Bollicine a rischio per acqua e bevande, questo uno degli allarmi legati alla guerra in Ucraina. È una catena di eventi prevedibile: se aumentano i costi di energia, aumentano i costi per estrarre, trasportare o produrre anidride carbonica.
Se aumentano i costi per le bollicine, la filiera si interrompe. Aggiungiamo la c.d. “Sugar Tax” prevista già sotto governo uscente e che gli esercenti chiedono di rimuovere o quantomeno sospendere o rinviare dato un aggravio dei costi pari al 28% del costo sul consumatore finale, e la situazione diventa quantomeno esplosiva. Con o senza bottiglie da scuotere.
Secondo quanto riportato da Sole 24 Ore
«Le aziende sono in un momento di estrema difficoltà – ha detto il presidente di Assobibe, Giangiacomo Pierini – ai rincari dei costi dell’energia del 550% ora si aggiungono anche i problemi di reperimento dell’anidride carbonica, mentre da gennaio sarà operativa anche la Sugar Tax, che porterà a un incremento medio della fiscalità del 28%. Chiediamo al governo di agire almeno su questo, perché la tassa deve essere eliminata».
Con Sant’Anna che ha dovuto fermare il 30% della sua produzione, legata proprio all’acqua frizzante, per impossibilità di reperire anidride carbonica dagli usuali fornitori.
Come riportato dal citato Nord-Est economia, chi fa da sé fa per tre.
La Coca-Cola, che a Nogara (Verona) ha la più grande fabbrica in Europa, punta sull’autoproduzione. «Nello stabilimento veronese ci auto-produciamo l’anidride carbonica di cui abbiamo bisogno – spiega Giangiacomo Pierini, Corporate Affairs & Sustainability Director di Coca-Cola HBC Italia -. Questo ci consente di vivere la difficoltà senza problemi. Negli altri stabilimenti del gruppo in Italia, invece, abbiamo bisogno di acquistare la materia prima». Per Coca Cola l’approvvigionamento avviene da fornitori diversi. «Abbiamo delle scorte, siamo dunque in grado di operare nonostante la difficile e costosa reperibilità sul mercato»,
Al momento quindi la Coca Cola probabilmente non subirà contraccolpi tale da farla sparire dai mercati, tra autoproduzione a Nogara e scorte negli altri stabilimenti.
Il problema però è solo rimandato, quantomeno in parte.
Diventa a questo punto essenziale che i piani dell’Unione Europea per limitare la dipendenza energetica dalla Russia vadano a frutto come si sperava agli inizi del mese.
Potrebbero infatti aumentare i prezzi di plastica, anche riciclata, alluminio e bancali per imbottigliamento e trasferimenti. Cosa che andrebbe sommata alla citata “Sugar Tax”.
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