così come Alberto Giubilini e Francesca Minerva non hanno mai inteso promuovere la nascita di una legislazione infanticida: bensì, come il noto novelliere prima di loro, pervenire ad una analisi del fenomeno evidenziandone la necessità con un forte “shock”, calibrato però su un pubblico già a conoscenza del dibattito.
Allora come oggi, portando la discussione fuori dall’alveo nativo, si è dato adito a dolorosi fraintendimenti che, allora come oggi, hanno portato a gravi accuse (col corteggio citato nella nota di lettere dal tono tetro e minaccioso, male che afflisse anche Swift) nei confronti degli estensori del testo.
Pertanto possiamo affermare che non vi è alcuna prova di una acquiescenza accademica verso il grave delitto che sarebbe l’infanticidio.
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