BUFALA 10 Peggiori Alimenti da Evitare – bufale.net

Ecco qui i 10 peggiori alimenti da evitare:
ho selezionato i peggiori tra quelli di uso più comune, in modo che tutti possano fare delle considerazioni sulla loro dieta! Naturalmente ne esistono molti altri, forse anche peggiori, ma confido che tu già li conosca

In questi giorni ha cominciato a circolare una “nuova” bufala alimentare, che dimostra nella sua struttura come queste bufale si siano evolute, probabilmente perché chi le diffonde aveva cominciato ad avere problemi seri di tipo legale se citava una determinata ditta o un prodotto specifico.
Difatti in questa bufala non sono chiamate in causa aziende o prodotti specifici, ma prodotti generici, come il dado o il pane bianco (eccezion fatta per la solita Coca Cola).
La solfa è sempre la stessa: ci sono dei prodotti alimentari che farebbero malissimo, quindi per chi vuole avere una vita sana sarebbero da evitare come la peste. C’era qualcuno che affermava, in passato, che basta ripetere una bugia per un numero sufficiente di volte, per farla diventare vera. Il fatto che questo qualcuno fosse un gerarca nazista mi inquieta non poco: http://aforismi.meglio.it/aforisma.htm?id=3395.
Peccato che sia sempre la solita storia trita e ritrita, con fonti non verificabili/disinformazione/distorsione di notizie reali.
Partiamo con ordine:
Dado: sostanzialmente si afferma che il glutammato fa male. Perché? Non è specificato, né tanto meno si fa riferimento ad alcun link scientifico (specie riguardo all’affermazione che causerebbe il cancro: quale tipo di cancro, visto che ne esistono almeno un centinaio di tipi diversi? Dove? Chi l’ha dimostrato?), semplicemente ogni tanto si rimanda alla pagina web di gente che “usa metodi alternativi”, che definirei un tantino di parte (economica). Invece, spulciando internet con il semplice google, si trova una bella pagina sul cibo, http://www.food-info.net/it/intol/msg.htm , curata da un’università olandese, la Wagen http://www.wageningenur.nl/en/Education-Programmes/Prospective-Master-Students/MSc-programmes/MSc-Food-Technology.htm (però scritta anche in italiano), che spiega gli effetti collaterali:

Un riassunto di vari esperimenti intesti a valutare gli effetti del glutammato monosodico sulla salute umana è stato pubblicato da Raif et al , 2000. Secondo gli Autori, i risultati dei numerosi ricercatori permettono di considerare il glutammato monosodico come un ingrediente alimentare generalmente sicuro. Vari studi, inclusi quelli epidemiologici, non potrebbero fornire nessuna prova secondo cui l’assunzione di glutammato monosodico comporta reazioni avverse all’intera popolazione. Alcuni esperimenti hanno mostrato che elevate dosi di glutammato monosodico assunte non con il cibo potrebbero favorire la comparsa di sintomi in persone che pensano che la loro reazione sarebbe stata positiva. Tuttavia questi sintomi sono rari, lievi e non persistenti; queste reazioni non si hanno quando il glutammato monosodico è assunto con il cibo.

