Più che provvedere ad una asseverazione diretta, questa volta raccogliamo lo sfogo di una nostra affezionata lettrice, volontaria in stazione a Milano, colpita direttamente da una notizia che lei percepisce inveritiera ed ingiusta nei suoi confronti. Ciò che lei ci esplica collima perfettamente con quanto da noi ricercato ed asseverato in altre occasioni legate allo stesso spinoso tema, quindi ci facciamo promotori del suo appello e, confidando che ella ci legga, cogliamo l’occasione per ringraziare lei e gli altri volontari del suo prezioso lavoro.
L’intero articolo, basandosi sul presunto sfogo di un presunto senzatetto, si basa sul falso presupposto che, essendo la solidarietà una sorta di “coperta corta”, bisognerebbe fare selezione tra i beneficati arrivando alla tragica conclusione che “più immigrati, più risorse per noi”.
Come se fame, carestia, guerra e disagio guardassero nel portafoglio in cerca di documenti di identità. Come se la carità del cittadino dovesse indirizzarsi presso alcune ONLUS e non altre.
Ma, oltretutto, ciò si palesa incompatibile con quanto riferito dalla nostra affezionata lettrice, che qui di seguito riportiamo:
Vi segnalo questa bufala. Io faccio la volontaria in stazione da da un anno:
- mai visto code da due ore per il cibo
- mai rifiutato cibo a veri senzatetto (agli arroganti che non ne hanno bisogno sì).
- A tutti però spieghiamo che i normali senzatetto possono accedere a pasti gratuiti in altri posti, mentre i profughi di passaggio hanno solo la stazione come punto di riferimento
- abbiamo comunque alcuni clochard clienti fissi
- la distribuzione abiti non è sistematica, come da parte di altre associazioni, è stata fatta in inverno quando i profughi arrivavano in ciabatte e vestiti leggeri, è stata interrotta per mesi perché non avevamo uno spazio dove tenerli e solo alcune cose venivano portate avanti e indietro, adesso ne sono arrivati di nuovo in questo periodo quando è scattato il clamore per i profughi che dormivano in stazione a causa dei centri stracolmi e li daremo via ma non è un’attività sistematica perché non ne abbiamo le risorse e perché i vestiti dovrebbero essere dati dai centri, come per il cibo ci sono associazioni di riferimento che fanno questa distribuzione in maniera sistematica. Per altro arriva sempre molta roba da donna e bimbo che in media ai senza tetto serve poco
Siamo dunque dinanzi ad una notizia che possiamo ritenere destituita di fondamento, che giustamente ha provocato l’indignazione di chi della carità non fa un “mestiere”, ma la vocazione di una vita.
Siamo di fronte alla falsa teoria per cui si possa creare non solo guerra tra poveri ma addirittura competizione tra carità, facendo passare il falso concetto per cui siano enti di beneficenza “migliori di altri” cui dare sostegno e risorse, quando tutti dovremmo cooperare perché chi voglia fare del bene possa continuare a farlo con serenità.
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