Categorie: Notizia Vera

NOTIZIA VERA BRUNEI Pena di morte per i gay


Gira sui nostri schermi da maggio la preoccupante notizia secondo cui il primo aprile sarebbe entrata in vigore una riforma del codice penale del Brunei tale da consentire la pena di morte per omosessuali e lesbiche.
Tale notizia parla di legge già ratificata, e di condizione di immediato pericolo per la popolazione LGBT locale.
La particolare data di decorrenza della normativa farebbe pensare, anzi, sperare ad un tardivo pesce d’Aprile. Purtroppo non è così.
Ma, per fortuna, neppure è persa ogni speranza che la “moral suasion”, la dissuasione che il diritto internazionale crea con accordi diplomatici e sanzioni, non possa ancora salvare delle vite umane.
Ma andiamo con ordine e cominciamo, come tutte le brutte storie, dall’inizio.
L’inizio prevede una riforma in due fasi: come dettagliato dalla corrispondente Emma Margolin, la prima fase, principiata nella seconda metà di Aprile 2014, prevede un riallineamento delle pene e dei delitti previsti alla c.d. “Sharia”, introducendo sanzioni pecuniarie e pene detentive per reati “tradizionali” come l’inosservanza del Venerdì come giorno di preghiera, l’adulterio, la procreazione al di fuori del matrimonio ed altri “atteggiamenti indecenti”.
La fase due, quella che, purtroppo, desta ancor più preoccupazione della già grave “Fase uno” dovrebbe poter introdurre la pena di morte tra le pene possibili per alcuni reati specifici, tra cui purtroppo l’omosessualità.
Le Nazioni Unite sono già edotte degli sviluppi in corso (il sultano Bolkiah infatti aveva già annunciato dal 2013 la sua intenzione di rimettere mano al Codice Penale), profittando del tempo ancora disponibile per richiedere un ripensamento, con la seguente dichiarazione, reperibile qui:

Chiediamo con forza al Governo di ritardare l’entrata in vigore del Codice Penale ristrutturato e riesaminarlo alla luce della sua aderenza con gli standard internazionali sui diritti umani

Un piccolo barlume di speranza può essere dato dalla scelta del Brunei di mantenere una “moratoria di fatto” sulle esecuzioni dal 1957, rinforzato dal fatto che a seguito dell’annuncio iniziale del 2013 solo oggi Bolkiah ha annunciato la sua riforma, scindendola in due fasi (con ampio margine quindi per i ripensamenti).
L’atto in sé resta comunque un atto grave e degno dell’attenzione interazione una grave violazione che potrebbe attingere i due terzi della popolazione del piccolo sultanato, o addirittura l’intera popolazione, data l’allarmante nota del Brunei Times, rilanciata dalla BBC, per cui, sia pur essendo il nuovo codice una “Legge Coranica”, vi sarebbe l’intenzione di applicarla erga omnes.
Si ricorda ai lettori che, anche se la malaugurata “Fase 2” non dovesse entrare in vigore, resterebbero le previgenti norme, che condannano l’omosessualità con forti pene detentive.
Fortunatamente, il 2015 è ancora al di là da venire, e tutti auspichiamo che gli sforzi della comunità internazionale, nonché degli enti che si sono uniti all’opera di “dissuasione”, diano i loro frutti, unendoci alle dichiarazioni del portavoce ONU Colville, timoroso delle gravi conseguenze che una tale riforma potrebbe avere.

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