Insomma, gli effetti collaterali si hanno assumendo praticamente glutammato monosodico PURO, e non nel cibo!
Chewing gum e caramelle varie: ah, i dolcificanti. Praticamente l’eterna lotta tra il bene e il male: c’è chi li decanta come soluzione ai problemi delle calorie di troppo, e chi li vede come il male dolcificato. Tuttavia, la dose fa il veleno, seriamente: ovvero, certo non vi direi di mangiare un chilo di caramelle al giorno, ma di sicuro una o due non vi faranno alcun danno. Dire che certe mentine sono fatte solo con additivi chimici, è un po’ un ossimoro: qualsiasi cosa è chimica. Sì, persino l’insalata “biologica a km zero”, essendo composta di fibre, vitamine, sali minerali e acqua, che sono tutti elementi chimici. Non esiste nulla che non sia “chimico”, e questo perché la chimica non fa altro che dare un nome preciso ad ogni sostanza naturale presente nell’universo, così come Linneo cominciò a classificare con i nomi latini tutte le specie animali e vegetali. Quindi le famose distinzioni tra “chimico” e “naturale”, mi dispiace per voi, sono solo belle favole, utili ad abbindolare il consumatore ignaro. A proposito degli additivi, sempre l’università di Wageningen spiega in breve, con varie domande e risposte, cosa sia la dose giornaliera ammissibile o DGA per gli additivi alimentari, e come è calcolata: http://www.food-info.net/it/qa/additives.htm
Inoltre, a proposito dell’aspartame, anche la Fondazione Veronesi si esprime molto chiaramente: https://www.fondazioneveronesi.it/i-blog-della-fondazione/il-blog-di-agnese-collino/la-riabilitazione-dellaspartame
Wurstel e mortadella: se credete davvero che nitriti e nitrati, nelle dosi utilizzate in questi alimenti, facciano venire il cancro, rileggetevi per cortesia il discorso sulla dose giornaliera ammissibile per gli additivi alimentari. Per quanto riguarda la carne, secondo queste persone quando mangiamo della carne dovremmo pretendere solo il filetto di primissima qualità, e scartare tutto il resto come schifezza immangiabile, solo perché non ha quell’aspetto bello e appetitoso del filetto; in realtà la carne con cui si producono questi ed altri insaccati è ottima carne, solo che in parte va separata dall’osso con procedimenti meccanici: quel che fate voi quando ad una grigliata vi rosicchiate per bene tutto ciò che resta attaccato all’osso viene fatto da delle macchine apposite. Insomma, a questo punto io chiamo in causa l’etica, la tradizione, e pure l’intelligenza:
– l’etica perché, se non facessimo così, si butterebbe via un sacco di cibo buono, un vero insulto a chi non ne ha; inoltre parti meno pregiate di carne garantiscono una fonte proteica a chi magari un filetto a settimana non se lo può permettere;
– la tradizione perché il salame del nonno, quello tanto buono, che automaticamente (ed erroneamente, a volte) si associa al biologico, con cosa pensate che sia fatto? Con i tagli di carne da fiorentina o la bistecca che prendete dal macellaio? No, ovviamente: è fatto con ciò che non si consuma direttamente cotto (si dice infatti “del maiale non si butta via niente”, e quando si dice niente, si intende proprio NIENTE, anche se alcune parti non sono ovviamente da mangiare, ma utili per altri scopi);
– l’intelligenza, perché se uno si ferma un attimo a ragionare, oltre a wurstel e mortadella, alla luce di ciò che vi ho spiegato sul salame del nonno, dovrebbe eliminare dalla sua dieta anche cose come il cotechino o lo zampone, che invece, guarda caso, non sono mai menzionati da questi elenchi incriminanti, chissà perché.
Sottilette e formaggini: formaggi invendibili nei formaggini e nelle sottilette? Beh, sì, se consideriamo gli strettissimi parametri di produzione dei formaggi DOC: difatti basta che l’occhiellatura (i buchi dovuti alla fermentazione) non sia proprio quella voluta, ed ecco che la forma di formaggio non riceve il marchio DOC, e deve essere perciò venduta sotto prezzo; però ciò non ne fa automaticamente un alimento immangiabile, o peggio, andato a male. D’altronde, anche il grana o il parmigiano venduti già grattugiati, sono le forme meno “belle”. Tutto ciò che viene detto nell’articolo è quindi volutamente terrorismo psicologico, basato sul fatto che il consumatore medio non conosce i parametri di tecnologia alimentare, nonché i parametri di igiene. Per non parlare dei “pericolosi” polifosfati: a parte che dovrebbero spiegare l’affermazione per risultare un minimo credibili (pericolosi in che modo?), ma vi assicuro che io, cercando sempre sul sito della Fondazione Veronesi, per esempio, non sono riuscita a trovare neppure una riga al riguardo. Eppure di articoli sull’alimentazione ne scrivono molti, gli esperti della Fondazione, e non solo riguardanti direttamente i tumori. https://www.fondazioneveronesi.it/search?q=polifosfati
Cosa dice La Wageningen University? Ecco il link: http://www.food-info.net/it/e/e452.htm .
Per quanto riguarda il citrato di sodio, o E331 (che è semplicemente la sigla internazionale, un po’ come una targa): ma davvero il succo di limone è così terribile? Non penso serva aggiungere altro, a parte che mi sembra il solito approfittarsi dell’ignoranza comune per quanto riguarda i nomi scientifici di prodotti NATURALI.
Cito di nuovo l’università olandese (Wagenigen University):
E331 (i) Citrato monosodico
E331 (ii) Citrato disodico
E331 (iii) Citrato trisodico
 
