Nella giornata di martedì 22 novembre ci siamo tutti imbattuti in una serie di articoli, anche su agenzie e quotidiani italiani, in cui la morte di Bruce Lee è stata attribuita ad un consumo eccessivo di acqua.
Questa teoria è emersa a seguito di uno studio pubblicato sul Clinical Kidney Journal. Ricordiamo che nella versione nota fino ad oggi, il 20 luglio 1973 l’attore sarebbe morto a seguito dell’assunzione di una compressa di Equagesic, un farmaco composto da aspirina e meprobamato, che Lee aveva ingerito per alleviare un mal di testa.
L’analgesico, secondo l’esame autoptico, avrebbe provocato un edema cerebrale. Il cervello di Bruce Lee aveva raggiunto un volume più grande del 13% rispetto alla norma. Tale conclusione non convinse l’intera opinione pubblica, per questo si sono sempre rincorse diverse teorie alternative sulla morte di Bruce Lee, troppo giovane – secondo i passaparola – per morire a quasi 33 anni per l’effetto di un farmaco.
Come riporta anche l’Ansa, secondo uno studio pubblicato sul Clinical Kidney Journal Bruce Lee sarebbe morto “per una forma specifica di disfunzione renale, ossia l’incapacità di espellere abbastanza acqua”.
Nello specifico, lo studio parla di iponatriemia, una carenza di sodio nel sangue che può portare all’incapacità di smaltire l’acqua in eccesso nel corpo.
Lo studio è consultabile a questo indirizzo. Gli autori hanno raccolto tutte le informazioni pubbliche sulla morte di Bruce Lee, come si legge dalla premessa:
Proponiamo ora, sulla base di un’analisi delle informazioni pubblicamente disponibili, che la causa della morte sia stata l’edema cerebrale dovuto all’iponatriemia. In altre parole, proponiamo che l’incapacità del rene di espellere l’acqua in eccesso abbia ucciso Bruce Lee.
Invitiamo all’attenzione del “proponiamo” che nella premessa appena riportata compare ben due volte. Gli autori mettono in discussione la causa riconducibile all’assunzione di Equagesic, in quanto Bruce Lee avrebbe assunto quel farmaco anche in precedenza senza conseguenze. Soprattutto, la sera della morte l’attore aveva assunto l’analgesico dopo aver accusato i primi sintomi dell’edema cerebrale. Per questo motivo lo studio propone una ricostruzione sulle concause che hanno determinato la morte dell’attore. Sostanzialmente, gli autori sostengono che a causare l’edema cerebrale sia stata proprio l’iponatriemia, a sua volta causata da diversi fattori
In primo luogo, due mesi prima Bruce Lee aveva avuto un primo edema cerebrale durante le riprese de I 3 dell’Operazione Drago, e fu salvato con una somministrazione di mannitolo. La vicenda è raccontata a pagina 189 di questa biografia. La moglie Linda Emery, rammenta lo studio, ha più volte sostenuto che Bruce Lee conducesse una dieta con costante apporto di liquidi, dall’acqua al succo di frutta, e che nel giorno della morte aveva bevuto una certa quantità d’acqua in eccesso.
In terzo luogo (dopo il primo edema e l’assunzione d’acqua), lo studio ricorda che nel 2021 sul Times sono state pubblicate le lettere del carteggio tra Bruce Lee al collega Robert Baker in cui si fa menzione al consumo di hashish e marijuana da parte dell’attore. Il consumo di droghe, anche leggere, provoca una certa sete.
Infine, lo studio sostiene che il primo episodio di edema cerebrale si sarebbe verificato proprio a seguito di una disfunzione renale a seguito dell’assunzione di diuretici che gli avrebbero causato una diminuzione dei livelli di sodio nelle urine, da qui l’iponatriemia.
La vita condotta interamente in una routine fatta di esercizi fisici, (presunti) consumi di droghe, una dieta composta principalmente da liquidi e l’assunzione di diuretici, quindi, avrebbero provocato una disfunzione renale in Bruce Lee con una prima avvisaglia il 10 maggio 1973, quando un edema cerebrale lo colpì mentre era impegnato nelle fasi di doppiaggio.
Con questo articolo Bufale.net non intende smentire lo studio pubblicato sul Clinical Kidney Journal, bensì invita a una lettura critica e oggettiva del testo. Gli stessi autori, difatti, “propongono” il loro studio come nuova ipotesi sulla morte di Bruce Lee che – è il caso di dirlo – ha ancora dei punti oscuri.
In conclusione, infatti, gli autori dello studio scrivono:
Ipotizziamo che Bruce Lee sia morto per una specifica forma di disfunzione renale: l’incapacità di espellere abbastanza acqua per mantenere l’omeostasi dell’acqua, che è principalmente una funzione tubulare. Ciò può portare a iponatriemia, edema cerebrale e morte entro poche ore se l’eccessiva assunzione di acqua non è accompagnata dall’escrezione di acqua nelle urine, che è in linea con la sequenza temporale della morte di Lee. Dato che l’iponatremia è frequente, come si riscontra fino al 40% delle persone ricoverate e può causare la morte per eccessiva ingestione di acqua anche in persone giovani e sane, è necessaria una più ampia diffusione del concetto che l’eccessiva assunzione di acqua può uccidere. Il fatto che siamo il 60% l’acqua non ci protegge dalle conseguenze potenzialmente letali dell’acqua potabile a una velocità superiore a quella che i nostri reni possono espellere l’acqua in eccesso. Ironia della sorte, Lee ha reso famosa la citazione “Be water my friend”, ma sembra che l’acqua in eccesso alla fine lo abbia ucciso.
Il nuovo studio sulla morte di Bruce Lee, quindi, è una nuova ipotesi (parola usata dagli stessi autori) secondo la quale il decesso potrebbe essere stato causato da una disfunzione renale. La parola “ipotesi”, del resto, compare nel titolo.
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