Origine:  Sali sodici dell’acido citrico, un composto presente in ogni organismo vivente poiché esso fa parte dei processi metabolici di tutte le cellule del corpo. Elevate concentrazioni sono presenti negli agrumi, kiwi, fragole e molti altri frutti. Commercialmente viene prodotto dalla fermentazione della melassa ad opera dei funghi del genere Aspergillus niger.
Effetti Collaterali: L’acido citrico è un normale componente delle cellule corporee che subisce viene degradato e usato dal corpo umano senza alcun effetto collaterale. Raramente sono state riportate delle reazioni pseudo-allergiche (intolleranza). Persone con tale intolleranza dovrebbero anche evitare di mangiare frutti di bosco, bacche o prodotti da essi ottenuti.
Restrizioni alimentari:  L’acido citrico ed i citrati possono essere normalmente consumati da tutti i gruppi religiosi, dai vegani e dai vegetariani. L’acido citrico non causa reazioni allergiche in persone già allergiche alle arance o agli agrumi poiché il prodotto in commercio è ottenuto da zucchero, non dalla frutta.
Caffè: troppo caffè fa male, e si sa. Però tra troppo e niente c’è una bella differenza! Anche perché, cari i miei “alternativi”, dovreste decidervi: c’è infatti chi sostiene (pericolosamente e con conseguenze gravissime o addirittura mortali per chi ci crede, visto che sono cure fasulle!) che si possa curare il cancro con clisteri di caffè. Poi qui invece mi si viene a scrivere che il caffè è la bevanda demoniaca per eccellenza. Insomma, il caffè fa bene o male? Ecco, qui bisognerebbe dire: dipende. Ad esempio, per chi ha problemi di colesterolo, la Fondazione Veronesi stila elenchi di alimenti da prediligere e di quelli da consumare con moderazione; ad esempio, per il caffè troviamo:

Caffè: il rapporto tra caffè e colesterolemia spesso dipende dal tipo di miscela e dalla modalità di preparazione. Meglio scegliere la qualità arabica, più pregiata e meno ricca in caffeina, e non superare le 3 tazzina al giorno. Non ci sono evidenze, se il caffè decaffeinato possa influire favorevolmente sui livelli di colesterolo.

Quindi l’unica risposta valida alle paure sul caffè è: bevetene con moderazione( a me non piace, perciò parlo di “voi” e non di “noi”). E per quanto riguarda la dipendenza, di nuovo come prima mancano evidenze scientifiche. Difatti essere dipendenti non significa dire “senza caffè non so stare/non mi sveglio” o “ sono in astinenza da caffè”, ma avere una vera e propria dipendenza, come quei fumatori che danno in escandescenze se non fumano una sigaretta. Moltissimi studi sono stati fatti in proposito, e comunque la sostanza considerata è sempre la caffeina, non il caffè in sé, dunque anche altri alimenti dovrebbero essere terribili, seguendo il ragionamento di chi ha scritto l’articolo (trovo strano che infatti non citino le bevande energetiche..). Se volete approfondire e ve la sentite di leggere in inglese (ahimè, in italiano non sono riuscita a trovarlo), eccovi il link di un libro che riassume vari studi sul caffè, compresi quelli sulla dipendenza: http://books.google.de/books?hl=de&lr=&id=r_XsYYsmF68C&oi=fnd&pg=PP1&dq=coffee+dependence&ots=2EFJcPrQMg&sig=aMQFlwIaYyE3tjkWc43_HQBoK_U#v=onepage&q=coffee%20dependence&f=false

Pane bianco: sinceramente, la Fondazione Veronesi a proposito della dieta per abbassare il colesterolo dice solo che “Le fibre costituiscono un aiuto importante. La fibra vegetale riduce l’assorbimento intestinale del colesterolo. Un motivo in più per riservare ai già ricordati legumi e verdure un posto d’onore nei menù, queste ultime possibilmente consumandole crude in insalata. Anche il pane sarà preferibilmente integrale, proprio per il suo maggior contenuto di fibra, così come la pasta e il riso. Sono consigliate anche avena, orzo e farro.”

Per quanto riguarda la storia della farina che diventa colla nell’intestino, e che così impedirebbe l’assorbimento dei nutrienti: non riesco a trovare nessun articolo scientifico che ne parli, e mi chiedo come si possa fare un’affermazione del genere(anche piuttosto grave) senza avere alle spalle degli studi scientifici. Però, se fosse vera, allora perché noi italiani, che mangiamo tanto pane e tanta pasta da generazioni, non siamo già tutti morti per malnutrizione? Perché il mancato assorbimento di nutrienti provoca proprio questo. Potrebbe essere un’idea, una dieta dimagrante a base di pane e pasta, che ne dite? Chissà perché invece se chiedete a un qualsiasi nutrizionista, vi dirà che, se volete buttare giù i chili di troppo, i carboidrati complessi come pane e pasta sono da assumere con moderazione.

Coca Cola:  talmente tanto è stato detto di male sulla Coca Cola, che mi sento stanca alla sola idea di dover nuovamente smentire le solite leggende. Certo non è una bevanda salutare come l’acqua naturale o il the preparato in casa, ma da qui a dire che causa l’osteoporosi e acidifica il sangue, nuovamente senza alcun riferimento scientifico, mi pare si esageri.

Pasta con il ragù: riguardo il discorso sulla colla, vedere quanto scritto sul pane.
Riguardo al ragù: non ho mai letto un’accozzaglia peggiore di affermazioni offensive. Offensive e sciocche, perché SE, e soltanto SE, un antibiotico debba essere utilizzato in un animale, viene utilizzato il minimo necessario, solo sull’animale che ne ha bisogno, perché per l’allevatore i farmaci sono una spesa inutile, fatto salvo i vaccini(che però non lasciano residui nelle carni), che servono appunto per proteggere l’animale dalle malattie (altro che esposti a malattie e allevati in condizioni pietose). Quindi è offensivo e sciocco pensare che l’allevatore ci guadagni, mentre invece ci perde! Inoltre ci sono controlli molto severi sui tempi di sospensione: ovvero, su quanto tempo ci vuole perché l’animale elimini completamente il farmaco. Se non si rispettano questi tempi (che possono essere anche molto lunghi), l’animale non può neppure essere portato al macello, oppure il latte va buttato via: altra gigantesca perdita di denaro per l’allevatore, che deve comunque nutrire l’animale ed occuparsene, ma ha pure bisogno di guadagnare qualcosa, se vuole dar da mangiare alla sua famiglia. Poi, sull’alimentazione degli animali: conosco un paio di colleghi laureati in agronomia e nutrizione animale che potrebbero seriamente offendersi, sentendo dire che gli animali di allevamento mangiano schifezze e scarti. Cercate di capirli: loro si fanno in quattro per studiare l’alimentazione migliore, quella che tiene l’animale più in salute (solo un animale sano cresce bene e da’ della carne di qualità!), fanno pubblicazioni su riviste specializzate di settore, lavorano con gli allevatori per studiare anche il sistema migliore per distribuire il cibo in modo che sia sempre salubre, senza contaminazione da parte di batteri e funghi, e qualcuno, senza alcuna prova, li accusa di dar da mangiare schifezze e scarti? Mah. Forse qualcuno potrà dirmi che il sistema non è perfetto, e ci sono delle falle: sì, certo, ma questo significa forse automaticamente dire che tutti sono malvagi (oltre che scarsi in matematica) e che fanno le peggio schifezze con quello che mangiamo? Perché credete che escano sui giornali gli scandali alimentari? Proprio perché i controlli funzionano, e se si sgarra più presto che tardi si verrà beccati.
L’affermazione finale sullo stomaco “in confusione” che non digerisce bene la pasta col ragù per l’errata proporzione tra proteine e carboidrati mi pare sia l’ennesimo esempio di leggenda metropolitana che lascia il tempo che trova: il nostro stomaco digerisce tramite acidi potentissimi che sciolgono praticamente tutto ciò che ingeriamo, riducendolo nei nutrienti di base, difatti se le cellule della parete dello stomaco non producessero uno speciale muco protettivo, verrebbero a loro volta digerite. Per l’appunto, proprio per questo motivo la perforazione dello stomaco è una lesione gravissima che può portare anche alla morte. A questo proposito, anche i vari elenchi di alimenti alcalini ovvero basici, si rivelano inutili, in quanto dopo il passaggio nello stomaco, le sostanze nutrienti di base che entrano nell’intestino sono “uguali”, ovvero una proteina sarà sempre una proteina, indipendentemente dalla sua origine.
Patatine al formaggio, alla pizza etc.: ora, io non vorrei sembrare la solita maestrina, ma sul retro delle confezioni delle cosiddette “patatine al formaggio”, che non si chiamano mai patatine, se leggete bene, sta scritto: preparazione a base di formaggio. Non patate, ma formaggio. Quindi perché dovrebbero esserci le patate?
Zucchero bianco: l’articolo citato è irreperibile (se ne trovano solo alcune citazioni sui soliti siti “alternativi”, ma mai nessuno che metta un bel link originale), e non è neppure mai stato pubblicato su una rivista scientifica, per cui non so neppure se sia mai stato scritto! Inoltre, dal 1957 ad oggi, le nostre conoscenze sull’argomento sono cambiate parecchio, e l’affermazione che il saccarosio, il normale zucchero, non serva al nostro organismo, farebbe rivoltare nella tomba il povero Prof. Krebs, che ha dato il nome al ciclo energetico cellulare, basato per l’appunto sugli elementi nutritivi di base (leggi : carboidrati, ovvero gli zuccheri; insieme a grassi e proteine), per verificare il quale basta andare su Wikipedia (ma vi avverto che è un po’ pesante da leggere): http://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo_di_Krebs
Per maggiori informazioni sullo zucchero bianco e sul suo fratello lo zucchero di canna, rimando al buon blog “Le scienze in cucina” di Dario Bressanini, che certamente ne sa ben più di me. http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/04/06/miti-culinari-5-le-virtu-dello-zucchero-di-canna/

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